“Tanti iraniani non si fidano del regime e vogliono che in questa situazione intervenga l’Organizzazione mondiale della Sanità“. Masih Alinejad è una giornalista iraniana in esilio negli Stati Uniti dal 2009. Autrice di “The Wind in My Hair: My Fight for Freedom in Modern Iran” e in prima linea nella battaglia contro il velo e per i diritti delle donne, in queste settimane di crisi sanitaria ha documentato su Twitter quello che sui media ufficiali di Teheran viene censurato. L’epidemia è esplosa a Qom, città santa degli sciiti, dove il governo per settimane non ha fermato i pellegrinaggi, facendola così diventare il focolaio di contagio del Paese. Sul profilo di Masih ci sono immagini di medici disperati e senza protezioni, di cittadini che dal basso decidono di fabbricare mascherine per il personale sanitario. Storie di sacrificio e paradossi in un Paese dove il coronavirus ha fatto più di 2700 morti, con oltre 41mila casi. Numeri ufficiali che però per Masih sono soltanto la punta dell’iceberg. Il governo è rimasto a lungo indifferente sull’esplosione della pandemia, nonostante anche esponenti politici, religiosi e militari siano stati contagiati o addirittura uccisi da Covid-19.

In Iran la situazione è drammatica. Le autorità hanno introdotto la quarantena solo dal 26 marzo, quando l’epidemia aveva già ucciso migliaia di persone. C’è consapevolezza della gravità del momento?
Sono stati i cittadini a spingere il governo a prendere provvedimenti, mentre politici ed esponenti religiosi non volevano imporre il distanziamento sociale. Già quando i contagi avevano raggiunto livelli altissimi, il presidente Rohani aveva ridicolizzato il consiglio dei medici di mettere in quarantena la città di Qom dicendo che misure di questo tipo appartengono al Medioevo.

Chi ti contatta dall’Iran per segnalare quello che sta succedendo?
Chi non ha voce sui media ufficiali e cerca di farsi sentire attraverso altri canali per sfuggire alla censura. Ogni giorno ricevo video di persone che stanno facendo i conti con l’epidemia. In tanti mi parlano delle iniziative dei cittadini per salvare vite, visto che il governo è stato molto negligente. C’è chi da volontario disinfetta le strade, chi assiste i ragazzi in difficoltà e chi fabbrica mascherine in casa per medici e infermieri.

Cosa sta facendo il governo per proteggere i cittadini?
I politici sono stati restii nel riconoscere la minaccia del coronavirus. Infatti, pur sapendo che l’epidemia era arrivata in Iran a febbraio, hanno costretto i medici al silenzio e preferito procedere regolarmente con la celebrazione dell’anniversario della Rivoluzione e le elezioni parlamentari. Eventi che hanno coinvolto milioni di persone. Qui sotto la testimonianza del direttore di un ospedale: spiega che era a conoscenza dell’epidemia, ma il governo voleva che la gente andasse a votare. E c’è anche l’infermiere che in un turno di lavoro ha visto morire 8 persone all’ospedale di Qom e la tv di stato che, a metà febbraio, accusa i social media di esagerare con l’allarme coronavirus.

Pensi che i numeri di morti e contagi siano solo la punta dell’iceberg?
Certo, sono profondamente convinta che il regime stia nascondendo la verità e obbligando infermieri e medici ad attribuire la morte dei pazienti ad altre cause. Non vogliono che il mondo sappia come hanno gestito l’emergenza, cosa che preoccupa la popolazione.

Su twitter hai postato video di persone che a Qom leccavano i reliquiari per dimostrare che il virus non poteva contagiare i fedeli. Perché lo facevano?
Questi sono i segmenti conservatori del regime, ma penso che il governo sia responsabile. C’è stata molta pressione perché venissero chiusi questi luoghi di pellegrinaggio perché è proprio da uno di questi che è partito tutto. Anche se l’origine del focolaio era chiara, le autorità hanno aspettato a chiudere. L’hanno fatto soltanto il 17 marzo, quando quei video sono diventati virali. Pellegrinaggi e regole religiose sono i motivi per cui la situazione è completamente sfuggita di mano. Questa emergenza dimostra chiaramente quanto i privilegi dell’elite religiosa valgano più della salute pubblica.

Qual è la situazione negli ospedali? Ci sono abbastanza medici per fare fronte all’emergenza?
Questo video spiega bene quali siano le condizioni di chi lavora delle strutture pubbliche. Mancano mascherine, guanti e dispositivi di protezione. Ed è straziante sapere che vengono venduti al mercato nero e tenuti in magazzini segreti per essere venduti a prezzi esorbitanti.

Vengono fatti i tamponi?
Non abbastanza. È chiaro che in Iran vengano nascosti i veri numeri del contagio. E si sa che i funzionari del regime hanno una corsia preferenziale per i test. Per questo c’è stato anche un boom di casi positivi tra loro, ma i cittadini non ricevono lo stesso trattamento.

L’Iran sta rifiutando aiuti internazionali?
Certo. A quelli degli Stati Uniti ha detto no più volte, come ha ripetuto anche la guida suprema Khamenei. In più l’Iran non vuole che Medici senza frontiere entri nel Paese. Nel frattempo, nonostante le vite delle persone siano in pericolo, il governo continua a dire che le sanzioni sono la ragione principale per cui gli iraniani stanno morendo di coronavirus, quando la responsabilità che si può attribuire a queste misure è minima. L’inazione del regime è la vera causa del disastro.

L’Iran ha anche rispolverato la teoria del complotto dicendo che il virus è stato creato dagli americani.
È solo un altro modo per dare la colpa ai nemici. Anche il Partito comunista cinese ha fatto la stessa cosa. Questo è il modus operandi delle dittature: nascondere i problemi e attribuirli a qualcun altro per salvarsi la faccia.

C’è qualcuno che ha protestato per la gestione dell’emergenza?
Sì, ma solo online e sui social media. Sulla tv di Stato Amir Hossein Rostami, un attore iraniano, ha cercato di criticare il governo per avere mentito e nascosto la verità. Risultato: il programma è stato tagliato e non potrà più recitare nei film.

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برنامه زنده #فرمول_یک را به خاطر این حرف‌های #امیرحسین_رستمی قطع کردند، بیرونش انداختند و بعد برنامه را ادامه دادند. امیرحسین رستمی در شبکه یک: «چرا دروغ گفتید و بیماری رو انکار کردید؟ چرا قم رو قرنطینه نکردید؟ چرا پروازهای ماهان رو کنسل نکردید؟ توصیه می‌کنید خونه بمونید اما ادارات دولتی باز هستند!» تنها چند ثانیه بعد، پخش زنده ناگهان قطع شد و او را از استودیو بیرون کردند. . "علی ضیا: به دلیل اینکه صحبت های امیر حسینی رستمی مغایر با فضای ما بود ازش خواستیم در زمان دیگری مهمان ما باشد"

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Adesso è scattata la quarantena.
Sì, ma solo il 23 marzo il regime ha voluto che si celebrasse il funerale di un comandante delle Guardie della rivoluzione a cui hanno partecipato migliaia di persone.