Mentre l’Europa è alle prese con la pandemia di coronavirus, in Ungheria Viktor Orban ne approfitta per prendersi i pieni poteri. La maggioranza del Parlamento ungherese ha infatti votato una legge che affida al primo ministro la facoltà di governare sulla base di decreti, chiudere lo stesso Parlamento, cambiare o sospendere leggi esistenti e bloccare nuove elezioni. Da ora in poi spetterà a Orban decidere quando finirà lo stato di emergenza e il primo ministro avrà quindi pieni poteri senza limiti di tempo. Il testo introduce anche pene fino a otto anni di carcere per chi non rispetta il confinamento e di cinque anni per chi diffonde false notizie sull’epidemia. 138 i deputati che si sono espressi a favore (esponenti di Fidesz e dell’estrema destra), 53 i contrari. Per l’opposizione ungherese, con il leader dei socialisti Bertalan Toth in prima fila, “inizia così la dittatura senza maschera del primo ministro”. Mentre perfino per il presidente del partito nazionalista Jobbik siamo di fronte a “un colpo di Stato”. In Ungheria sono circa 500 i contagiati da coronavirus e 15 le vittime registrate dall’inizio della pandemia, anche se c’è chi ipotizza che i dati reali siano anche quindici volte superiori a quelli ufficiali.

Contro il primo ministro ungherese si è schierato il gruppo S&D al Parlamento europeo, ma anche il fronte italiano dei partiti di maggioranza: dal Partito democratico ai 5 stelle fino a Italia viva. In difesa di Orban naturalmente i vecchi amici Matteo Salvini e Giorgia Meloni che però hanno usato le stesse argomentazioni (in suo favore) che in Italia usano contro Giuseppe Conte: dimenticando il potere di Orban di bloccare il Parlamento a suo piacimento e la durata illimitata dello stato d’emergenza, hanno insinuato che in Ungheria si governi con i decreti come nel nostro Paese. Un parallelo, quello tra Italia e Ungheria, che non ha alcuna base, come ha osservato il presidente della Camera Roberto Fico: “Il paragone è fuori luogo”, ha dichiarato. “Sarebbe impossibile un trasferimento dei pieni poteri in Italia al capo del governo. Siamo una Repubblica parlamentare, e la Costituzione è ben salda”.

Nessuna replica ufficiale è arrivata da Bruxelles. Anche se in serata hanno fatto sapere che la situazione è costantemente monitorata: “La Commissione sta valutando le misure di emergenza adottate dagli Stati membri in relazione ai diritti fondamentali”, ha detto il commissario alla Giustizia Didier Reynders. “In particolare per il caso della legge votata oggi in Ungheria sullo stato di emergenza e le nuove sanzioni penali per la diffusione di informazioni false”.

Da S&D a Pd-M5s fino ad Amnesty international: “L’Unione europea intervenga”
La mossa di Orban è destinata a sollevare numerose polemiche. “Sta smantellando la democrazia davanti ai nostri occhi”, ha scritto in un Tweet il gruppo dei Socialisti e democratici (S&D) al Parlamento europeo. “Come custode dei valori dell’Ue, la Commissione europea deve rispondere”.

Sul fronte italiano il governo è compatto nel chiedere l’intervento dell’Unione europea. La deriva ungherese è “inaccettabile” secondo i dem. “A Orban diciamo che bisogna combattere il coronavirus, non la democrazia”, ha detto il segretario dem Nicola Zingaretti su Twitter. “Ecco la differenza tra noi e i nazional-populisti. Loro appena possono hanno questo vizio: ridurre le libertà delle persone”. Mentre poco prima il suo vice Andrea Orlando aveva twittato: “Il virus ha fatto ammalare anche la democrazia nel nostro continente. E’ inaccettabile. L’Europa deve far tornare indietro Orban. Un regime autoritario non può far parte dell’Unione“.

Per il M5s ha parlato, da solo, il presidente della commissione Politiche Ue a Montecitorio Sergio Battelli: “E mentre l’Europa tentenna, l’Ungheria viaggia verso la dittatura con la scusa del coronavirus. L’Ue sanzioni pesantemente chi abolisce la democrazia e salvi se stessa: i diritti fondamentali non possono venir meno”. Critico con l’Ungheria, anche il leader di Italia viva Matteo Renzi che si è associato ai colleghi della maggioranza: “Sogno da anni gli Stati Uniti d’Europa. Ma proprio per questo ho il diritto, e il dovere, di dire che dopo quello che ha fatto Orban oggi l’Unione Europea deve battere un colpo e fargli cambiare idea. O, più semplicemente, cacciare l’Ungheria dall’Unione”.

Ma a lanciare l’allarme non sono solo i politici. Per Amnesty International la legge approvata oggi dal Parlamento ungherese decreta “uno stato d’emergenza indefinito, e incontrollato” ma soprattutto dà al premier Orban “carta bianca” per limitare ulteriormente i diritti umani”. In questi anni Orban, ha osservato David Vig di Amnesty Ungheria, ha già compiuto diversi passi indietro sul fronte del rispetto dei diritti fondamentali, alimentando ostilità verso gli emarginati e le voci critiche nei confronti del regime. Con i nuovo poteri conferiti al premier questo processo subirà probabilmente un’accelerazione”.

Salvini e Meloni difendono Orban: “E’ come Conte”. Ma Conte lo contestano
In difesa di Orban in Italia si sono schierati Matteo Salvini e Giorgia Meloni, da sempre molto vicini al primo ministro ungherese. “Saluto con rispetto la libera scelta del parlamento ungherese, eletto democraticamente dai cittadini”, ha scritto su Twitter il leghista. “Buon lavoro all’amico Victor Orban e buona fortuna a tutto il popolo di Ungheria in questi momenti difficili per tutti”. Ma Salvini nella tesi che in Ungheria venga rispettata la democrazia non è solo. La stessa Giorgia Meloni, leader Fdi, che di fronte ai decreti del Presidente del consiglio in Italia o ai discorsi alla nazione ha parlato di rischio di “deriva autoritaria”, oggi ha difeso l’intervento di Orban: “Mi corre l’obbligo di segnalare”, ha detto, “che in Italia quasi tutti i poteri sono stati dati al governo con un decreto legge che il governo ha deciso di interpretare in modo molto estensivo”. E, ha aggiunto, “il tutto, nella maggior parte dei casi, è stato comunicato con diretta Facebook direttamente dalla pagina personale di Giuseppe Conte“.

Se si guardano però i provvedimenti, si scopre che la situazione nei due Paesi è molto diversa. In Italia non solo i decreti passano dal Parlamento, che, a differenza di quanto previsto in Ungheria, non può essere bloccato da Giuseppe Conte. E soprattutto lo stato d’emergenza ha una durata prestabilita ed è stato votato dal Parlamento. Inoltre gli stessi Salvini e Meloni che ora giustificano l’uso di decreti in un contesto di scarsa democrazia e assenza di pluralismo come l’Ungheria, da settimane polemizzano in Italia per la loro presunta scarsa possibilità di partecipare alla vita politica. In Italia tutti i Dpcm sono stati consegnati alle Camere con la possibilità di essere emendati.

L’intervento del presidente della Camera Roberto Fico: “Fuori luogo i paragoni con l’Italia”
Di fronte alla accuse contraddittorie di Salvini e Meloni che arrivano fino a paragonare Orban a Conte, è intervenuto il presidente della Camera Roberto Fico che si è speso per marcare le differenze. “Quello di Orban e del Parlamento ungherese”, ha dichiarato a Zapping su Radio Rai 1, “è un comportamento non consono con le democrazie europee, e sarebbe impossibile un trasferimento dei pieni poteri in Italia al capo del governo. Siamo una Repubblica parlamentare, e la Costituzione è ben salda anche perché è dentro di noi”. Quindi “i paragoni con l’Italia sono fuori luogo. I primi Dpcm a cui è ricorso il governo sono stati autorizzati dal Parlamento su temi e tempi ben precisi. E infatti i successivi Dpcm sono stati inseriti nell’ultimo decreto legge, al primo articolo, e quindi sono in mano al Parlamento che, se vuole, può cambiarli o cancellarli. Il Parlamento può farlo perché ha un ruolo fondamentale”.

La situazione in Ungheria – L’opposizione, durante la discussione del testo, ha cercato di far inserire nel testo una limitazione temporale di 90 giorni allo stato d’emergenza, garantendo in cambio il suo appoggio, ma Orban ha rifiutato. Sulla situazione reale dell’epidemia nel Paese, rimangono molti dubbi. I servizi sanitari effettuano pochissimi tamponi: dall’inizio dell’epidemia ne sono stati realizzati poco più di 13 mila. Negli ospedali mancano tute, guanti e mascherine protettive, e ci sono soltanto 2560 apparecchi di respirazione, in tutto il paese.

Intanto oggi il finanziere e filantropo George Soros, da sempre ritenuto avversario di Orban costretto a trasferire a Vienna l’università che aveva aperto a Budapest, ha annunciato un versamento di un milione di dollari per la lotta al Covid-19 nella natia Ungheria, attraverso la sua fondazione Open Society. “Sono nato a Budapest, nel pieno della grande depressione, appena un decennio dopo che l’influenza spagnola aveva provocato migliaia di morti in città”, ha detto in una dichiarazione rilanciata dalla Bbc. “Ricordo cosa vuol dire vivere in condizioni estreme”.

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