Insieme ad altre due colleghe ha isolato e sequenziato il coronavirus in Italia, all’Istituto Spallanzani. Ma all’interno del team soltanto lei era precaria. Ora però l’assunzione a tempo indeterminato di Francesca Colavita all’interno della clinica romana è “imminente” e restano soltanto da attendere i tempi tecnici.

Per la ricercatrice trentenne, originaria di Campobasso, si apre così definitivamente la strada della ricerca. L’Istituto Spallanzani ha infatti ottenuto dall’Azienda sanitaria regionale del Molise il nulla osta, richiesto l’8 novembre 2019, necessario per poter assumere la ricercatrice, attingendo alla graduatoria dei vincitori e idonei al concorso pubblico per titoli ed esami per la copertura di un posto di dirigente Biologo della disciplina di Microbiologia e Virologia, che vede la giovane collocata al 17/o posto. Proprio la sua vicenda ha riaperto il dibattito sulla condizione di precarietà che accomuna tanti ricercatori italiani. Sul tema è anche intervenuto il ministro per la Ricerca e l’Università, Gaetano Manfredi, il quale ha assicurato come combattere la precarietà dei ricercatori sarà “la sua priorità”.

Colavita – che ha isolato il nuovo coronavirus con le colleghe Maria Capobianchi e Concetta Castilletti – ha una vasta esperienza anche nello studio del virus Ebola. Allo Spallanzani ha un contratto di collaborazione e lavora presso il laboratorio di Virologia e Biosicurezza. Ha partecipato a progetti di sicurezza e cooperazione allo sviluppo in Sierra Leone nel laboratorio installato presso il ‘Princess Christian Maternity Hospital’ di Freetown. Una grande esperienza, dunque, maturata contestualmente sul campo. Tanto che lo Spallanzani ha ottenuto di poter procedere alla sua assunzione “in considerazione della vocazione per la ricerca piuttosto che per l’assistenza, nonché per la lodevole attività professionale che ha assicurato nell’ambito dell’emergenza sanitaria attuale di rilevanza nazionale e internazionale”.

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