L’accusa di aver calunniato Gianni De Gennaro si è prescritta. Per questo motivo la difesa di Massimo Ciancimino ha chiesto “non doversi procedere per avvenuta prescrizione” subentrata “già prima della sentenza di primo grado” per il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo. La richiesta è stata avanzata durante il processo di secondo grado sulla Trattativa tra Stato e mafia che si sta celebrando davanti alla corte d’assise d’appello di Palermo. Gli avvocati Claudia La Barbera e Roberto D’Agostino lo avevano già annunciato alla fine della scorsa udienza. E oggi hanno esplicitato la loro richiesta al Presidente della Corte d’assise d’Appello Angelo Pellino, sottolineando che la prescrizione sarebbe già subentrata “prima della sentenza di primo grado”.

Ciancimino, che per motivi di salute non ha mai partecipato alle udienze, in primo grado, nell’aprile 2018, era accusato anche di concorso esterno in associazione mafiosa, imputazione da cui fu assolto. Fu invece condannato a otto anni per calunnia nei confronti dell’ex capo della polizia Gianni de Gennaro. Condanna che ora sarebbe prescritta, secondo i legali. Gli altri imputati furono condannati a pene molto severe, tra cui l’ex senatore Marcello Dell’Utri e gli ex carabinieri del Ros Mario Mori e Antonio Subranni, ai quali furono inflitti dodici anni per violenza o minaccia a un corpo politico dello Stato. Stessa pena per il boss Antonino Cinà. A 8 anni fu condannato l’ex capitano del Ros Giuseppe De Donno e a 28 anni per il capomafia Leoluca Bagarella. La Procura generale, rappresentata da Sergio La Barbiera e Giuseppe Fici si pronuncerà sulla richiesta di prescrizione alla prossima udienza. “Le astensioni non si usano strumentalmente per interrompere i termini di prescrizione di un reato, né da parte degli avvocati – che d’altronde non potrebbero utilizzarlo come strumento dilatorio vista la sospensione dei termini di prescrizione a cui sottostiamo giustamente – ma nemmeno da parte dei giudici che devono sospendere i termini di prescrizione quando vi è un’udienza che si celebra nel giorno in cui è stata proclamata l’astensione e vi è una dichiarazione degli avvocati che aderiscono alla stessa”, ha detto l’avvocato La Barbera.

Sempre durante l’udienza di ogg, òa difesa del generale Mori ha chiesto alla Corte d’assise d’appello di Palermo l’acquisizione dell’intervista rilasciata lo scorso gennaio dall’ex pm di Mani pulite Antonio Di Pietro all’Espresso. “Chiediamo di produrre l’intervista a Di Pietro”, ha spiegato l’avvocato Basilio Milio nel corso dell’udienza “sulle circostanze su cui ha deposto di fronte a questa corte”. Nel corso dell’intervista l’ex ministro ed ex magistrato aveva detto che “Borsellino non è stato ucciso per aver cominciato il maxiprocesso del suo amico e collega Falcone”, “ma perché insieme a Falcone doveva far nascere Mafia pulita“. Per l’ex leader di Italia dei Valori, Mani pulite fu la conseguenza di Mafia pulita: l’obiettivo era Andreotti e il giro mafioso che secondo Di Pietro vi stava attorno. L’ex pm voleva arrivare al collegamento dove Falcone e Borsellino già erano giunti a Palermo: “Raul Gardini non si suicida così, per disperazione, il 23 luglio 1993: si suicida perché sa che quella mattina, venendo da me, doveva fare il nome di Salvo Lima, che aveva ricevuto una parte della tangente Enimont da 150 miliardi di lire”.

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