A un anno di distanza dalla pensione di Armando Spataro, Torino ha un nuovo procuratore e per la prima volta si tratta di una donna. Il Consiglio superiore della magistratura ha nominato Anna Maria Loreto, per 16 anni procuratore aggiunto a Torino e oggi uno dei pm titolari dell’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta, che ha portato alle dimissioni del presidente della Regione.

Alla prima nomina importante, dopo lo scandalo della scorsa estate, il plenum del Csm si è però diviso. Loreto è passata con 12 voti, 7 invece i voti ottenuti dal suo diretto concorrente, il procuratore di Siena Salvatore Vitello. Quattro gli astenuti. A favore di Loreto hanno votato i togati di Area, Autonomia e Indipendenza, e l’indipendente Nino Di Matteo e i laici Alberto Benedetti (M5S) e Michele Cerabona (Forza Italia). Per Vitello – che invece in Commissione aveva ottenuto la maggioranza – hanno votato invece i togati di Magistratura Indipendente e di Unicost. Si sono astenuti il primo presidente Giovanni Mammone e il Pg della Cassazione Giovanni Salvi e i laici Stefano Cavanna (Lega)e Filippo Donati (M5s). Anna Maria Loreto non solo è la prima donna a guidare la procura di Torino, ma è in assoluto la prima donna a diventare procuratore di un ufficio di grandi dimensioni. In passato altre donne erano arrivate al vertice di uffici requirenti, ma si trattava di piccole o medie realtà. La nomina di Anna Maria Loreto è “un bel segnale e un premio al suo merito” dice Piercamillo Davigo, che è stato il relatore della proposta di nomina. Si tratta “di un magistrato di straordinaria competenza in materia antimafia, con un’esperienza di lungo corso sul territorio”.

La nomina di Annamaria Loreto a procuratore di Torino è “un bel segnale della doverosa attenzione del Csm per il contrasto giudiziario alle mafie” sottolineano i consiglieri togati Sebastiano Ardita e Nino di Matteo che invitano anche a non minimizzare il fenomeno mafioso al Nord, rilevando come la città di Torino sia stata già negli anni 80 la capitale della mafia importata dai catanesi. “Si tratta dell’unica città del Nord in cui la mafia ha ucciso un procuratore” sottolinea Sebastiano Ardita riferendosi a Bruno Caccia, ricordando che proprio “dai magistrati di Torino già il 1 dicembre 1984 era partito il blitz che portò all’arresto di centinaia di mafiosi e di tre magistrati, del direttore del carcere e del comandante dei carabinieri del capoluogo etneo. La nomina di un magistrato che si è occupato per più di 12 anni di indagini e processi di criminalità organizzata è molto importante – osserva Di Matteo – perché rappresenta una vera e propria memoria storica dei fenomeni mafiosi sul territorio di Torino che da anni rientra nel progetto di espansione di Cosa Nostra e dell’Ndrangheta”. Di Matteo non ha dubbi: Loreto “sarà un punto di riferimento importante per tutti i colleghi e le forze di polizia impegnati sul campo. L’efficacia delle azioni di contrasto delle mafie, infatti, passa necessariamente dalla valorizzazione di quei colleghi che, come la dottoressa Loreto, hanno concentrato gran parte del loro impegno professionale sulle indagini e i dibattimenti di mafia”.

Il Csm si è diviso anche sulla nomina del nuovo procuratore di Brescia. Alla fine è passato a maggioranza Francesco Prete, attualmente procuratore a Velletri e con una lunga esperienza alla procura di Milano. Prete ha ottenuto 12 voti. Il suo diretto concorrente, l’ex procuratore di Sondrio e ex consigliere del Csm Fabio Napoleone, si è fermato a sette. E ci sono state anche sei astensioni. Alla procura di Milano Prete ha fatto parte del pool sui reati contro la pubblica amministrazione e della Dda: sue le indagini sugli amministratori della cassa di risparmio di Asti e quelle sul gravissimo incidente all’interno di una camera iperbarica dell’istituto ortopedico Galeazzi a carico di Antonino Ligresti per incendio e omicidio colposo plurimo. È stato anche sostituto procuratore a Brindisi, dove si è occupato di indagini su pericolosi esponenti della Sacra Corona Unita. E poi procuratore di Vasto, dove ha diretto indagini sulla criminalità organizzata e su reati edilizi, culminate con il sequestro di interi villaggi turistici. A favore di Prete hanno votato i togati di magistratura Indipendente e Unicost e tutti i laici, ad eccezione di Fulvio Gigliotti (M5S), che ha invece sostenuto Napoleone, insieme ai togati di Area e all’indipendente” Nino Di Matteo. Tra i sei astenuti ci sono invece il primo presidente Giovanni Mammone e il Pg della Cassazione Giovanni Salvi e tutto il gruppo di Autonomia e Indipendenza.

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