Dall’inchiesta sulla Croce Rossa che segnò l’esordio nel 1994, alla campagna del 2013 contro la riduzione del 5 per mille, dall’edizione numero uno (nel 2015) dell’Italy Giving Report, fino all’inchiesta ‘Io apro la mia porta’ che, lo scorso anno, nel pieno del governo Conte-Salvini-Di Maio, ha aperto uno squarcio su una realtà nascosta, ossia il crescente fenomeno dell’accoglienza dei migranti da parte delle famiglie italiane. E poi le polemiche sui ‘taxi di mare’ e le ong, ma anche il caso dei bambini di Bibbiano. Questa è l’Italia raccontata in un quarto di secolo dal magazine del no-profit Vita, fondato come settimanale da Riccardo Bonacina e oggi, che è mensile ma anche una edizione online quotidiana e una comunità di 65 associazioni nazionali, diretto da Stefano Arduini. Un’avventura editoriale che guarda al futuro. ‘The next 25’ è il titolo, infatti, dell’evento organizzato alla Triennale di Milano, con il sostengo di Intesa Sanpaolo e in partnership con il Gruppo Unipol, per festeggiare questo traguardo e cercare di rispondere a una domanda. Serve ancora il Terzo settore?

IL TERZO SETTORE OGGI – Proprio in apertura Bonacina ha ricordato la recente e significativa nomina di Padova a capitale europea del volontariato 2020. Tre i filoni di confronto. Si è discusso di una finanza che vada verso una direzione più equa, di uno sviluppo urbano sempre più sostenibile per le nostre città e, infine, la parola è passata alle grandi organizzazioni non profit che come Vita quest’anno compiono 25 anni (Banca Etica, Emergency, Forum del Terzo Settore, Progetto Arca). E che il Terzo settore abbia un’importanza strategica per il nostro Paese ne è convinto anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha voluto inviare un messaggio. “Il Terzo Settore – ha scritto – si è fatto strada non semplicemente come espressione di solidarietà attiva e di partecipazione civica, ma come un prezioso motore di sviluppo sociale economico. Vita ha avuto il merito di raccontare e di animare questa evoluzione, che ha comportato un confronto, non sempre facile, con le istituzioni, con gli operatori economici e tra gli stessi movimenti della società civile”. Un’altra stagione si apre ora. “Il nesso tra sostenibilità sociale e sostenibilità ambientale dello sviluppo è ormai evidente anche a chi, non a poco tempo addietro, si ostinava a negarlo” ha continuato Mattarella.

L’URGENZA DI CAMBIARE – Allo stesso tempo, però, il primo passo dei prossimi 25 anni “deve essere la consapevolezza dell’urgenza di cambiare”, come scrive Arduini in un numero speciale di Vita, nel quale annuncia che il 2020 dovrà essere l’anno in cui il gruppo editoriale completerà il processo statutario per acquisire la qualifica di impresa sociale. Come cambiare passo? “Chiediamoci – scrive Arduini – perché oggi, nei grandi numeri, sia la retorica dei porti chiusi a generare la percezione di sicurezza, mentre chi parla di coesione sociale venga considerato nel migliore dei casi un marziano”. Ma non si riparte da zero, ma da una storia importante.

INCHIESTE, DENUNCE E SATIRA – Una storia fatta di inchieste editoriali – con copertine di denuncia e satira politica – con campagne mediatiche – in alcuni casi considerate così provocatorie da essere censurate – ma anche di impegno sociale e politico. Un quarto di secolo durante il quale Vita si è affermata, non solo come un’impresa editoriale capace di raccontare il Terzo Settore italiano e la sua evoluzione – con un comitato editoriale di oltre sessanta fra le più importanti organizzazioni italiane legate al mondo del non profit – ma anche come un vero e proprio protagonista della vita politica e sociale del nostro Paese.

VITA E LA POLITICA – Basti pensare alle leggi che Vita ha promosso in maniera diretta o indiretta e che hanno cambiato il sistema normativo italiano: dalla Legge 40 del 1998 sull’immigrazione, alla Legge + Dai – Versi, alla Norma del 5 per Mille nel 2005, fino ai più recenti provvedimenti sulla Regolazione del gioco d’azzardo legale nel 2014 e alla Riforma del Terzo Settore e dell’impresa sociale nel 2016. Anni difficili per il settore. Perché il 2014 è stato anche l’anno dell’operazione ‘Mondi di mezzo’, che ha coinvolto Salvatore Buzzi, fondatore della cooperativa sociale 29 giugno, per il reinserimento dei carcerati. Così, sul banco degli imputati per Mafia Capitale è finita anche la cooperazione. E ci sono finite le ong quando ad aprile 2017, si è iniziato a parlare di “taxi di mare”, gettando ombre sull’attività delle imbarcazioni di volontari che salvano vite nel Mediterraneo. Non senza conseguenze. Ed è per questo che i prossimi 25 anni rappresentano un’occasione, il laboratorio di una nuova società civile.

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