“Dalla procura di Reggio Emilia non è mai arrivato un cenno alla falsità delle relazioni dei servizi sociali”. Lo dice Silvia Marzocchi, procuratore presso il Tribunale dei Minori di Bologna, in una dichiarazione a proposito del caso di un bambino il cui affido era stato revocato alla famiglia nello scorso novembre e riportato da alcuni organi di stampa. La Procura di Reggio aveva comunicato al tribunale dei minori che non erano emersi maltrattamenti. “La notizia – dice Marzocchi – non rispecchia la realtà dei fatti. La Procura di Reggio Emilia comunicò alle autorità giudiziarie minorili che non erano emersi elementi per procedere a carico del padre del minore per il delitto di maltrattamenti. Nessun cenno alla ritenuta falsità delle relazioni dei servizi sociali“. In ogni caso, precisa la Procura dei Minori, quando la delicata indagine è deflagrata sui giornali il bimbo – che non è mai stato allontanato dalla famiglia – era con entrambi i genitori. “Si è trattato – prosegue ancora Marzocchi – di rituale comunicazione dell’esito delle indagini preliminari, necessaria quando esse vedono coinvolto un minore. La Procura minorenni ha trasmesso il documento al Tribunale, che, a sua volta, aveva ricevuto identica informazione. All’esito dei successivi accertamenti svolti da quell’ufficio, avendo comunque rilevato una situazione di oggettivo disagio e pregiudizio del minore (che ovviamente non sempre assume rilievo penale) il Tribunale disponeva la protezione del bimbo sotto forma di accoglienza, insieme alla madre che accettava, presso una struttura protetta. Il padre a sua volta aderiva ad un percorso riservato agli uomini maltrattanti. Trascorsi cinque mesi e valutato il miglioramento della complessiva situazione famigliare, il nucleo veniva nuovamente riunito presso la propria abitazione”.  

“Non corrisponde al vero che la Procura di Reggio Emilia abbia mai segnalato falsità poste in essere dai Servizi Sociali, ovvero che abbia mai fatto richieste o dato indicazioni di alcun genere perché i decreti del tribunale dei minori non fossero eseguiti e neppure che la relazione dei servizi sociali sia stata tenuta in particolare considerazione da parte del tribunale dei minori, che ha agito con la dovuta attenzione valutando tutti gli elementi a disposizione”.  Lo dice, in una dichiarazione, il giudice del tribunale dei minori di Bologna Mirko Stifano. Il magistrato replica così alla notizia secondo la quale la procura di Reggio Emilia avrebbe avvisato il tribunale dei minorenni della falsità delle relazioni dei servizi sociali della Val d’Enza per impedire, nello scorso novembre, l’allontanamento dalla famiglia del bambino. Nella lettera della procura reggiana, invece, “si riferiva unicamente che non erano emerse condotte penalmente rilevanti poste in essere dal padre a danno del nucleo familiare”.

Il bambino, ricorda Stifano, è tornato alla famiglia, su disposizione del tribunale stesso, il 13 maggio, ben prima, cioè, delle ordinanze del gip sull’inchiesta. “Ho già dato mandato al mio difensore per la tutela in ogni sede della mia onorabilità –  ha aggiunto – L’intervento del tribunale dei minori, per legge in composizione collegiale – dice Stifano – è stato inizialmente disporre l’accoglienza del minore assieme alla madre, che ha accettato, in adeguato ambito protetto, mantenendo i rapporti con il padre sotto vigilanza. Pertanto non corrisponde a verità che il minore sarebbe stato allontanato dai genitori e rinchiuso in una struttura. “Dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Reggio Emilia Valentina Salvi – prosegue – è giunta al tribunale una nota datata 21 novembre, nella quale si riferiva unicamente che non erano ‘emerse condotte penalmente rilevanti poste in essere’ dal padre ‘a danno del nucleo familiare’. Una missiva falsamente descritta come l’informativa che portava a conoscenza il tribunale della falsità delle relazioni degli assistenti sociali. Come noto l’affermazione circa l’esclusione di fatti di rilevanza penale da parte dal pubblico ministero non esaurisce le valutazioni a tutela dei bambini alle quali è tenuto il Tribunale per i minorenni, il quale è chiamato anche a verifiche di diversa natura. Invero la decisione del tribunale è stata assunta anche a seguito delle plurime audizioni dirette del padre nelle quali lo stesso ha riconosciuto che nell’ambito famigliare c’erano stati comportamenti dannosi per il figlio”.

 

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