Cercavano droga, hanno derubato un pusher. A cui poi hanno chiesto dei soldi per restituirgli la borsa. Ma lui è andato all’appuntamento accompagnato dai carabinieri in borghese, ai quali aveva raccontato di essere stato scippato. Poi è scoppiata la colluttazione, nella quale ad avere la peggio è stato uno dei militari. È la ricostruzione messa insieme dai magistrati inquirenti sulla morte di Mario Cerciello Rega, il vicebrigadiere di 35 anni ucciso a Roma nella notte fra giovedì e venerdì, con otto coltellate di cui una mortale al cuore. Indagini che hanno portato al fermo di due 19enni statunitensi. Uno di loro, incalzato dagli investigatori, alla fine ha ceduto, confessando l’omicidio del carabiniere. “Sono stato io, l’ho ucciso io”, ha detto il ragazzo dai capelli mesciati, che insieme all’amico era nella Capitale per una vacanza-studio.

La ricostruzione di massima – Dalla ricostruzione pare che i due ragazzi fossero in cerca di droga nel rione Trastevere. Accortisi di essere stati truffati dallo spacciatore, che gli aveva rifilato una semplice aspirina, lo hanno a loro volta derubato della borsa in cui era contenuto il telefonino, per poi fuggire verso il Lungotevere. A quel punto il pusher ha chiamato i carabinieri per raccontare la dinamica del furto, omettendo della droga, e nel frattempo si è accordato con gli americani per la restituzione della borsa. Poche decine di minuti dopo, all’orario stabilito – intorno alle 3 di notte – i due militari, in borghese, si sono recati in via Pietro Cossa, nel quartiere Prati. Lì hanno incontrato i due ragazzi con i quali è scoppiata una violenta colluttazione durante la quale il vicebrigadiere è stato colpito a morte. Trasportato all’ospedale Santo Spirito di Roma, per Cerciello Rega non c’è stato nulla da fare. Il pusher è stato arrestato e si trova ai domiciliari, ma nel suo borsello non sarebbe stata trovata la droga

La versione del collega del vicebrigadiere – Si tratta ovviamente di una versione che dovrà essere verificata attentamente, per chiarire alcune lacune a partire dal perché uno spacciatore decida di denunciare di essere stato derubato. Anche perché il puzzle che si sta definendo non collima perfettamente con la prima versione dei fatti fornita dai carabinieri ed in particolare dal collega di Cerciello Rega, Andrea Varriale, anch’egli rimasto ferito nella colluttazione. Inizialmente, infatti, era stato riferito semplicemente del furto di un borsello e di un “cavallo di ritorno“. Secondo la ricostruzione, sul luogo fissato per l’incontro erano intervenute due pattuglie, una del 112 e una in borghese. Ad attenderli “due uomini, uno con una felpa nera e l’altro con una viola”. “Quando li abbiamo visti ci siamo avvicinati, ci siamo qualificati e dopo pochi istanti ne è nata una colluttazione tra i due carabinieri e i due aggressori”, aveva detto il compagno di Cerciello.

I dubbi dei magistrati – Il primo identikit fornito parlava di “un uomo probabilmente nordafricano, alto circa 1 metro e 80 con indosso jeans e camicia a scacchi” e di “un altro con un tatuaggio sul braccio destro”, non esattamente la descrizione dei due ragazzi. Non solo. Si parla di due pattuglie a supporto del blitz, ma il dettaglio non è stato confermato dall’Arma. Inoltre uno dei due carabinieri sarebbe stato disarmato. “La dinamica potrebbe essere differente da quella descritta”, avevano detto i magistrati in una pausa dell’interrogatorio.

Le 24 ore di indagini – Le indagini si sono quindi sviluppate subito su due filoni. Per il primo, sono state ascoltate in caserma 12 persone e identificate quattro, tre marocchini e un franco-algerino, sospettati di ricettazione. Sull’altro fronte, nel frattempo, gli uomini dell’Arma erano già all’hotel Le Meridien Visconti, nei pressi di Piazza Cavour, il prestigioso albergo dove i due ragazzi alloggiavano per una vacanza-studio nella Capitale. Fonti inquirenti avevano parlato di “studenti della John Cabot University”, la cui sede si trova proprio a Trastevere, ma il rettore dell’Ateneo ha successivamente smentito. Sarebbero dovuti ripartire per gli Usa in serata. Li hanno svegliati, hanno perquisito la stanza, sequestrato lo zainetto e poi li hanno portati in caserma per un primo interrogatorio, ma senza prendere alcun provvedimento. Solo nel pomeriggio, dopo aver analizzato le videocamere presenti nel rione Trastevere, aver esaminato i tabulati telefonici e attivato il consolato degli Stati Uniti a Roma, i 19enni sono stati riportati in caserma per l’interrogatorio alla presenza del procuratore aggiunto Nunzia D’Elia e al pm Maria Sabina Calabretta. Fino alla confessione che ha iniziato a sciogliere il mistero. 

I funerali di Cerciello Rega – I funerali si svolgeranno lunedì mattina 29 luglio alle ore 12 presso la chiesa di Santa Croce a Somma Vesuviana, in provincia di Napoli, la stessa dove un mese e mezzo fa il carabiniere si era sposato. Hanno annunciato la loro presenza alle esequie il vicepremier Luigi Di Maio, il presidente della Camera, Roberto Fico e, forse, l’altro vicepremier Matteo Salvini, che in mattinata, dopo le prime informazioni, aveva auspicato “lavori forzati” per i responsabili. Cordoglio anche del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. Nel pomeriggio si è svolta una messa in suffragio alla chiesa Santissima Trinità dei Pellegrini, in piazza Farnese, alla quale hanno partecipato la moglie di Cerciello Rega, Maria Rosa, la madre Silvia e la sorella Lucia.

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