Quindici anni di indagini, autorizzazioni concesse, sospese e poi restituite. E ora l’inchiesta del Direzione distrettuale antimafia di Roma. Eppure il vento soffia ancora, nel sud del Lazio. Sono le folate che accompagnano i miasmi dalla Sep Srl di Pontinia, in provincia di Latina, facendosi sentire in un raggio di 10-15 chilometri e da ben 6 comuni. Lo stesso tanfo che si respira nella campagna romana, appena fuori dal Gra, fra l’Ardeatina e la Laurentina. Nonostante le gravissime accuse contenute nelle informative dell’inchiesta “Smoking fields, le macchine che tengono in piedi l’impero di Vittorio Ugolini e di suo figlio Alessio continuano a girare.

L’operazione, coordinata dal sostituto procuratore di Roma Michele Prestipino e dal pm Alberto Galanti, ha prodotto avvisi di garanzia ma nessun arresto. Così, nonostante i decreti di sequestro per la Società Ecologica pontina e le sue “sorelle” Sogerit srl, Demetra srl e Adrastea srl, firmati il 4 giugno, fossero “impeditivi”, è bastata la nomina di un nuovo amministratore giudiziario a far ripartire i lavori. Come se nulla fosse stato.

Attivi i due stabilimenti di Via Marittima II a Pontinia “fino a smaltimento dell’esistente”, spiegano fonti dalla Regione Lazio, dove secondo il Comitato Mazzocchio conferiscono 28 comuni e “il Comune di Pontinia conferisce anche l’umido”, come conferma a IlFattoQuotidiano.it Carlo Medici, sindaco e presidente della Provincia; attivi i servizi della Demetra srl, fra cui lo smaltimento dell’umido a Guidonia, assegnatole a inizio anno dalla giunta M5S guidata dal sindaco Michel Barbet; attiva pure la discarica di via Canestrini a Roma, autorizzata a ricevere gli scarti inerti della Metro C e dove per i pm sarebbero stati sversati almeno 55 carichi di rifiuti e circa 1.700 tonnellate di compost non regolare.

AUTORIZZATO NEL 2003, POI IL VIA LIBERA “CONDIZIONATO” – Al centro del business del “monnezzaro” romano c’è la sua Società Ecologica Pontina, proprietaria di uno stabilimento nel comune di Pontinia. Un impianto, dal 18 agosto 2003 autorizzato dalla Provincia di Latina per la produzione di “compost di qualità“, da subito messo nel mirino dai residenti per i miasmi che si spandono nel raggio di 10-15 chilometri.

Doue proroghe tecniche giunte a fine 2009, quindi il 19 agosto 2010 la Provincia emette una nuova autorizzazione temporanea. Atto sospeso il 21 febbraio 2012, “in quanto la ditta Sep srl è venuta meno alla sua stessa programmazione delle attività di completamento delle lavorazioni del materiale presente nello stabilimento, alterando con lavori, tra l’altro non legittimati, le condizioni poste a garanzia della prevenzione del crearsi di situazioni di pericolo per la salute pubblica e l’ambiente”.

In quel momento, presso l’Ente provinciale è in corso una conferenza di servizi per il rinnovo dell’autorizzazione. Che arriva il 22 ottobre 2012 e prevede, fra l’altro, un aumento del 10% della capacità di trattamento, raggiungendo quota 49.500 tonnellate l’anno, 200 al giorno. Ma sull’autorizzazione pendono alcune criticità evidenziate dall’Arpa Lazio, fra cui “lavori di arretramento della parete del biofiltro” a quanto pare dovuti a un incendio occorso all’impianto il 20 luglio di quell’anno, “che aveva compromesso il biofiltro e l’intero impianto di trattamento aria”.

LA REGIONE E QUEL NULLA OSTA “FRETTOLOSO” – Aumentano i rifiuti trattati, e con loro i miasmi che affliggono gli abitanti dei comuni limitrofi. Ma gli Ugolini continuano ad ottenere autorizzazioni dagli Enti locali, nonostante le ripetute segnalazioni dell’Arpa e il faro acceso del Tribunale di Latina. Le rilevazioni dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale partono dal 1 marzo 2014 in un terreno a Sabaudia, poi l’11 aprile 2014 a Cori, il 4 settembre 2015 a Maenza e l’11 dicembre 2015 presso l’impianto a Pontinia. Eppure, il 7 luglio 2015 la Regione Lazio decide di confermare l’autorizzazione del 2012. A questo proposito, durante una commissione d’inchiesta sui rifiuti avviata su richiesta del consigliere regionale della Lega Angelo Tripodi, la dirigente dell’Arpa Latina Concetta Fabozzi aveva parlato di un “atto autorizzativo concesso in modo troppo veloce“.

Non è tutto. Perché nonostante l’Arpa abbia “eseguito nel 2016 un controllo le cui risultanze sono state consegnate alla Regione Lazio presso la direzione ‘Area ciclo dei rifiuti‘”, come ricordato dalla stessa Fabozzi incalzata dal consigliere leghista, arriva l’ulteriore premio alla Sep: il 27 giugno 2017 il direttore d’Area, Mauro Lasagna, firma un aumento del trattamento giornaliero da 200 a 250 tonnellate, ferme restando le 49.500 annue totali. Contestualmente, la Provincia di Latina dà il via libera all’impianto della Sogerit, “sorella” della Sep, situato di fronte allo stabilimento già esistente.

IL SEQUESTRO NON CAMBIA LE COSE – Il 2 ottobre 2017 il Tribunale di Latina ordina il sequestro della Sep, con nomina di un amministratore giudiziario, il commercialista Mario Cucchiarelli. Le lavorazioni vengono fermate e riattivate due volte, sempre sotto l’egida del delegato del tribunale, che però nomina Vittorio Ugolini come “custode”.

La decisione, secondo la Dda, permette all’imprenditore di continuare a cedere il suo compost non regolare e, d’altro canto, a lavorare con il dirigente regionale Luca Fegatelli – in quei frangenti sospeso senza stipendio dalla Pisana per altro processo che lo vedeva imputato (poi assolto) insieme a Manlio Cerroni – per provare a rimettere a posto le carte dell’impianto. “I magistrati ci accusano di reati eventualmente commessi sotto l’egida dell’amministratore giudiziario”, affermano sia Fegatelli, in una lettera a IlFattoQuotidiano.it, sia l’avvocato di Vittorio Ugolini, Domenico Oropallo. “Ma io dovevo solo far sì che l’impianto funzionasse“, replica alla nostra testata Cucchiarelli, sostituito ora da Carmen Regina Silvestri, nominata questa volta dal Tribunale di Roma.

LA LEGA ALL’ATTACCO, LA RIDA ALL’ORIZZONTE – Sulla base di queste vicende, il consigliere regionale della Lega Angelo Tripodi è tornato all’attacco. “Ho presentato richiesta urgente di un nuovo ciclo di audizioni della commissione regionale Rifiuti sul tema”, dice a IlFatto.it l’esponente del Carroccio. “Nell’immediato la priorità è il piano regionale dei rifiuti – ha replicato il presidente della commissione, Marco Cacciatore (M5S) – Ma spero di riaprire quanto prima i dossier già affrontati lo scorso anno”.

Anche perché, dulcis in fundo, da alcuni mesi è presente sulla scrivania della dirigente della Direzione regionale rifiuti, Flaminia Tosini, una richiesta di ulteriore aumento del conferimento agli impianti Sep, presentata da Alessio Ugolini, per portare le tonnellate annue lavorate da 49.500 a 60.000. E, visti i precedenti, ora è lecito aspettarsi di tutto.

All’orizzonte, una nuova battaglia fra “monnezzari”, con Fabio Altissimi, patron della Rida Ambiente di Aprilia che ambisce ad ampliare i suoi tmb e creare una nuova discarica. Potrebbe essere questa la “soluzione alternativa” di cui il presidente della Provincia di Latina, Carlo Medici, parla alla nostra testata: “Conferirò con l’amministratrice Silvestri – dice lui – Se l’impianto Sep può funzionare in maniera regolare, bene. Altrimenti abbiamo già pronto un piano B“.

IL RIMPALLO FRA SEP E ARPA LAZIO – La Sep non molla di un centimetro e punta a dimostrare non solo che gli impianti possono e “devono” restare aperti, ma anche che le analisi effettuate dall’Arpa Lazio su disposizione delle procure di Roma e Latina non sono legittime.

“Le indagini della procura si basano esclusivamente sui risultati delle analisi svolte dall’Arpa, tutto ruota intorno a quelle”, argomenta Oropallo. Ma secondo una relazione firmata dal direttore tecnico dell’Arma, Rossana Cintoli, “l’agenzia svolge le proprie attività ai fini dell’accertamento del rispetto delle condizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale e non esegue servizi finalizzati alla verifica della conformità dei prodotti ai fini della loro immissione sul mercato“, si legge nel documento in possesso della difesa. Questo passaggio, prosegue l’avvocato, sarebbe la palese dimostrazione “lArpa non ha competenza nell’analisi di quel compost”. Il che, dice il legale, farebbe cadere l’intero castello accusatorio. Interpretazione rigettata dal direttore di Arpa, Marco Lupo: “Il nostro lavoro è capire se quello che esce dall’impianto è compost oppure no. E se il codice assegnato viene rispettato. La commercializzazione è un’altra cosa. È ovvio che il compost ha delle funzioni diverse dal rifiuto generico, che va trattato e conferito in discarica”.

Non è tutto: “Abbiamo fatto richiesta al tribunale di recuperare il compost nei campi e riprocessarlo, in base a una prerogativa accordata alla Sep dalla Regione con una determinazione del 14 febbraio 2017 che ci autorizza a farlo”, continua Oropallo. Lupo smentisce anche questa eventualità: “Una volta sparso, il compost viene assorbito dal terreno. Dunque è impossibile separarlo dal resto”.

Ha collaborato Vincenzo Iurillo

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