Una missione navale ma senza navi. È il destino della missione Sophia, che andrà avanti per altri sei mesi: ma appunto senza unità navali. È quanto prevede l’intesa raggiunta ieri dagli ambasciatori dei 28 paesi riuniti nel Comitato politico e di sicurezza Ue (Cops) che oggi ha ricevuto luce verde dalle capitali Ue. La sospensione dell’attività di pattugliamento del Mediterraneo centrale condotta finora con le navi, secondo le informazioni raccolte a Bruxelles, è la conseguenza dell’impossibilità di trovare un accordo tra i 28 sullo sbarco anche in porti diversi da quelli italiani delle persone salvate in mare. Una richiesta avanzata fin dall’estate scorsa dal governo di Roma. Saranno invece rafforzate le altre attività della missione Sophia, cioè quelle di pattugliamento aereo e soprattutto quelle di addestramento-supporto alla Guardia costiera libica. con cui, sulla base dell’accordo, si continuerà a cooperare per assicurare “adeguata protezione” ai rifugiati in Libia.

Il comando della missione, il cui mandato resta formalmente immutato, continuerà a essere affidato all’Italia.  La missione EunavforMed Sophia è stata lanciata dal Consiglio Ue nel 2015 e lo scorso dicembre il suo mandato è stato prorogato di tre mesi, cioè fino al 31 marzo prossimo. Il suo mandato prevede la lotta ai traffici illegali, in primo luogo quelli di esseri umani.  Di fatto, in caso di avvistamenti di naufraghi o barconi in mare, gli aerei di pattuglia sul Mediterraneo centrale avviseranno il comando centrale dell’operazione che a sua volta contatterà le autorità del Paese competente. E proprio per discutere delle richieste dell’Italia di cambiare le regole della missione -in base alle quali tutte le persone salvate in mare devono essere sbarcate in porti italiani – che dalla scorsa estate i partner europei si confrontano.

Un punto su cui, anche durante gli ultimi due giorni di febbrili negoziati condotti dagli ambasciatori non è stato possibile raggiungere un compromesso. Quindi si è scelto di risolvere il problema alla radice, almeno per ora. Eliminando da quel tratto di mare le navi che finora hanno dato vita alla missione e che in molte occasioni hanno partecipato attivamente a operazioni di salvataggio di migranti in difficoltà. Un compito non contemplato nel suo mandato ma reso obbligatorio dalle convenzioni internazionali e dalla legge del mare. “Sophia è una missione navale ed è chiaro che senza navi in mare non potrà adempiere pienamente ai suoi compiti. Ma gli Stati membri hanno deciso così”, è stato il commento della portavoce della Commissione europea Maja Kocijancic.

L’Alto rappresentate Ue, Federica Mogherini, lunedì aveva fatto trovare sul tavolo del Cops una proposta che, in assenza di un accordo su nuove modalità di ripartizione dei naufraghi e degli sbarchi, prevedeva la chiusura definitiva della missione e l’avvio di una nuova operazione dedicata solo all’addestramento e al supporto della Guardia costiera libica.  La soluzione trovata dai 28, che dovrà ora essere formalizzata dal Consiglio Ue entro fine mese (il 31 scade la proroga decisa lo scorso dicembre), prevede invece che il mandato operativo di EunavforMed venga esteso senza alcuna modifica per altri sei mesi. Il comando resterà quindi all’Italia, che lo sta esercitando attraverso l’ammiraglio Enrico Credendino. Non appena la decisione Ue sarà formalizzata, il Cops ordinerà al comando di Sophia di sospendere temporaneamente il dispiegamento delle unità navali, che quindi faranno rotta verso i Paesi di provenienza.

Un esito su cui la Germania ha giocato d’anticipo. A gennaio un portavoce del ministero della Difesa di Berlino aveva annunciato il ritiro dell’operazione della Berlin per impiegarla in esercitazioni Nato nel Mare del Nord. “Siamo pronti a tornare, ma riteniamo che debbano essere chiariti meglio quali sono i compiti della missione”, aveva dichiarato il portavoce. Amnesty International ha giudicato la decisione dei 28 “una vergognosa abdicazione dei Paesi Ue alle loro responsabilità”, sottolineando che così i migranti saranno lasciati alla mercé delle autorità libiche che si sono già rese responsabili di enormi atrocità. A Sophia, da sempre considerata da Mogherini “parte essenziale” delle azioni messe in campo per smantellare i traffici illeciti e stabilizzare la Libia, hanno finora partecipato 26 Paesi mettendo a disposizione 1045 persone, 6 navi, 2 elicotteri e 5 aerei. Gli scafisti fermati sono stati 151, le imbarcazioni neutralizzate 551 e i migranti soccorsi 44.916. Il comando operativo della missione si trova nell’ex aeroporto di Centocelle, a Roma.

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