Gli antiabortisti hanno perso la battaglia dei numeri. Il corteo promosso da No 194, il movimento che vuole abolire la legge sull’aborto, ha raccolto a Verona circa 120 persone, tra cui una decina di Forza Nuova, che non hanno però esibito le loro bandiere. A Piazza Isolo e Piazza Santa Toscana si sono invece raccolte più di 500 persone, attorno al movimento Non una di meno e ad associazioni antifasciste. La giornata calda in riva all’Adige si è conclusa senza scontri, anche perché i due gruppi sono stati tenuti distanti uno dall’altro, da un ferreo controllo delle forze dell’ordine.

Al mattino si è svolto il convegno di Forza Nuova a Porta Palio, in una struttura riconducibile all’amministrazione comunale di centrodestra. Presenti una cinquantina di ragazzi in jeans, giubbotto nero e testa rasata. Relatori Roberto Fiore, leader nazionale di Forza Nuova, Luca Castellini coordinatore per il Nord Italia, l’onorevole Marian Kotleba presidente del Partito Popolare Nostra Slovacchia, Fabio Tuiach consigliere comunale di Trieste e Pietro Maria Amedeo, coordinatore di Forza Nuova a Verona. “Verona Vandea d’Europa” il tema del convegno che ha ribadito le tesi antiabortiste dell’estrema destra italiana, che sta creando una rete in Europa, unendosi ai partiti gemelli in Slovacchia e in Polonia. Sintesi di Fiore: “In Polonia gli aborti sono calati da 300mila e 700 in un anno, grazie alla legge. E’ quello che vogliamo anche in Italia, noi siamo per il diritto alla vita, anche dei bimbi che possono avere degli handicap”. Perché Verona? “Abbiamo scelto due aree dove cominciare il nostro lavoro: Verona e la Lucania. Una la Vandea del Nord, l’altra del Sud. Ma potremmo pensare anche al Friuli dove c’è una bassa crescita demografica. A Verona da sempre il tradizionalismo cristiano è presente, è un patrimonio storico di questa città”.

La risposta di Forza Nuova alle contestazioni di movimenti e partiti che difendono la legge 194 come una conquista civile e si oppongono al fascismo? “La sinistra, i comunisti, gli eredi del ’68 fanno parte di un altro secolo, di un altro mondo. Oggi la gente è interessata a sopravvivere, mentre loro continuano a occuparsi della lotta al fascismo. Vadano avanti così, sono già sconfitti con i loro controvalori come la droga, il sostegno all’omosessualità e l’aborto”.

La contromanifestazione di Non una di meno, a cui ha aderito Pippo Civati, ha richiamato la galassia di associazioni antifasciste di Verona: Assemblea 17 dicembre, Potere al Popolo, Arcigay, Pianeta Milk, One Bridge To Idomeni, Circolo Pink, Laboratorio Autogestito Paratodos La Sirena, Rifondazione Comunista, Confederazione Unitaria di Base. Le donne di Non una di meno hanno dato vita a un flash-mob mostrando le conseguenze di un’eventuale approvazione di una legge antiabortista. Donne in manette hanno esibito cartelli esemplificativi: “Sono una medica e ho praticato un’interruzione volontaria di gravidanza. Mi aspettano dagli 8 ai 12 anni di carcere”. “Ho abortito perché avevo già tre figli e ho perso il lavoro”. “Ho abortito perché il mio feto aveva gravi deformazioni”. “Ho abortito a seguito di uno stupro”. “Io ho abortito. Mi aspettano dagli 8 ai 12 anni di carcere”. Nei tazebao le frasi utilizzate qualche decennio fa e che furono alla base della rivoluzione seguita al ’68: “Libere di decidere sui nostri corpi”. Sembravano cose d’altri tempi. E invece Verona, dopo l’approvazione di una mozione in consiglio comunale contro la legge 194, ha fatto un salto a ritroso nel tempo dei diritti civili.

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