- 19:03 - Fabbrica Europa, le proposte di Confindustria a candidati europee del Nordest
Roma, 14 mag. (Adnkronos) - Si è tenuto oggi, presso il Four Point by Sheraton di Padova, l’incontro degli imprenditori nordestini con i candidati al Parlamento Europeo della circoscrizione nord-orientale (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto). All’evento hanno partecipato circa 100 imprenditori e i rappresentati dei diversi schieramenti politici, tra cui: Alessandra Basso (Lega), Sergio Berlato (FdI), Lara Bisin (Azione), Silvia Bolla (FdI), Paolo Borchia (Lega), Gabriella Chiellino (Stati Uniti d’Europa), Elena Donazzan (FdI), Alessandra Moretti (PD), Carlo Pasqualetto (Azione), Sabrina Pignedoli (M5S), Federica Sabbati (Azione), Flavio Tosi (FI), Robert Watson (Stati Uniti d’Europa).
Obiettivo di questo appuntamento è stato quello di aprire un confronto diretto sulle proposte del position paper “Fabbrica Europa”, il documento di Confindustria che raccoglie il risultato di un capillare esercizio di consultazione tra gli imprenditori associati di tutti i settori e i territori italiani finalizzato a costruire una forte politica industriale europea, basata sulle tre sostenibilità (ambientale, sociale ed economica) e supportata da un adeguato livello di investimenti.
"Il senso di 'Fabbrica Europa' e dell’incontro di oggi – ha dichiarato Enrico Carraro, Presidente Confindustria Veneto - è quello di non limitarsi a denunciare i freni e le strozzature che rallentano le imprese, ma indicare la strada da percorrere proponendo azioni concrete e principi che devono, a nostro giudizio, costituire la bussola alla quale guardare per prendere le future decisioni in Europa. Il prossimo Parlamento europeo sarà chiamato a prendere decisioni vitali che avranno impatto diretto anche per le aziende del nostro territorio: è importante che si riappropri del suo ruolo politico che a volte è stato limitato dalle Commissioni. Dobbiamo essere tutti consapevoli che senza industria non c’è Europa, per questo i dossier cruciali per il futuro non possono essere affrontati con una posizione solo ideologica o con scarsa conoscenza dei temi".
"L’industria europea – ha aggiunto Stefan Pan, Delegato del Presidente di Confindustria per l’Europa - sta soffrendo di un gap di competitività sempre più grave, come dimostra il confronto con gli Stati Uniti: nel 2013 il Pil aggregato dei Paesi europei si avvicinava molto a quello americano, arrivando al 90% del Pil Usa. Dieci anni dopo, il Pil dell’UE è solo il 65% di quello statunitense e, nel 2023, è cresciuto solo dello 0,5% contro il 3,1% degli Stati Uniti. Per questo serve una politica industriale europea ambiziosa, che consenta alle imprese di restare al passo con il resto del mondo. In particolare, vanno sostenuti gli investimenti in tutte le tecnologie necessarie per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici, affinché la transizione ambientale diventi un’opportunità di sviluppo per tutti".
"Gli shock degli ultimi anni hanno avuto effetti significativi sulla competitività, la crescita di imprese e lo sviluppo dei territori – ha concluso Vito Grassi, Vice Presidente di Confindustria e Presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione Territoriale di Confindustria - Per questo è necessaria un’Europa unita in grado di mettere in campo adeguate ed efficaci politiche proprio per la competitività. In tal senso, la Politica di coesione è uno strumento insostituibile e, insieme al PNRR, una delle principali fonti di investimenti dell’Ue. Coesione e PNRR, fermo restando i rispettivi obiettivi iniziali, dovranno essere implementati in maniera coordinata, valorizzati e convogliati su strumenti appropriati. Questo tema sarà centrale per il prossimo Parlamento Europeo perché le politiche di investimento Ue saranno fondamentali nei prossimi anni. Europa significa convergenza e sviluppo. Questo deve essere chiaro a Bruxelles, dove è necessario un chiaro indirizzo politico in tal senso”.
- 19:01 - Governo: Meloni, 'mai pensato a rimpasto, obiettivo è fare 5 anni con mia squadra'
Roma, 14 mag. (Adnkronos) - "Non ho mai pensato a fare un rimpasto di governo. È una delle tantissime ricostruzioni un po' forzate che leggo spesso. Anzi, io tra gli obiettivi che mi sono data è arrivare a 5 anni con il governo che ho nominato, cosa che non è mai accaduta nella storia d'Italia. A maggior ragione non per fare il commissario europeo che è uno, e bisogna vedere che delega l'Italia riesce a spuntare". Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un'intervista a Milano con Maurizio Belpietro per il 'Giorno de La Verità'.
- 19:01 - Fabbrica Europa, le proposte di Confindustria a candidati europee del Nordest
Roma, 14 mag. (Adnkronos) - Si è tenuto oggi, presso il Four Point by Sheraton di Padova, l’incontro degli imprenditori nordestini con i candidati al Parlamento Europeo della circoscrizione nord-orientale (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto). All’evento hanno partecipato circa 100 imprenditori e i rappresentati dei diversi schieramenti politici, tra cui: Alessandra Basso (Lega), Sergio Berlato (FdI), Lara Bisin (Azione), Silvia Bolla (FdI), Paolo Borchia (Lega), Gabriella Chiellino (Stati Uniti d’Europa), Elena Donazzan (FdI), Alessandra Moretti (PD), Carlo Pasqualetto (Azione), Sabrina Pignedoli (M5S), Federica Sabbati (Azione), Flavio Tosi (FI), Robert Watson (Stati Uniti d’Europa).
Obiettivo di questo appuntamento è stato quello di aprire un confronto diretto sulle proposte del position paper “Fabbrica Europa”, il documento di Confindustria che raccoglie il risultato di un capillare esercizio di consultazione tra gli imprenditori associati di tutti i settori e i territori italiani finalizzato a costruire una forte politica industriale europea, basata sulle tre sostenibilità (ambientale, sociale ed economica) e supportata da un adeguato livello di investimenti.
"Il senso di 'Fabbrica Europa' e dell’incontro di oggi – ha dichiarato Enrico Carraro, Presidente Confindustria Veneto - è quello di non limitarsi a denunciare i freni e le strozzature che rallentano le imprese, ma indicare la strada da percorrere proponendo azioni concrete e principi che devono, a nostro giudizio, costituire la bussola alla quale guardare per prendere le future decisioni in Europa. Il prossimo Parlamento europeo sarà chiamato a prendere decisioni vitali che avranno impatto diretto anche per le aziende del nostro territorio: è importante che si riappropri del suo ruolo politico che a volte è stato limitato dalle Commissioni. Dobbiamo essere tutti consapevoli che senza industria non c’è Europa, per questo i dossier cruciali per il futuro non possono essere affrontati con una posizione solo ideologica o con scarsa conoscenza dei temi".
"L’industria europea – ha aggiunto Stefan Pan, Delegato del Presidente di Confindustria per l’Europa - sta soffrendo di un gap di competitività sempre più grave, come dimostra il confronto con gli Stati Uniti: nel 2013 il Pil aggregato dei Paesi europei si avvicinava molto a quello americano, arrivando al 90% del Pil Usa. Dieci anni dopo, il Pil dell’UE è solo il 65% di quello statunitense e, nel 2023, è cresciuto solo dello 0,5% contro il 3,1% degli Stati Uniti. Per questo serve una politica industriale europea ambiziosa, che consenta alle imprese di restare al passo con il resto del mondo. In particolare, vanno sostenuti gli investimenti in tutte le tecnologie necessarie per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici, affinché la transizione ambientale diventi un’opportunità di sviluppo per tutti".
"Gli shock degli ultimi anni hanno avuto effetti significativi sulla competitività, la crescita di imprese e lo sviluppo dei territori – ha concluso Vito Grassi, Vice Presidente di Confindustria e Presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione Territoriale di Confindustria - Per questo è necessaria un’Europa unita in grado di mettere in campo adeguate ed efficaci politiche proprio per la competitività. In tal senso, la Politica di coesione è uno strumento insostituibile e, insieme al PNRR, una delle principali fonti di investimenti dell’Ue. Coesione e PNRR, fermo restando i rispettivi obiettivi iniziali, dovranno essere implementati in maniera coordinata, valorizzati e convogliati su strumenti appropriati. Questo tema sarà centrale per il prossimo Parlamento Europeo perché le politiche di investimento Ue saranno fondamentali nei prossimi anni. Europa significa convergenza e sviluppo. Questo deve essere chiaro a Bruxelles, dove è necessario un chiaro indirizzo politico in tal senso”.
- 18:59 - Europee: Meloni a Conte, 'mia candidatura non è truffa, lo è mettere a P.Chigi sconosciuto mai votato'
Roma, 14 mag. (Adnkronos) - "Il M5S dice che la candidatura" alle europee "dei parlamentari e dei membri del governo è una truffa. Per me la democrazia non è mai una truffa. Avrei detto che era una truffa mettere al governo un signore mai candidato, mai votato dai cittadini e che gli italiani non sapevano neanche chi fosse". Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un'intervista a Milano con Maurizio Belpietro per il 'Giorno de La Verità'.
- 18:59 - Lavoro, Rosina (UniCatt): "In Italia occupazione femminile 15 punti sotto media Ue"
Roma, 14 mag. (Adnkronos) - “Nel report, se noi guardiamo l'occupazione maschile, siamo poco sotto rispetto alla media europea mentre per la popolazione femminile, nella fascia 25-49 anni, siamo 15 punti sotto la media. E i dati Istat mostrano che nel 2023, rispetto al 2022, non c'è stato alcun miglioramento nel divario di occupazione tra le donne con figli e senza figli. Significa che l'Italia si trova con un doppio svantaggio competitivo rispetto ai paesi con cui ci confrontiamo in Europa. Il primo è il rapporto squilibrato tra vecchie e giovani generazioni, con l'indebolimento della forza lavoro che rischia di frenare la crescita economica e di rendere più complicata la sostenibilità sociale. L'altro svantaggio è il forte sottoutilizzo dei giovani e delle donne che, da un lato ci priva di valorizzazione di queste competenze e, dall'altro, va ad alimentare ulteriormente la bassa natalità”. Lo ha detto Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia e statistica sociale nella Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano, Dirigente del “Center for Applied Statistics in Business and Economics”, intervenendo questa mattina, a Milano, all’evento di presentazione dello studio ‘Donne, lavoro e sfide demografiche. Modelli e strategie a sostegno dell’occupazione femminile e della genitorialità’, di Fondazione Gi Group e Gi Group Holding, realizzato in collaborazione con Valore D.
“In tutto il mondo Occidentale, anche in Cina, le nuove generazioni - spiega Rosina - sono sistematicamente di meno rispetto alle generazioni precedenti. Ma in Europa possiamo riconoscere tre gruppi di paesi. Il primo, a cui appartengono anche Francia e Svezia, grazie a politiche solide, lungimiranti, ha fatto in modo che il numero medio di figli non scendesse troppo sotto la media dei 2 per donna. Nel secondo gruppo, dove c’è la Germania, ci sono paesi che, dopo essere scesi su valori sotto la soglia 1,5 hanno corso ai ripari e invertito la tendenza investendo in politiche per la famiglia. Poi c’è un terzo gruppo di paesi, in cui c'è l'Italia, con un crollo verticale della natalità da cui non sono più risaliti. L'Italia è da 40 anni sotto 1,5 figli per donna, l'Europa è adesso a 1,5 e si sta preoccupando. Ma nel nostro Paese le dinamiche degli ultimi anni sono andate ulteriormente peggiorando: da 1,24 adesso è 1,2”.
A questo si aggiunge il fatto che l’Italia ha la maggior percentuale di giovani Neet (Not in Education, Employment or Training): “Ci batte solo la Romania - sottolinea il demografo - E se un giovane è nella condizione di Neet, come fa a formare una propria famiglia avere dei figli, diventare autonomo? Continuerà a rinviare continuamente questa scelta. Abbiamo quindi un doppio problema: pochi giovani, li sottoutilizziamo perché non investiamo su di loro e, di conseguenza, si produce ulteriore denatalità che va a indebolire la forza lavoro futuro, oltre che a penalizzare l'occupazione femminile".
Così “ci perdono tutti - chiarisce Rosina - I giovani e le donne perché non trovano un contesto dove poter essere pienamente valorizzati e realizzarsi dal punto di vista professionale dei propri progetti di vita. Ci perdono le famiglie perché se hai un figlio a carico fino ai 30 anni diventa un costo e, se non c'è la conciliazione tra lavoro e famiglia, ed entra un solo reddito, se hai dei figli avrai un solo reddito, condizione che espone al rischio di povertà. Ci perde poi il sistema del paese perché questi squilibri demografici producono minor crescita, dinamismo economico e difficoltà di sostenibilità sociale. E ci perdono le aziende perché possono far meno leva sul capitale umano delle nuove generazioni e delle donne”.
L’Italia ha “bisogno di mettere in relazione positiva economia e demografia - osserva il demografo - Dobbiamo consentire alle persone di mettere assieme il proprio lavoro con i tempi dei progetti e delle scelte di vita. Su questo mancano gli strumenti e le politiche di cui gli altri paesi si sono dotati per tempo. Altrove si è fatto in modo che i servizi per l'infanzia e i nidi fossero un diritto. Noi arriviamo al 30% di copertura nella fascia 0-2 anni. È una percentuale che è migliorata perché sono diminuiti i bambini a parità di posti disponibili, eprchè nascono meno figli. L'obiettivo europeo adesso è il 45%. Paesi come la Svezia e la Francia, sono sopra il 50%”.
Poi c'è il tema dei congedi di paternità. “Noi abbiamo 10 giorni di congedo di paternità: come possiamo pensare di sbloccare i freni culturali di questo paese di riequilibrare anche le opportunità femminili e di genere se c'è questo squilibrio che continua a permanere tra congelo di maternità di 5 mesi e congelo di paternità di 10 giorni?- domanda Rosina - Altri paesi stanno equiparandoli e questo migliora anche lo sviluppo dei codici di cura paterni nei confronti dei figli e costituire un contesto relazionale più positivo anche di coppia, oltre che favorire poi l'occupazione femminile”. Infine, le aziende, possono “sicuramente puntare sul part time. I dati mostrano che in Italia oltre la metà del part time è imposto. Abbiamo bisogno di sbloccare un paese - conclude - che ha grandi potenzialità”.
- 18:54 - Ghost Shark e Manta Ray, ecco i droni del futuro per la guerra sottomarina - Video
(Adnkronos) - Ghost Shark e Manta Ray proteggono il regno sottomarino. Sembra la trama di un futuro film Marvel, ma in realtà è quello che potrebbe essere il futuro delle difese navali del Pacifico.
Ghost Shark e Manta Ray sono infatti i nomi di prototipi di veicoli sottomarini senza equipaggio – UUV o droni – introdotti di recente rispettivamente da Australia e Stati Uniti. Gli esperti affermano che potrebbero rappresentare il futuro della guerra sottomarina, riducendo al minimo il pericolo di perdite umane.
L’uso dei droni nella guerra aerea è diventata ormai una prassi comune. Gli Stati Uniti li hanno ampiamente utilizzati durante i conflitti in Iraq e Afghanistan a partire dagli anni ’90, e - più di recente- si sono rivelati elementi chiave dell’hardware militare per entrambe le parti nell’invasione russa dell’Ucraina. Kiev ha anche costruito droni navali di superficie, che hanno inflitto pesanti perdite alle navi della flotta russa del Mar Nero.
I droni marini e di superficie possono essere controllati utilizzando satelliti e onde radio. Ma nelle profondità marine questi sistemi non funzionano allo stesso modo. Uno studio del 2023 pubblicato sulla rivista svizzera Sensors sottolinea che le comunicazioni subacquee richiedono più energia, ma subiscono comunque una significativa perdita di dati in base ad alcune variabili tra cui la temperatura dell’acqua, la salinità e la profondità.
Non è stato specificato come saranno superati questi problemi di comunicazione, ma quando l’Australia ha presentato Ghost Shark il mese scorso ha definito i prototipi "i veicoli autonomi sottomarini più avanzati al mondo". "Ghost Shark fornirà alla Marina una capacità di guerra sottomarina autonoma a lungo raggio, sarà in grado di condurre operazioni di intelligence, sorveglianza, ricognizione e attacco", ha affermato una dichiarazione del Ministero della Difesa australiano,aggiungendo che i primi modelli potrebbero essere consegnati entro la fine del prossimo anno.
I funzionari australiani e quelli del produttore Anduril non hanno condiviso nessuna delle specifiche del drone, che rimangono riservate. Ma hanno pubblicizzato la velocità con cui è stato sviluppato, con il programma iniziato solo due anni fa. "Essere in anticipo rispetto al programma e al budget, è una cosa piuttosto inaudita", ha detto ai giornalisti Shane Arnott, vicepresidente senior per l'ingegneria di Anduril.
Emma Salisbury, membro del think tank britannico Council on Geostrategy, ha affermato che il Ghost Shark assomiglia molto al drone extralarge Orca, su cui stanno lavorando gli Stati Uniti. "Presumo che siano tutti destinati a serie di missioni più o meno simili: intelligence persistente, sorveglianza, ricognizione e capacità di attacco, in particolare nel settore antisommergibile", ha affermato Salisbury.
In un comunicato stampa, la Marina degli Stati Uniti ha definito l'Orca, costruito dalla Boeing, "un sottomarino robotico a motore diesel-elettrico all'avanguardia, autonomo e senza pilota con una sezione di carico utile a volgere una varietà di missioni critiche di lunga durata". In teoria l'Orca potrebbe quindi trasportare diverse varietà di armi a seconda del compito o essere dotata di attrezzature specializzate per la ricognizione o eventualmente la raccolta di informazioni.
Ma l'Orca non è l'unico drone sviluppato negli Stati Uniti. L'ultimo modello UUV americano è il Manta Ray della Northrop Grumman, un prototipo testato al largo della California meridionale a febbraio e marzo. La Defense Advanced Research Products Agency (DARPA), la filiale del Pentagono responsabile dello sviluppo di nuove tecnologie, afferma che la forza di Manta Ray sta nella sua modularità, ovvero la sua capacità di cambiare carico utile a seconda della missione.
Secondo Northrop Grumman, inoltre, può essere scomposto e inserito in cinque container di spedizione standard, spostato nel luogo in cui verrà utilizzato e riassemblato sul campo. Il prototipo è infatti stato costruito nel Maryland e poi rimontato sulla costa della California per essere testato.
Nel frattempo, anche la Cina, definita dalle forze armate statunitensi la “minaccia alla pace” nel Pacifico, sta facendo progressi nello sviluppo di droni sommergibili. “Anche se i dettagli sono scarsi, come per la maggior parte delle capacità cinesi, li stanno sviluppando da almeno 15 anni e probabilmente ora hanno qualcosa di simile all’Orca in fase di test”, ha detto Salisbury alla Cnn.
L'esperto di sottomarini HI Sutton afferma sul suo sito web Covert Shores che, secondo un'analisi di intelligence open source, si ritiene che Pechino abbia almeno sei UUV extra-large in fase di sviluppo.
Oltre ad Australia, Stati Uniti e Cina, altri paesi che lavorano sugli UUV includono Canada, Francia, India, Iran, Israele, Corea del Nord, Norvegia, Russia, Corea del Sud, Ucraina e Regno Unito, secondo Sutton.
- 18:53 - Lavoro, Riccò (Fondazione Gi group): "Tasso occupazione femminile più basso in Europa"
Milano, 14 mag. (Adnkronos) - “Come fondazione partiamo sempre dall'analisi della realtà. Ci siamo accorti, dopo gli studi che abbiamo fatto negli scorsi anni, di come esista un problema di mancata valorizzazione di metà delle risorse del paese, che è la popolazione femminile, che troppo spesso resta fuori dal mercato del lavoro. Abbiamo il tasso di occupazione più basso in assoluto in Europa e che, con la nascita di un figlio, si abbassa ulteriormente. Abbiamo anche un elevato tasso di inattività femminile - vuol dire mancata partecipazione in assoluto, neanche ricerca di un lavoro - e il più alto tasso di part time, un 51% di part time involontario fra le donne”. Così Rossella Riccò, responsabile Area studi e ricerche Fondazione Gi Group, oggi nel corso di un evento a Milano, commenta i risultati dello studio ‘Donne, lavoro e sfide demografiche. Modelli e strategie a sostegno dell’occupazione femminile e della genitorialità’, di Fondazione Gi Group e Gi Group Holding, realizzato in collaborazione con Valore D.
Il non partecipare al mondo del lavoro non corrisponde a una realizzazione in altro contesto, come quello familiare, ma “ci siamo trovati ad essere il Paese con i valori di fecondità più bassi in Europa”. Proprio guardando al nostro Continente, “gli studi ci mostrano - continua Riccò - come nei paesi sviluppati di cui l'Italia dovrebbe essere parte, laddove c'è un investimento, da parte dello Stato, in sostegno alla genitorialità, sia di madri che di padri rispetto appunto al proprio contesto, occupazione femminile e fecondità vanno di pari passo”.
Perché da noi questo non succede? “Per poter capirne le cause - spiega Riccò - occorre andare ad approfondire lo studio in un modo appunto multidisciplinare, avere uno sguardo olistico, capire che cosa ci dicono gli studi di genere, demografici, occupazionali, sui dati del mercato del lavoro. Abbiamo voluto coinvolgere le persone più esperte in ambito italiano di queste tematiche, ma non ci siamo voluti fermare al contesto italiano” che è stato paragonato ad altri 5 paesi europei che rappresentano la maggior parte del Pil europeo e i Paesi con cui ci interfacciamo maggiormente: Francia, Germania, Spagna, Svezia e l'Olanda. Nel confrontarci - continua l’esperta - abbiamo voluto andare a guardare non solo i dati, le caratteristiche culturali, ma anche le politiche familiari e occupazionali messe in campo e abbiamo guardato alla questione con uno sguardo che coinvolgesse che cosa fa lo Stato, e quindi le istituzioni, cosa fanno le organizzazioni, cosa dicono le persone”.
Come Paese, partiamo da uno “ svantaggio: a livello culturale siamo molto arretrati. Siamo l'unico Paese in cui più del 50% sostiene che se una madre lavora, il bambino in età dell'infanzia soffre - chiarisce Riccò -Siamo il Paese in cui per un quarto della popolazione, se c'è poco lavoro, è giusto che quel lavoro venga dato all'uomo”. In Italia c'è uno sbilanciamento di carico di cura e di lavoro domestico in capo alle donne, con 4,9 ore al giorno versus 2 ore dell'uomo, che vuol dire 20 ore in più alla settimana, che nell'anno sono più di un mese e mezzo di lavoro preso in carico dalle donne, considerato come affare loro, laddove - conclude l’esperta - al di là dell'allattamento al seno, abbiamo tutti 2 mani, 2 gambe”.