In Veneto continuano ad aumentare i casi di virus West Nile Disease, trasmesso dalla zanzara Culex. Le vittime sono diventate quattro, dopo la morte all’ospedale di Verona di un’anziana di San Giovanni Lupatoto, che era ricoverata da una quindicina di giorni e le cui condizioni si sono aggravate a Ferragosto. La donna soffriva di una grave patologia, una leucemia in fase terminale, e un paio di settimane fa aveva cominciato a lamentare forti mal di testa e nausee, i sintomi tipici della malattia che possono essere confusi con quelli dell’influenza. Dagli esami di laboratorio era stata accertata la positività al virus e il Comune veronese ha ordinato la disinfestazione del quartiere dove l’anziana viveva.

Il primo decesso il 31 luglio, sempre in provincia di Verona, dove nell’ospedale di Legnago è morto un anziano di 86 anni. Una settimana dopo, l’8 agosto, la seconda vittima, un anziano 89enne di Este, in provincia di Padova. Il 13 agosto, il virus che fu scoperto per la prima volta in Egitto ha complicato un quadro clinico già critico in una donna di 74 anni residente a Salgareda, in provincia di Treviso. Tutti i morti, quindi, erano persone in età avanzata e sofferenti di gravi patologie che ne hanno debilitato il fisico.

In Veneto alla vigilia di Ferragosto i casi erano ufficialmente 84, di cui 59 lievi, con febbri più o meno alte e durature. In 25 casi si è sviluppata una encefalite. Ma la contabilità è in costante evoluzione. Altri quattro contagi sono stati accertati nella zona del Veneto Orientale. Una donna di 46 anni di Meolo e un uomo di 55 anni di Annone Veneto non hanno richiesto il ricovero. Altri due casi riguardano un sessantottenne di Jesolo e un anziano turista bresciano che era in vacanza ad Eraclea Mare: sono stati ricoverati negli ospedali di San Donà di Piave e Portogruaro. Da Padova, dopo i primi dieci casi di contagio accertato nell’Alta Padovana, arriva la conferma di positività per una donna sessantenne di Cavino e un uomo di Fontaniva. Un contagio è stato accertato anche in Alto Adige, Val Badia, dove si trovava in vacanza un veronese, che ha però contratto il virus in Veneto.

Dai vertici della Regione Veneto arrivano rassicurazioni. L’assessore Luca Coletto: “Si tratta di una situazione particolarmente intensa rispetto agli anni scorsi, la cui virulenza potrebbe essere stata aiutata dal clima caldo e umido delle ultime settimane. Tutto è monitorato minuto per minuto ed è assolutamente sotto controllo. Non è il caso di parlare di un particolare allarme”.

Eppure le notizie circolano in fretta. Tanto è bastato ai giornali austriaci e tedeschi per scrivere articoli allarmistici sulla sicurezza sanitaria nelle spiagge venete, dove i turisti stranieri sono molto numerosi. Per questo Coletto replica: “Il contagio è limitato ad alcune decine di casi su milioni e milioni di persone presenti in Veneto. Nell’80% il virus è asintomatico, nel 20% provoca una febbricola e solo nello 0,1% evolve nella più pericolosa forma neuroinvasiva che, in persone con patologie pregresse e basse difese immunitarie, può portare al decesso. Da giugno teniamo sotto controllo il fenomeno con campionamenti continui, attraverso una stretta collaborazione tra Uls e Comuni e disinfestazioni straordinarie a cura degli enti locali. Gli ospedali sono perfettamente attrezzati e garantiscono diagnosi immediate e cure efficaci”.

“Gli allarmi della stampa estera sono dettati da ignoranza, sensazionalismo o, peggio ancora, da premeditazione a sfondo commerciale. Preconfezionare bufale è una tradizione di certa informazione teutonica come quando, anni fa, un giornale tedesco titolò ‘Algenpest’ mentre i suoi lettori e i loro connazionali facevano beatamente il bagno sulle coste venete”. Il riferimento era allora alle mucillagini.

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