Fare uso di talco aumenta il rischio di ammalarsi di cancro dell’ovaio? “No, anche se al momento gli studi disponibili non sono completamente risolutivi, la maggioranza delle prove scientifiche più rigorose non dimostra un aumento di rischio tra le utilizzatrici di talco”. È quanto si legge sul sito dell’Associazione italiana della ricerca sul cancro (Airc), dopo che una sentenza statunitense ha condannato una nota azienda produttrice di talco a risarcire alcune donne affette da cancro dell’ovaio. “Le prove scientifiche – evidenzia l’Airc – non vanno però nella stessa direzione della sentenza: nella maggior parte dei casi non si nota alcuna relazione tra uso di talco e aumento del rischio. Quando emerge un piccolo aumento del rischio, si tratta di studi retrospettivi, basati sui ricordi delle persone intervistate e quindi meno affidabili di studi sperimentali. A ‘discolpa’ del talco vi sono anche due importanti fattori: in nessuno studio è stata notata una relazione tra uso di talco a livello inguinale (o addirittura all’interno della vagina) e aumento del rischio; né è stata individuata una relazione tra durata del consumo di talco e frequenza della malattia (una relazione invece quasi sempre esistente nel caso dei carcinogeni). Per ragioni di precauzione, gli esperti consigliano comunque di evitare l’uso del talco a livello inguinale o genitale, ma non rilevano rischi per altre parti del corpo”.

“Le cause del tumore dell’ovaio – ribadisce l’Airc – restano in massima parte ignote: è probabile che non ci sia una sola causa, ma che contribuiscano numerosi fattori, in parte genetici e in parte ambientali. Tra i molti milioni di donne che in tutto il mondo usano o non usano abitualmente il talco, una esigua minoranza, pari fra i due gruppi, sviluppa ogni anno un tumore dell’ovaio. Alla luce dei dati disponibili, l’International Agency for Research on Cancer (Iarc) ha classificato il talco contaminato da asbesto (un minerale già noto per essere all’origine del mesotelioma pleurico) come “carcinogeno per gli esseri umani”, ma è rassicurante sapere che la causa della cancerogenicità è l’asbesto e non il talco e che tale prodotto non è più in commercio da molti anni”.

“È vero che c’è stata una condanna – commenta all’Adnkronos Salute Umberto Tirelli, direttore dell’Unità operativa di Oncologia medica dell’Istituto nazionale tumori Cro di Aviano – ma non so quanto le prove a sostegno siano conclusive. Si tratta di donne che usavano il talco per l’igiene intima, ma bisognerebbe conosce le quantità e la frequenza d’uso del prodotto”. “È comunque sempre giusto – aggiunge Rossella Nappi, professore associato della Sezione di clinica ostetrica e ginecologica dell’università di Pavia-Irccs Policlinico San Matteo – che ci siano controlli continui ed eventuali ritrattazioni” se emergono dati che possano far ipotizzare rischi su ogni prodotto. “Dire fino a che punto possa essere colpa del talco – conclude – non è facile”.

Non c’è ad oggi una correlazione scientificamente provata tra utilizzo di talco e insorgenza di tumore all’ovaio, ma è invece scientificamente noto come l’asbesto sia un agente fortemente cancerogeno” afferma il direttore dell’Unità di Oncologia dell’Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma, Francesco Cognetti. “Esiste una correlazione scientifica accertata – spiega Cognetti – tra l’esposizione all’amianto, o asbesto, e l’insorgenza di alcuni tumori come il mesotelioma pleurico o peritoneale, ma ad oggi non ci sono prove scientifiche di una correlazione diretta causa-effetto tra esposizione ad asbesto e tumore ovarico”. Ad ogni modo, aggiunge l’esperto, “nulla può essere escluso in modo categorico dal momento che l’asbesto è un forte elemento cancerogeno. Per questo è bandito ormai da anni, anche se grandi quantità di amianto sono ancora presenti nel nostro Paese”. Va inoltre ricordato, sottolinea Cognetti, che “indipendentem nte dalla continuità con cui si viene in contatto con tale elemento, l’asbesto dà comunque un forte rischio cancerogeno”.
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