Donald Trump ed Emmanuel Macron aprono alla possibilità di rimettere mano all’accordo sul nucleare iraniano. Partendo da posizione diverse certo, da quelle “differenze” più volte ricordate nella cornice della prima visita di Stato dell’era Trump, ma che da oggi paiono poter convergere nella stessa direzione. E allora se da una parte il presidente americano ribadisce la sua condanna per un accordo “disastroso” e scandisce un duro monito a Teheran (“Se riavviano il loro programma nucleare avranno problemi più grandi che mai”), dall’altra quello francese dichiara l’intenzione di lavorare ad una nuova intesa, confermando che “le discussioni avute apriranno la strada” in questa direzione.

Parole, quelle del capo dell’Eliseo, che paiono come una vera inversione a ‘u’ rispetto a quanto il presidente francese aveva detto alla vigilia della visita di tre giorni negli Stati Uniti: “Non ho un piano B per il nucleare contro l’Iran” se gli Usa decidessero di uscire sull’accordo nucleare sottoscritto nel 2015, aveva scandito Macron in un’intervista a Fox News, preannunciando di voler chiedere al tycoon di “non abbandonare l’accordo perché non ci sono opzioni migliori”.

Al massimo ci sono possibili ‘capitoli’ aggiuntivi che consentano di guardare oltre il 2025, limite temporale che al momento impegna l’Iran allo stop per le attività nucleari. Questo per poter guardare oltre, aggiungendo un pilastro che possa dissuadere Trump dal buttare nel secchio l’intesa, preservando la stabilità nella regione. E questo vuol dire anche Siria: se Trump sia stato convinto dallo charme più volte lodato del giovane presidente francese non è detto, ma per ora sul ritiro delle truppe dalla Siria sembra ammorbidirsi. Così il tycoon ringrazia pubblicamente Macron per la cooperazione nei raid in risposta all’uso di armi chimiche a Douma e a domande in conferenza stampa risponde che sì, lui dalla Siria vuole venir via, ma non prima di aver portato a termine la missione, di aver lasciato un segno.

Macron spiega e Trump annuisce, ma non prende impegni. La prossima scadenza per una decisione sull’Iran è fissata per il 12 maggio e il presidente americano resta vago: “Vedremo cosa accadrà”, afferma. Al tavolo ci sono altri attori, tutti contrari a riaprire il vaso di pandora. Però Trump venerdì vedrà Angela Merkel (in visita a Washington) ed è probabile un colloquio telefonico anche con la premier britannica Theresa May. Questo mentre Israele preme sull’Italia perché smetta di frenare nuove sanzioni Ue contro il programma missilistico dell’Iran. Lo riferisce Canale 10, secondo cui due settimane fa il direttore generale del ministero degli Esteri a Gerusalemme “ha invitato” l’ambasciatore italiano Benedetti esprimendogli “insoddisfazione” per la posizione italiana.

Non si fa attendere nemmeno la risposta iraniana, con il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif che ha avvertito: “Molto probabilmente” Teheran abbandonerà l’accordo sul nucleare se Trump si ritirerà dall’intesa, in quanto in tal caso non sarebbe più vincolata dagli obblighi internazionali. E così potrebbe riprendere le attività di arricchimento dell’uranio oltre i limiti imposti dall’intesa.

Trump e Macron si scambiano attestati di amicizia. “E’ perfetto”, dice il tycoon del capo dell’Eliseo, concedendosi anche un bizzarro momento di confidenza spolverando la giacca del presidente francese. Da parte sua Macron onora l’America, cita Tocqueville, fa appello all’unità: “Gli Usa e l’Europa hanno un appuntamento con la Storia. E abbiamo il dovere, amico mio, di presentarci a quell’appuntamento”. Intanto tra la first lady Melania Trump e la premier dame Brigitte Macron è una gara di stile e di eleganza che ha affascinato su entrambe le sponde dell’Atlantico.

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