Quando si parla di Vadalà a Bova Marina, in provincia di Reggio Calabria, si pensa subito al boss Domenico Vadalà conosciuto come “Micu u lupu”. Non arrivano certamente al suo livello Antonino e Bruno Vadalà, due dei tre imprenditori arrestati in Slovacchia per l’omicidio del giornalista Jan Kuciak. Tuttavia sono figli di Giovanni Vadalà detto “cappiddazzu” e descritto in alcune carte giudiziarie come un soggetto “di sicuro spessore criminale considerato i legami di parentela con la famiglia Nucera di Condofuri e la vicinanza alle più grosse famiglie di ‘ndrangheta del reggino”.

Il nome di Nino Vadalà spunta nella documentazione che anni fa ha portato allo scioglimento del comune di Bova Marina. Viene descritto come un soggetto “coinvolto in vicende penali per favoreggiamento personale ed associazione di tipo mafioso”. Si parla di lui anche in alcune informative della guardia di finanza  relative a un giro di cocaina che vedeva coinvolti personaggi calabresi che operavano nel nord Italia e, in particolare, in Lombardia.

Il summit per la cocaina – In sostanza, in quelle note depositate dalla procura di Firenze, le fiamme gialle avevano accertato che in provincia di Lodi, a San Fioriano, ci sarebbe stato un incontro per discutere di una fornitura di polvere bianca.  “A tale summit – scrivevano gli investigatori – avevano partecipato, quali possibili acquirenti/finanziatori dello stupefacente, anche Palamara Giovanni e tale Vadalà Antonino”. Che in quella fase delle indagini, nel 2014, risultava “non meglio identificato”. All’epoca, infatti, le fiamme gialle annotavano che quel “Nino Vadalà si è recato temporaneamente in Slovacchia”. Un elemento che collega l’uomo citato nell’indagine sulla cocaina all’uomo arrestato per l’omicidio del giornalista Kuciak.

Mentre c’era chi in Italia gestiva “le incombenze connesse al traffico di droga”, in Slovacchia Nino Vadalà si occupava di affari. Scrive, infatti, sempre la guardia di finanza: “L’attività tecnica svolta nell’ambito del presente procedimento penale ha, inoltre, permesso di appurare come Vadalà Antonino abbia, in Slovacchia, importanti interessi economici e, in tale ottica, è interessante la conversazione telefonica intercorsa il 9 marzo 2014 con il fratello ‘Sebastiano’. nel corso della quale ‘Nino’ lo ha informato che sarebbe tornato in Italia molto presto e che era impegnato nelle ultime formalità inerenti la vendita della propria azienda al prezzo di ‘2 e qualcosa’ e l’acquisto di un’altra”.

Imprenditore in Slovacchia – Il quotidiano slovacco Korzar dipinge Vadalà come un imprenditore attivo nell’immobiliare, nell’energia e nell’agricoltura. Nell’ultimo reportage di Kuciak, pubblicato da diverse testate slovacche, si fa riferimento ai collegamenti tra ambienti imprenditoriali e politici slovacchi alla ‘ndrangheta e in particolare al business che nel 2009 Vadalà aveva intenzione di avviare nella zona industriale di Lucenec: un affare da 70 milioni che non è decollato ma che è bastato per qualificare Vadalà come “imprenditore del settore dell’energia”, per citare l’ex ministro dell’Economia Pavol Rusko.

I rapporti con la politica – Per la carriera di Vadalà, è fondamentale il rapporto con Maria Troskova, da ieri ex assistente del premier Robert Fico, diventata partner dell’imprenditore nel business del fotovoltaico: i due fondano la Gia Management nel 2011, ma Troskova lascia la compagnia dopo un anno per concentrarsi sull’attività politica.  Prima diventa assistente del parlamentare Viliam Jasan, leader del partito Smer, e poi con un salto triplo arriva fino a Fico. Anche Jasan, nel giro di qualche mese, viene promosso e diventa Segretario del Consiglio di Sicurezza, con accesso a documenti top secret. Il legame tra Jasan e Vadalà, secondo la stampa, è evidente: un’attività imprenditoriale coinvolge il figlio del politico e il jet privato che Jasan usa, tra l’altro, appartiene ad una compagnia rilevata da Vadalà. L’imprenditore, come dimostrerebbe anche la sua attività online, si spende per lo Smer. Elogia il premier Fico, sostiene il ministro Robert Kalinak e appoggia Richard Rasi, candidato dallo Smer alla presidenza della regione di Kosice, scrivendo direttamente a Rasi e preannunciando incontri.

Un caso politico – Troskova e Jasan hanno rassegnato ieri le dimissioni. Lo stesso ha fatto il ministro della Cultura, Marek Madaric, che però non risulterebbe coinvolto nell’inchiesta e non viene citato nel reportage del giornalista. “Dopo l’assassinio di un giornalista non posso immaginarmi ancora a ricoprire tranquillamente l’incarico di responsabile di questo ministero che è responsabile anche per i media”, ha detto il ministro. Il 27 febbraio, durante una conferenza stampa, il premier Fico ha preso pubblicamente posizione per difendere Troskova: “State collegando persone innocenti ad un duplice omicidio. Questo è troppo”. Alle domande su Jasan, aveva risposto: “Agirò sulla base dei risultati delle indagini”. Poi, 24 ore dopo, sono arrivate le dimissioni di entrambi.

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