Era il 20 febbraio 1958, sessant’anni fa, quando venne approvata definitivamente la legge Merlin che aboliva le case chiuse. Ci vollero esattamente sette mesi per dare corso alla legge: il 20 settembre 1958, vennero chiuse 560 case di tolleranza in cui venivano ospitate circa 2.700 prostitute.

Non fu un iter semplice per il testo voluto dalla senatrice socialista Lina Merlin, una delle 21 ‘madri costituenti’, che contestualmente introduceva i reati di sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione. La legge non venne approvata subito, la parlamentare impiegò dieci anni per farla passare dopo lunghe discussioni in Parlamento. A votarla, alla fine, fu un fronte trasversale composto da Democrazia Cristiana, Partito comunista, socialisti e repubblicani. Votarono contro invece monarchici, Msi, Pli e socialdemocratici.

A 60 anni di distanza, il tema delle case di tolleranza fa ancora parte del dibattito politico. La Lega propose una raccolta firme per abolire la legge. E in questa campagna elettorale è stato proprio il Carroccio a parlarne di nuovo con l’avvocatessa Giulia Bongiorno, candidata da Matteo Salvini. Quattro anni fa è stato il Pd a presentare un disegno di legge per regolare il fenomeno della prostituzione in strada, ma la proposta si è arenata.

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