Il lavoro di chi indaga sulla morte di Pamela Mastropietro, la 18enne romana i cui resti sono stati ritrovati in due trolley, appare molto più che complicato. “I primi esiti degli espletati accertamenti medico-legali non hanno consentito di raggiungere risultati altamente significativi sul piano probatorio” fa sapere il procuratore di Macerata Giovanni Giorgio. Questo “perché mancano tracce di sangue e di urina sui resti del cadavere che, a dire dei medici legali, è stato sezionato in modo apparentemente scientifico”. Ed è per questo che è stata eseguita una seconda autopsia sul cadavere della ragazza. “Ulteriori accertamenti di laboratorio – conclude Giorgio – saranno effettuati la settimana prossima”.
L’autopsia, durata oltre quattro ore, è stata eseguita all’obitorio dell’ospedale maceratese dal professor Mariano Cingolani, dell’università di Macerata, assistito dagli altri medici legali Dora Mitella e Roberto Scendoni. L’altro perito, il tossicologo Rino Froldi, docente del locale ateneo, ha eseguito prelievi per chiarire se Pamela sia morta per overdose o per altre cause: presenterà i risultati degli accertamenti entro 20 giorni. Erano presenti anche il criminologo Domenico Mazza, gli avvocati Monia Fabiani (per l’indagato Innocent Oseghale) e Gianfranco Borgani (per Lucky Desmond, l’altro nigeriano chiamato in causa anche per la cessione di eroina a Pamela).
Intanto sono iniziati gli accertamenti del Ris di Roma dei carabinieri sul materiale prelevato nell’abitazione di via Spalato 124 a Macerata, dov’è morta Pamela. Nell’appartamento, in cui abitava Innocent Oseghale, il 29enne nigeriano arrestato per occultamento e vilipendio di cadavere, i militari avevano trovato i vestiti di Pamela macchiati di sangue e tracce ematiche in cucina e su un piumone messo ad asciugare in balcone. Tra gli oggetti sequestrati, alcuni grossi coltelli da cucina e una mannaia che potrebbe essere servita per sezionare il corpo. Al vaglio anche indumenti e scarpe di Oseghale e di un secondo indagato.
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