Nel 2014 a Casale Monferrato (in provincia di Alessandria) è nata la prima squadra di rugby italiana formata da rifugiati provenienti da dodici paesi diversi. L’idea è dal presidente della società casalese “Le tre rose”, Paolo Pensa che tre anni fa inizia a reclutare giovani rugbisti nei vari centri di accoglienza della zona: “Vedevo dei ragazzi che spesso erano ospitati in strutture dove non facevano nulla – racconta il presidente – così abbiamo pensato a creare questa opportunità per loro”. Quasi tutti non avevano mai visto una palla da rugby nei loro paesi d’origine, ma allenamento dopo allenamento si sono visti i primi progressi. “Il rugby mi ha insegnato la disciplina, ma anche a essere responsabile e un grande uomo in vita”.

Luca Patrucco è uno dei coach della squadra, che oggi milita nel campionato di serie C. “Mi hanno proposto di guidare la squadra proprio con l’idea immigrazione-integrazione, ma io non ci avevo mai pensato perché nel rugby è una cosa intrinseca. Io li ho sempre visti come dei giocatori, nient’altro. Nessuna differenza. E se il primo anno perdevamo le partite di 70,  adesso ce la giochiamo con tutti” dichiara. L’esperienza è sostenuta dall’amministrazione comunale che ha affidato la gestione del campo alla società e dalla Federazione Italiana Rugby.

Articolo Precedente

Ius Soli, scaricabarile tra il Pd e il M5s: “Non abbiamo i numeri”. “Ipocrisia”. E Avvenire: “Mossa da ignavi”

next
Articolo Successivo

Parità di genere, nel libro per bambini “mamma stira e papà gioca a pallone”. Polemica in rete: “Va cambiata la rima”

next