Stracci che diventano pannelli isolanti e fonoassorbenti. Un gioco di prestigio? No, accade in Toscana dove la materia prima certo non manca: si parla degli scarti tessili dell’area industriale di Prato, per esempio. Si calcola che in Toscana si producano circa 10 milioni di tonnellate di rifiuti speciali all’anno: di questo volume, 50mila tonnellate sono riconducibili al settore tessile di Prato. Scarti non classificati come sottoprodotto tessile, ma come rifiuti speciali e soggetti a una gestione particolare secondo la quale possono essere immediatamente riutilizzabili o altrimenti destinati ai termovalorizzatori, nelle discariche o ancora peggio ad ingrassare la camorra che da anni si arricchisce con la rivendita degli abiti usati infilati nei cassonetti per i più poveri.

Nonostante gli ostacoli delle normative, circa il 60-70 per cento degli scarti tessili viene riciclato e trasformato in tessuti da riutilizzare. Ma l’innovazione, ora, è farli diventare pannelli isolanti da impiegare nell’edilizia. In Italia esiste solo una sola azienda abilitata: la Manifattura Maiano, azienda medio-piccola di Capalle (nel comune di Campi Bisenzio) con 80 dipendenti, ma attiva da 60 anni che – al pari di altre aziende sul territorio – ha iniziato con il recuperare feltro dei molleggi in arredamento e il cardato buono per confezionare cappotti e ha finito diventando l’unica azienda italiana che può produrre un pannello isolante con gli scarti tessili a chilometro zero (o meglio nel raggio di 15 chilometri). I pannelli sono realizzati con una nuova lavorazione, che ha richiesto un investimento per nuovi impianti e ora il prodotto non è più sperimentale e, anzi, vanta anche la certificazione di qualità rilasciata dalla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. Il progetto è entrato a far fare di un importante percorso formativo sull’economia circolare indirizzato a tutte le aziende regionale patrocinato dalle di Commercio di Prato e Firenze in collaborazione con la scuola Sant’Anna.

Ma far decollare il progetto è impegnativo. Di sicuro non esiste un vantaggio economico per il cliente e questo impedisce una diffusione su larga scala. “C’è molta più offerta che domanda del prodotto – dice Sara Casini, una delle titolari della Manifattura Maiano e responsabile del settore Ricerca e Sviluppo – Non esiste un vero vantaggio economico per chi acquista un pannello come il nostro”. Così accade, aggiunge Casini, che il prodotto dia “soddisfazione a chi ha a cuore l’ambiente, ma in termini economici non c’è nessun vantaggio per chi acquista”. Cosa servirebbe, dunque? “Basterebbero attenzioni intuitive e banali come non far pagare l’Iva. Siamo tenuti d’occhio su come ricicliamo e su come differenziamo, ma non c’è un incentivo affinché il pannello venga acquistato. E pensare che tutti gli scarti tessili impiegati per questi pannelli, se non finiscono nel riuso, finiscono in discarica perché nel termovalorizzatore brucerebbero a temperatura troppo alte e sono difficili da tagliare”.

Così la politica non deve far solo volare gli stracci, ma può avere la possibilità farli diventare apparati utili nella riqualificazione edilizia. Un’idea sposata dai Cinquestelle che – primo firmatario Giacomo Giannarelli – hanno presentato una proposta di legge ora all’attenzione del consiglio regionale della Toscana. La politica a livello regionale e nazionale – si spiega nel testo M5s – potrebbe incentivare l’uso dei pannelli con agevolazioni fiscali per aziende e privati, anche se con strumenti fiscali limitati, Irap e bollo. Ma non solo: con nuove norme potrebbe inserire nei disciplinari degli appalti la possibilità di utilizzare materiale riciclato dal tessile con detrazioni fiscali per chi ne fa uso e promuovere così, attraverso i pannelli, la riqualificazione energetica degli immobili.

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