Carcere a vita per i crimini commessi nella ex Jugoslavia. Questa la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale penale internazionale dell’Aja nei confronti di Ratko Mladic, il “boia di Srebrenica”. I giudici lo hanno ritenuto colpevole di 11 dei 10 capi di accusa. Confermate le accuse di genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità. Una sentenza che l’ex generale non ha nemmeno ascoltato. Mladic è stato infatti allontanato dall’aula dopo aver urlato contro i giudici.  Quando la corte ha cominciato lettura del verdetto, Mladic ha chiesto di poter andare al bagno dove è rimasto per oltre 40 minuti. Al suo ritorno, gli avvocati difensori hanno chiesto di rinviare la sentenza di un altro giorno a causa delle condizioni di salute del generale. Alla risposta negativa della corte, Mladic ha avuto uno scatto d’ira e ha cominciato a protestare ed è stato quindi allontanato. L’ex generale si era sempre proclamato innocente: “Ho difeso il mio Paese”. La sua difesa aveva chiesto l’assoluzione.

“A Sarajevo Ratko Mladic volle portare avanti una campagna micidiale di bombardamenti e cecchini – ha letto il giudice nella sentenza – A Srebrenica volle perpetrare genocidio, persecuzione, sterminio, assassinio e atti disumani attraverso trasferimenti forzati”. Mladic, ex capo militare delle forze serbo-bosniache, era accusato del massacro di 8.000 musulmani a Srebrenica, in quella che è considerata la peggior esecuzione di massa in Europa dalla Seconda guerra mondiale. Soddisfatto l’alto commissario Onu per i diritti umani, Zeid Raad Al Hussein: “Mladic è il paradigma del male, questa è un’importantissima vittoria per la giustizia”.

Ad attendere la decisione della corte c’erano anche le associazione delle vittime di guerra che sono scoppiati in lacrime al momento della lettura della sentenza. “Hanno dimenticato per un momento il male che ci è successo per mostrare la soddisfazione per ciò che è successo oggi” ha dichiarato l’ex sindaco di Srebrenica e sopravvissuto al massacro. Fuori dal tribunale si è registrato uno scontro tra Bakira Hasecic, presidente dell’associazione “Donne vittime della guerra”, e un sostenitore dell’ex generale che sventolava una bandiera serba. La polizia è intervenuta per calmare la situazione. “E’ triste vedere come oggi si glorifichino persone che si sono macchiate dei crimini più orrendi – ha dichiarato la donna a un’emittente balcanica – Fa male assistere all’esaltazione del genocidio e degli stupri di massa ai danni delle donne non serbe”. L’uomo, invece, ha rivendicato il diritto di poter sostenere il generale Mladic: “Se loro possono farlo, posso farlo anch’io”.

Mladic fu arresto nel 2011 dopo una lunga latitanza. Accusato nel 1995 dal tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, il processo non si era mai svolto a causa dell’assenza dell’imputato che si era reso irrintracciabile. Gli Stati Uniti offrirono una taglia di 5 milioni di dollari per la sua cattura. Alla fine l’ex generale venne arrestato in un villaggio poco distante da Belgrado. Pochi giorni dopo l’arresto Mladic venne estradato all’Aja per essere processato.

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