“I rom e i romeni non sono la stessa cosa”. “Non tutti i
romeni sono
ladri”. La prima discussione che
Pasquale Capriglione ha avuto in
università, ha visto i suoi
colleghi impegnati a sfatare i
luoghi comuni che riguardano il popolo romeno. Si trovava a
Timisoara, città della
Romania che ha accolto l'allora 18enne campano per iniziare gli studi in
medicina e
chirurgia. “Ricordo ancora quelle prime discussioni. Loro ci considerano affettuosamente i loro
cugini ricchi ed è triste vedere come a volte il popolo italiano li associ soltanto a fatti di cronaca nera”.
Pasquale si è tolto il
camice da pochi minuti, ha appena finito la guardia notturna nell'ospedale di
Krems an der Donau, città nelle vicinanze di
Vienna. Il 25enne, infatti, dopo una laurea in
medicina e chirurgia ottenuta – con il massimo dei voti – in
Romania nel 2016, ha raggiunto una posizione come specializzando in
Austria. “Dopo sei anni fantastici trascorsi in
Romania, ho sentito la necessità di un nuovo stimolo per il mio
percorso formativo”. E l'esperienza romena gli è servita anche per la
selezione austriaca, visto che “i vari
selezionatori hanno apprezzato il fatto che io abbia studiato all'estero, sottolineando la mia
capacità di
adattamento in un paese straniero”.
È stata la sua
voglia di viaggiare a fargli scegliere di studiare medicina lontano da casa. Ci sono poi angoli d'Italia, dove i racconti dei compaesani possono lasciare impressa ancora un'aura di fascino. Così, nel piccolo paese della provincia di
Avellino dove è cresciuto, a
Sirignano, Pasquale ricorda quando era al
liceo e diversi ragazzi del suo paese hanno iniziato a trasferirsi in
Romania per lavoro e studio. “Parlando con loro sono venuto a conoscenza di un mondo completamente
diverso da quello descritto dai media, per nulla arretrato ma in grande crescita e con grande spirito civile”. In particolare,
Timisoara, che sarà capitale europea delle cultura per l'anno 2021, incarnava per lui la
magia dell'
Europa degli albori, un melting pot dove culture diverse vengono in contatto in maniera pacifica. E infatti, “grazie anche all’ospitalità di un popolo eccezionale come quello romeno”
Pasquale si è sentito integrato in una realtà “pronta ad accogliere chiunque aldilà di ceto sociale, nazionalità o orientamento religioso”.
La Romania? Un mondo diverso da quello descritto dai media. In crescita e con grande spirito civile
A chi vuole insinuare critiche sull'avere scelto di formarsi come medico in
Romania,
Pasquale ricorda che anche per lui la prova selettiva è stata rigida. “La
differenza sostanziale rispetto al test di ammissione italiano è che non esistono domande di
cultura generale, cosa che purtroppo in alcuni casi in
Italia svantaggia una parte degli aspiranti medici”. Per quanto riguarda le tasse universitarie, sicuramente negli atenei romeni sono inferiori rispetto a quelle del
Belpaese, tuttavia “questo è un
aspetto positivo che permette anche a persone meno agiate di poter perseguire il proprio sogno”. Un altro fattore che lo porta a consigliare la
Romania è che a differenza dell'
Italia garantisce una
formazione non soltanto teorica ma anche pratica, “cosa molto importante per chi vuole continuare il suo percorso all'estero”.
Mentre compila
cartelle cliniche o inizia il turno notturno, in
Austria, a
Pasquale è capitato di incontrare diversi
medici che dopo aver conseguito la laurea in Italia hanno scelto di partire “per avere un futuro che non sia fatto di
precariato”. Lui, che in
Italia non ha mai lavorato, ha mantenuto i
contatti con molti amici che hanno deciso di restare nel
Belpaese, ma si sono trovati “in un mondo del lavoro fatto di incertezze e nella maggior parte dei casi sottopagato”. Tanto che il 25enne campano non riesce a immaginarsi il suo futuro nella terra dov'è nato. “In
Italia al momento non vedo
prospettive favorevoli per il mio percorso formativo, ma non escludo di poterci ritornare tra qualche anno, arricchito dalle mie esperienze all’estero”.
In Italia al momento non vedo prospettive favorevoli per il mio percorso formativo
Cosa cercava l'allora 18enne campano quando è partito alla volta della
Romania e ora cosa cerca ora mentre sceglie di specializzarsi in
Austria, invece che tornare a casa? “Un
Paese che metta al centro della
discussione il cittadino, che si occupi dei suoi
bisogni e dei suoi
desideri e soprattutto che investa nei
giovani, cosa che purtroppo in
Italia per il momento non accade”. Così per lui, medico di 25 anni, da giugno è iniziata una nuova avventura austriaca, alla ricerca di quell’indipendenza
economica e
intellettuale, “che purtroppo l’
Italia non è stata in grado di offrirmi”. Il mantra della sua vita è “Ogni tentativo è già una vittoria”. Perciò, “il consiglio che posso dare alle generazioni più giovani è di perseguire sempre i propri sogni”. "
Stay hungry. Stay foolish" (“Siate affamati, siate folli”).