E fu la volta del ‘Rosatellum’: 50% proporzionale e 50% maggioritario, senza premio di maggioranza e sbarramenti al 5. È questa la proposta di legge depositata in Commissione Affari Costituzionale, dopo in tira e molla in casa dem, che ha visto poi l’abbandono del ‘Legalicum’ e la sostituzione del relatore, con Emanuele Fiano al posto il deputato di Scelta Civica, Mazziotti di Celso. Per il M5S: “Il Pd sta preparando una legge che di fatto vuol escludere il M5S con la quale si dà via libera alle ammucchiate, quindi ancora ingovernabilità perché saranno ostaggi di piccoli partiti. E questa operazione verrà portata avanti tramite i voti dei voltagabbana al Senato – dichiara Giulia Sarti – noi volevamo le preferenze“. “Noi vogliamo dare al Paese una legge che garantisca governabilità e rappresentatività e lo vogliamo fare con rapidità per portare questa legge in Aula alla Camera il 29 maggio”, dichiara sicuro Emanuele Fiano, relatore e deputato Pd. “Questa mattina ho letto il testo e sono rimasto basito – commenta Pier Luigi Bersani, deputato di Mdp-Articolo 1 – questa proposta non garantisce governabilità, riduce la rappresentanza e riduce la parola ‘coalizione’ ad una spartizione di candidature: un’accozzaglia senza un vero progetto politico, altro che nuovo ‘Ulivo’. E’ un sistema, dal quale certamente, il Pd può ricavarne un vantaggio“. “Questa legge crea accozzaglie e non coalizioni? ha ragione Bersani” afferma Fabrizio Cicchitto, deputato di Alternativa Popolare, che conferma il no alla proposta dem, anche se venisse abbassata la sogli di sbarramento, oggi fissata al 5%. “304 collegi proporzionali e 304 collegi maggioritari: se un partito non dovesse vincere neppure uno un collegio e dovesse prendere il 20%, questo diventerebbe il 10%. Una roba raffinatissima per favorire il Partito Democratico. E’ inutile negarlo è una legge scritta contro il M5S e contro i moderati”. Questa l’analisi di Francesco Paolo Sisto, deputato di Forza Italia e membro della Commissione Affari Costituzionali di Montecitorio. Ora il ‘Rosatellum’ gode di buoni numeri e di un’approvazione certa alla Camera dei Deputati, dove può contare del voto favorevole, oltre che del voto favorevole da parte del Pd, della lega Nord e dei ‘verdiniani’. Numeri che però al Senato non bastano. Un atto di forza del Pd bollato come “un atto di arroganza” è l’opinione dell’alleato alfaniano Cicchitto, “I numeri? ma quando sei al Senato i numeri evolvono” è il commento ironico di Bersani. E quando si parla di numeri da far lievitare e di voti da trovare, l’esperto è Denis Verdini, che lasciando Montecitorio sorride: “Di questa legge elettorale ci piace l’impostazione”. E i verdiniani, oggi riuniti nel gruppo Allenaza Liberalpopolare e Autonomie per – Scelta Civica per la Costituente Liberale e Popolare sono i più ottimisti: “I numeri? Ci saranno sicuramente” afferma Ignazio Abrignani; “I numeri si possono tranquillamente trovare: c’è il gruppo misto (che a Palazzo Madama conta di 40 senatore, ndr), c’è il GAL e ci siamo anche noi” sottolinea Vincenzo D’Anna. Ma qual’è partita politica che scaturisce da questa legge elettorale? Il futuro delle forze politiche e dei singoli parlamentari dipende dalle alleanze e dalle coalizioni e ci può anche essere qualcuno che già si sta organizza già da oggi in vista della prossima legislatura“, sottoliena Giuseppe Civati, leader di Possibile. Ed infatti i ‘verdinaini’ già pregustano un futuro roseo: “Cosa accadrà? Ha visto che mentre mi faceva la domanda era buoi e di colpo è uscito il sole…” sorride un raggiante Lucio Barani, più esplicito Vincenzo D’Anna: “Una lista ‘moderati per Renzi’, per unire ‘verdiniani’ e quanti nel centrodestra vogliano dare sostegno, oltre alla lista Pd, per ‘Renzi presidente’? Noi già votammo alcuni provvedimenti del governo Renzi perché erano provvedimenti di chiaro stampo liberale, alcuni di questi addirittura contenuti nel programma del 1994 di Forza Italia. Se c’è un programma condiviso per continuare a fare la ‘rivoluzione liberale’ si può trovare una sintesi sulle cose da fare“. Certo è che con l’iter avviato del’Rosatellum’, si arriverà alla scadenza naturale della legislatura ed il voto per i prossimi governo e Parlamento non ci sarà prima del prossimo febbraio 2018: “La legislatura – per Barani – potrebbe anche durare qualche mese in più“.

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