Il sindaco più amato d’Italia non ha eredi: Paolo Perrone, che cinque anni fa ha conquistato il suo secondo mandato a primo cittadino di Lecce con un plebiscito al primo turno, non è riuscito a far emergere un suo successore. O forse ce n’erano troppi, così tanti da rischiare di andare a schiantarsi. Tra i litiganti, alla fine, l’ha spuntata un “papa straniero”: Mauro Giliberti, 38 anni, giornalista della trasmissione Rai Porta a Porta. È sul suo nome che l’intero centrodestra ha trovato la quadra. Dopo mesi di schermaglie e veleni, la troika Raffaele Fitto – Adriana Poli Bortone – Luigi Vitali ha trascinato la coalizione fuori dalla palude.

Lì, invece, continua ad affondare il centrosinistra, tra autogol di candidature smentite, primarie evitate a tutti i costi e un estenuante corteggiamento a vuoto fatto a Dario Stefano, ex assessore regionale con Nichi Vendola, senatore eletto nella lista di Sel e Presidente della Giunta delle elezioni e immunità parlamentari.

A pochi mesi dalla nuova tornata delle amministrative, tuttavia, la partita sembra più aperta delle altre volte. Lecce è da sempre realtà dalle poche sorprese: da 19 anni, prima con Poli Bortone e poi con Perrone, gli azzurri vincono al primo turno con consensi bulgari; la città più monarchica d’Italia s’è fatta Dc prima, An poi, Fi dopo, ora Cor. Da quando è stata introdotta l’elezione diretta del sindaco, il centrodestra si è presentato spaccato solo una volta. Ed è stata l’unica in cui il centrosinistra abbia vinto, al ballottaggio, nel 1995, con Stefano Salvemini, fatto cadere due anni dopo.

Chi ha vissuto quegli anni lo sa. E per questo tenta di ricucire una tela che resta strappata. “Recuperare Alessandro Delli Noci è fondamentale”, predica l’ex sindaca Poli. “No, non sono interessato” è la risposta del 35enne assessore all’Innovazione nella giunta Perrone fino al 9 dicembre scorso. Ha annunciato la sua candidatura il 3 gennaio. Proviene da Fli, partito nato nel centrodestra ma le cui espressioni locali siedono, a livello regionale, accanto al governatore di centrosinistra Michele Emiliano. Che Delli Noci riesca ad affascinare una parte del Pd è certezza. Che riesca anche ad attirarla è “strada impraticabile”, dice il segretario dei democratici di Puglia Marco Lacarra.

Il Pd, al momento, ha visto solo volare piatti. A ottobre, ha “bruciato” la carta Alfredo Prete, presidente della locale Camera di commercio: era già stata convocata la conferenza stampa per annunciarne il nome, ma al suo posto è arrivato il “No, grazie”. A dicembre, ha fatto un passo indietro l’unico che da tempo si era dichiarato disponibile a correre per le primarie, il consigliere regionale Sergio Blasi, “padre” della Notte della Taranta: aveva le carte per poterla spuntare, ma è in posizione di netta minoranza nel partito e va di traverso alla segreteria provinciale, che le consultazioni allargate le ha volute evitare come il diavolo con l’acqua santa. La pizzica è continuata, poi, attorno a Stefano, che nelle scorse ore ha ribadito: “Non ci sono le condizioni per la mia candidatura a sindaco”. Motivo: “L’unanimità non c’è mai stata” sul suo nome. Si continua nel pantano.

La figura di Giliberti ha spostato l’attenzione sulla nuova generazione. E sulla “società civile”: prima di essere inviato per Bruno Vespa, il giornalista è stato responsabile del tg di Telerama per anni ed è cresciuto nell’emittenza locale. “Pronto a tornare a casa mia. Casa mia è la città più bella d’Italia, Lecce” è la frase con cui, da Facebook, ha annunciato l’avvio della sua corsa. Giliberti è il jolly che potrebbe spostare il terreno di gioco al di là dei partiti, anche per il principale schieramento avversario.

Di certo c’è che in casa centrodestra in molti si leccano adesso le ferite. Il primo è il sindaco Perrone, che ha cercato in tutti i modi di sostenere la candidatura del cognato, il consigliere regionale Cor Saverio Congedo. Poi, c’è il vicesindaco Gaetano Messuti, in trincea da mesi, con battibecchi a distanza e neanche tanto velati con Attilio Monosi, assessore al Bilancio. Un altro gettato nell’arena è stato il deputato fittiano Roberto Marti. Tutti nomi azzerati dalla troika.

L’unico a non aver problemi interni resta il M5s, che a novembre con consultazioni tra gli iscritti ai meetup ha scelto il 50enne Fabio Valente. Quanto i pentastellati riusciranno davvero a pesare si vedrà: nel 2012, l’allora candidato (ora senatore) Maurizio Buccarella ottenne il 4,3 per cento, ma poi le prestazioni alle elezioni regionali e alle politiche sono cresciute. È un’incognita che potrebbe fare la differenza, al pari di quella di Delli Noci, almeno per far intravedere, per la prima volta dopo due decenni, l’orizzonte di un ballottaggio.

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