- 19:07 - Ucraina: Gb, 'non costringeremo mai Kiev ad accettare un cattivo trattato di pace'
Londra, 14 mag. (Adnkronos) - Il Regno Unito non forzerà né persuaderà l’Ucraina ad accettare un cattivo trattato di pace, soprattutto uno che comporti la perdita di territorio. Lo ha affermato il segretario alla Difesa britannico Grant Shapps in un’intervista a Times Radio, facendo seguito alla notizia del Sunday Times secondo cui il ministro degli Esteri David Cameron avrebbe personalmente presentato un piano di pace al presunto candidato repubblicano alle presidenziali Donald Trump. Il governo britannico ha sottolineato successivamente che la sua posizione nei confronti dell’Ucraina non era cambiata.
Shapps ha ribadito la dichiarazione del governo , dicendo: "Non ha alcun senso che la Gran Bretagna cerchi di persuadere, con la forza o in altro modo, l'Ucraina ad accettare di rinunciare ad una parte del suo territorio. Questa è una decisione che spetta interamente all'Ucraina".
- 19:05 - Lavoro, Riccò (Fondaz. Gi Group): "Tre leve per sostenere occupazione e fecondità"
Roma, 14 mag. (Adnkronos) - “Gli studi ci dicono che per sostenere occupazione e fecondità occorre agire su tre macro-leve: garantire un’occupazione, sostenere la cura dei figli con la conciliazione e condivisione dei tempi di vita e di lavoro e cambiare a livello culturale”, favorendo la parità di genere. Così Rossella Riccò, responsabile Area studi e ricerche Fondazione Gi Group, illustrando, oggi, nel corso di un evento a Milano, i risultati dello studio ‘Donne, lavoro e sfide demografiche. Modelli e strategie a sostegno dell’occupazione femminile e della genitorialità’, di Fondazione Gi Group e Gi Group Holding, realizzato in collaborazione con Valore D.
“Garantire occupazione - continua Riccò - significa che a livello statale occorre lavorare e investire per creare un mercato del lavoro che sia innanzitutto regolare, uscire dal mercato nero, che già lo studio fatto l'anno scorso mostrava livelli spaventosamente alti. Fare un mercato del lavoro dinamico e aperto, flessibile nei tempi e nei modi, attento alle esigenze di conciliazione - che preveda smart working, part time reversibile - ma anche redditizio, in cui gli stipendi siano medio-alti per garantire alle persone di fare scelte di garanzia di sicurezza verso il futuro guardato con speranza e generare vita”.
Per sostenere la cura, “servono i servizi garantiti e distribuiti sul territorio, di qualità, a costi accessibili e diversificati, non solo asili nido - spiega l’esperta - In paesi come Germania e Svezia c'è tutto il tema delle ‘tagesmutter’, cioè di servizi privati che, in gruppi più piccoli si occupano dell'educazione dei bambini. Quindi, finanziare i servizi di cura in capo alle famiglie, dare economicamente un sostegno per coprire i costi connessi ai servizi di cura. L’utilizzo effettivo del congedo parenterale di dieci giorni è al 60-64%. Noi oggi abbiamo un mese pagato all'80% e il resto è il 30%. Con un pagamento al 30% visto che prenderei troppo poco, chi ha lo stipendio più basso tende a stare a casa e, statisticamente questo succede soprattutto per le donne”.
Il nostro Paese “vede un investimento in spesa pubblica per famiglie con bambini dell'1,2% rispetto al dato europeo di 2,4% e un 3,6% della Germania di 3,6% - illustra Riccò - Gli investimenti per le famiglie, nel nostro paese è pari al 15% mentre ci sono paesi come la Spagna e la Svezia che hanno un valore superiore al 50% della spesa diretta ai servizi e la Germania ha il 49%”. Come è noto “le soluzioni che portano maggiori effetti nel lungo periodo su fecondità e occupazioni, sia sulla partecipazione al lavoro che sulla fecondità, sono gli investimenti fatti in servizi, cioè nel dare alle donne e alle famiglie, o delle coppie italiane, la possibilità di scegliere se stare a casa e poter gestire in autonomia i figli o coinvolgere i nonni o poter avvalersi di un servizio che è educativo. In Italia abbiamo meno servizi e più costosi degli altri paesi”.
In Italia “la combinazione di congedi ben pagati, vuol dire pagati almeno al 65%, con la garanzia di posti nei nidi o nella prima infanzia, quindi che coprono il bambino da quando nasce a quando entra nella scuola obbligatoria, è la più bassa in assoluto - sottolinea l’esperta - Siamo l'unico Stato in Europa, oltre a Malta, Irlanda e Islanda, a non garantire il servizio educativo e sociale per i bambini nell'età 0-6 anni. Cosa fanno invece Germania e Svezia? La combinazione di congedi maternità e parentali ben pagati, la copertura e la garanzia dei servizi. Questo va a rendere pari al zero la necessità di scelta da parte delle famiglie, dall'età di zero anni all'ingresso nella scuola dell'obbligo. La Germania rende obbligatorio per i bambini l’entrata in una scuola dell'infanzia dai 3 anni ed è gratuito”.
Come terzo elemento, “serve l'investimento in un cambiamento culturale - afferma Riccò - con un percorso educativo che faccia proprio il tema della parità di genere, della condivisione dei carichi di cura, di lavoro, di domestico, fin dalle scuole, lavorare per favorire l'empowerment femminile, investire per la condivisione più paritaria fra uomo e donna, quindi sul congedo di paternità, su incentivi a quelle aziende che si impegnano, nel rendere possibile e sviluppare la parità. La certificazione di parità di genere è un intervento che va in questa direzione. Ovviamente questo non basta, non spetta solo allo Stato, tutti hanno un ruolo. Le aziende - conclude - possono sicuramente fare tanto, così come le singole persone nelle proprie scelte di equilibrio interno alla coppia”.
- 19:03 - Fabbrica Europa, le proposte di Confindustria a candidati europee del Nordest
Roma, 14 mag. (Adnkronos) - Si è tenuto oggi, presso il Four Point by Sheraton di Padova, l’incontro degli imprenditori nordestini con i candidati al Parlamento Europeo della circoscrizione nord-orientale (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto). All’evento hanno partecipato circa 100 imprenditori e i rappresentati dei diversi schieramenti politici, tra cui: Alessandra Basso (Lega), Sergio Berlato (FdI), Lara Bisin (Azione), Silvia Bolla (FdI), Paolo Borchia (Lega), Gabriella Chiellino (Stati Uniti d’Europa), Elena Donazzan (FdI), Alessandra Moretti (PD), Carlo Pasqualetto (Azione), Sabrina Pignedoli (M5S), Federica Sabbati (Azione), Flavio Tosi (FI), Robert Watson (Stati Uniti d’Europa).
Obiettivo di questo appuntamento è stato quello di aprire un confronto diretto sulle proposte del position paper “Fabbrica Europa”, il documento di Confindustria che raccoglie il risultato di un capillare esercizio di consultazione tra gli imprenditori associati di tutti i settori e i territori italiani finalizzato a costruire una forte politica industriale europea, basata sulle tre sostenibilità (ambientale, sociale ed economica) e supportata da un adeguato livello di investimenti.
"Il senso di 'Fabbrica Europa' e dell’incontro di oggi – ha dichiarato Enrico Carraro, Presidente Confindustria Veneto - è quello di non limitarsi a denunciare i freni e le strozzature che rallentano le imprese, ma indicare la strada da percorrere proponendo azioni concrete e principi che devono, a nostro giudizio, costituire la bussola alla quale guardare per prendere le future decisioni in Europa. Il prossimo Parlamento europeo sarà chiamato a prendere decisioni vitali che avranno impatto diretto anche per le aziende del nostro territorio: è importante che si riappropri del suo ruolo politico che a volte è stato limitato dalle Commissioni. Dobbiamo essere tutti consapevoli che senza industria non c’è Europa, per questo i dossier cruciali per il futuro non possono essere affrontati con una posizione solo ideologica o con scarsa conoscenza dei temi".
"L’industria europea – ha aggiunto Stefan Pan, Delegato del Presidente di Confindustria per l’Europa - sta soffrendo di un gap di competitività sempre più grave, come dimostra il confronto con gli Stati Uniti: nel 2013 il Pil aggregato dei Paesi europei si avvicinava molto a quello americano, arrivando al 90% del Pil Usa. Dieci anni dopo, il Pil dell’UE è solo il 65% di quello statunitense e, nel 2023, è cresciuto solo dello 0,5% contro il 3,1% degli Stati Uniti. Per questo serve una politica industriale europea ambiziosa, che consenta alle imprese di restare al passo con il resto del mondo. In particolare, vanno sostenuti gli investimenti in tutte le tecnologie necessarie per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici, affinché la transizione ambientale diventi un’opportunità di sviluppo per tutti".
"Gli shock degli ultimi anni hanno avuto effetti significativi sulla competitività, la crescita di imprese e lo sviluppo dei territori – ha concluso Vito Grassi, Vice Presidente di Confindustria e Presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione Territoriale di Confindustria - Per questo è necessaria un’Europa unita in grado di mettere in campo adeguate ed efficaci politiche proprio per la competitività. In tal senso, la Politica di coesione è uno strumento insostituibile e, insieme al PNRR, una delle principali fonti di investimenti dell’Ue. Coesione e PNRR, fermo restando i rispettivi obiettivi iniziali, dovranno essere implementati in maniera coordinata, valorizzati e convogliati su strumenti appropriati. Questo tema sarà centrale per il prossimo Parlamento Europeo perché le politiche di investimento Ue saranno fondamentali nei prossimi anni. Europa significa convergenza e sviluppo. Questo deve essere chiaro a Bruxelles, dove è necessario un chiaro indirizzo politico in tal senso”.
- 19:01 - Governo: Meloni, 'mai pensato a rimpasto, obiettivo è fare 5 anni con mia squadra'
Roma, 14 mag. (Adnkronos) - "Non ho mai pensato a fare un rimpasto di governo. È una delle tantissime ricostruzioni un po' forzate che leggo spesso. Anzi, io tra gli obiettivi che mi sono data è arrivare a 5 anni con il governo che ho nominato, cosa che non è mai accaduta nella storia d'Italia. A maggior ragione non per fare il commissario europeo che è uno, e bisogna vedere che delega l'Italia riesce a spuntare". Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un'intervista a Milano con Maurizio Belpietro per il 'Giorno de La Verità'.
- 19:01 - Fabbrica Europa, le proposte di Confindustria a candidati europee del Nordest
Roma, 14 mag. (Adnkronos) - Si è tenuto oggi, presso il Four Point by Sheraton di Padova, l’incontro degli imprenditori nordestini con i candidati al Parlamento Europeo della circoscrizione nord-orientale (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto). All’evento hanno partecipato circa 100 imprenditori e i rappresentati dei diversi schieramenti politici, tra cui: Alessandra Basso (Lega), Sergio Berlato (FdI), Lara Bisin (Azione), Silvia Bolla (FdI), Paolo Borchia (Lega), Gabriella Chiellino (Stati Uniti d’Europa), Elena Donazzan (FdI), Alessandra Moretti (PD), Carlo Pasqualetto (Azione), Sabrina Pignedoli (M5S), Federica Sabbati (Azione), Flavio Tosi (FI), Robert Watson (Stati Uniti d’Europa).
Obiettivo di questo appuntamento è stato quello di aprire un confronto diretto sulle proposte del position paper “Fabbrica Europa”, il documento di Confindustria che raccoglie il risultato di un capillare esercizio di consultazione tra gli imprenditori associati di tutti i settori e i territori italiani finalizzato a costruire una forte politica industriale europea, basata sulle tre sostenibilità (ambientale, sociale ed economica) e supportata da un adeguato livello di investimenti.
"Il senso di 'Fabbrica Europa' e dell’incontro di oggi – ha dichiarato Enrico Carraro, Presidente Confindustria Veneto - è quello di non limitarsi a denunciare i freni e le strozzature che rallentano le imprese, ma indicare la strada da percorrere proponendo azioni concrete e principi che devono, a nostro giudizio, costituire la bussola alla quale guardare per prendere le future decisioni in Europa. Il prossimo Parlamento europeo sarà chiamato a prendere decisioni vitali che avranno impatto diretto anche per le aziende del nostro territorio: è importante che si riappropri del suo ruolo politico che a volte è stato limitato dalle Commissioni. Dobbiamo essere tutti consapevoli che senza industria non c’è Europa, per questo i dossier cruciali per il futuro non possono essere affrontati con una posizione solo ideologica o con scarsa conoscenza dei temi".
"L’industria europea – ha aggiunto Stefan Pan, Delegato del Presidente di Confindustria per l’Europa - sta soffrendo di un gap di competitività sempre più grave, come dimostra il confronto con gli Stati Uniti: nel 2013 il Pil aggregato dei Paesi europei si avvicinava molto a quello americano, arrivando al 90% del Pil Usa. Dieci anni dopo, il Pil dell’UE è solo il 65% di quello statunitense e, nel 2023, è cresciuto solo dello 0,5% contro il 3,1% degli Stati Uniti. Per questo serve una politica industriale europea ambiziosa, che consenta alle imprese di restare al passo con il resto del mondo. In particolare, vanno sostenuti gli investimenti in tutte le tecnologie necessarie per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici, affinché la transizione ambientale diventi un’opportunità di sviluppo per tutti".
"Gli shock degli ultimi anni hanno avuto effetti significativi sulla competitività, la crescita di imprese e lo sviluppo dei territori – ha concluso Vito Grassi, Vice Presidente di Confindustria e Presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione Territoriale di Confindustria - Per questo è necessaria un’Europa unita in grado di mettere in campo adeguate ed efficaci politiche proprio per la competitività. In tal senso, la Politica di coesione è uno strumento insostituibile e, insieme al PNRR, una delle principali fonti di investimenti dell’Ue. Coesione e PNRR, fermo restando i rispettivi obiettivi iniziali, dovranno essere implementati in maniera coordinata, valorizzati e convogliati su strumenti appropriati. Questo tema sarà centrale per il prossimo Parlamento Europeo perché le politiche di investimento Ue saranno fondamentali nei prossimi anni. Europa significa convergenza e sviluppo. Questo deve essere chiaro a Bruxelles, dove è necessario un chiaro indirizzo politico in tal senso”.
- 18:59 - Europee: Meloni a Conte, 'mia candidatura non è truffa, lo è mettere a P.Chigi sconosciuto mai votato'
Roma, 14 mag. (Adnkronos) - "Il M5S dice che la candidatura" alle europee "dei parlamentari e dei membri del governo è una truffa. Per me la democrazia non è mai una truffa. Avrei detto che era una truffa mettere al governo un signore mai candidato, mai votato dai cittadini e che gli italiani non sapevano neanche chi fosse". Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un'intervista a Milano con Maurizio Belpietro per il 'Giorno de La Verità'.
- 18:59 - Lavoro, Rosina (UniCatt): "In Italia occupazione femminile 15 punti sotto media Ue"
Roma, 14 mag. (Adnkronos) - “Nel report, se noi guardiamo l'occupazione maschile, siamo poco sotto rispetto alla media europea mentre per la popolazione femminile, nella fascia 25-49 anni, siamo 15 punti sotto la media. E i dati Istat mostrano che nel 2023, rispetto al 2022, non c'è stato alcun miglioramento nel divario di occupazione tra le donne con figli e senza figli. Significa che l'Italia si trova con un doppio svantaggio competitivo rispetto ai paesi con cui ci confrontiamo in Europa. Il primo è il rapporto squilibrato tra vecchie e giovani generazioni, con l'indebolimento della forza lavoro che rischia di frenare la crescita economica e di rendere più complicata la sostenibilità sociale. L'altro svantaggio è il forte sottoutilizzo dei giovani e delle donne che, da un lato ci priva di valorizzazione di queste competenze e, dall'altro, va ad alimentare ulteriormente la bassa natalità”. Lo ha detto Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia e statistica sociale nella Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano, Dirigente del “Center for Applied Statistics in Business and Economics”, intervenendo questa mattina, a Milano, all’evento di presentazione dello studio ‘Donne, lavoro e sfide demografiche. Modelli e strategie a sostegno dell’occupazione femminile e della genitorialità’, di Fondazione Gi Group e Gi Group Holding, realizzato in collaborazione con Valore D.
“In tutto il mondo Occidentale, anche in Cina, le nuove generazioni - spiega Rosina - sono sistematicamente di meno rispetto alle generazioni precedenti. Ma in Europa possiamo riconoscere tre gruppi di paesi. Il primo, a cui appartengono anche Francia e Svezia, grazie a politiche solide, lungimiranti, ha fatto in modo che il numero medio di figli non scendesse troppo sotto la media dei 2 per donna. Nel secondo gruppo, dove c’è la Germania, ci sono paesi che, dopo essere scesi su valori sotto la soglia 1,5 hanno corso ai ripari e invertito la tendenza investendo in politiche per la famiglia. Poi c’è un terzo gruppo di paesi, in cui c'è l'Italia, con un crollo verticale della natalità da cui non sono più risaliti. L'Italia è da 40 anni sotto 1,5 figli per donna, l'Europa è adesso a 1,5 e si sta preoccupando. Ma nel nostro Paese le dinamiche degli ultimi anni sono andate ulteriormente peggiorando: da 1,24 adesso è 1,2”.
A questo si aggiunge il fatto che l’Italia ha la maggior percentuale di giovani Neet (Not in Education, Employment or Training): “Ci batte solo la Romania - sottolinea il demografo - E se un giovane è nella condizione di Neet, come fa a formare una propria famiglia avere dei figli, diventare autonomo? Continuerà a rinviare continuamente questa scelta. Abbiamo quindi un doppio problema: pochi giovani, li sottoutilizziamo perché non investiamo su di loro e, di conseguenza, si produce ulteriore denatalità che va a indebolire la forza lavoro futuro, oltre che a penalizzare l'occupazione femminile".
Così “ci perdono tutti - chiarisce Rosina - I giovani e le donne perché non trovano un contesto dove poter essere pienamente valorizzati e realizzarsi dal punto di vista professionale dei propri progetti di vita. Ci perdono le famiglie perché se hai un figlio a carico fino ai 30 anni diventa un costo e, se non c'è la conciliazione tra lavoro e famiglia, ed entra un solo reddito, se hai dei figli avrai un solo reddito, condizione che espone al rischio di povertà. Ci perde poi il sistema del paese perché questi squilibri demografici producono minor crescita, dinamismo economico e difficoltà di sostenibilità sociale. E ci perdono le aziende perché possono far meno leva sul capitale umano delle nuove generazioni e delle donne”.
L’Italia ha “bisogno di mettere in relazione positiva economia e demografia - osserva il demografo - Dobbiamo consentire alle persone di mettere assieme il proprio lavoro con i tempi dei progetti e delle scelte di vita. Su questo mancano gli strumenti e le politiche di cui gli altri paesi si sono dotati per tempo. Altrove si è fatto in modo che i servizi per l'infanzia e i nidi fossero un diritto. Noi arriviamo al 30% di copertura nella fascia 0-2 anni. È una percentuale che è migliorata perché sono diminuiti i bambini a parità di posti disponibili, eprchè nascono meno figli. L'obiettivo europeo adesso è il 45%. Paesi come la Svezia e la Francia, sono sopra il 50%”.
Poi c'è il tema dei congedi di paternità. “Noi abbiamo 10 giorni di congedo di paternità: come possiamo pensare di sbloccare i freni culturali di questo paese di riequilibrare anche le opportunità femminili e di genere se c'è questo squilibrio che continua a permanere tra congelo di maternità di 5 mesi e congelo di paternità di 10 giorni?- domanda Rosina - Altri paesi stanno equiparandoli e questo migliora anche lo sviluppo dei codici di cura paterni nei confronti dei figli e costituire un contesto relazionale più positivo anche di coppia, oltre che favorire poi l'occupazione femminile”. Infine, le aziende, possono “sicuramente puntare sul part time. I dati mostrano che in Italia oltre la metà del part time è imposto. Abbiamo bisogno di sbloccare un paese - conclude - che ha grandi potenzialità”.