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Aggressioni con l’acido, prima condanna definitiva per Martina Levato: 12 anni

Lo scorso aprile la Corte d’Appello di Milano ha inflitto la pena all'ex bocconiana per il blitz nei confronti dell’ex fidanzatino Pietro Barbini. L'avvocato ha spiegato che la giovane non ha intenzione di ricorre in Cassazione
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Dodici anni di reclusione. C’è una prima condanna definitiva nella vicenda delle aggressioni con l’acido messe in atto, secondo l’accusa, dagli ormai ex amanti Martina Levato e Alexander Boettcher e dal presunto basista Andrea Magnani. L’ex studentessa bocconiana, infatti, stando a quanto spiegato dal suo legale, l’avvocato Alessandra Guarini, ha deciso di non ricorrere in Cassazione contro la pena che le è stata inflitta, lo scorso aprile, dalla Corte d’Appello di Milano per il blitz nei confronti dell’ex fidanzatino Pietro Barbini.

Da quanto si è saputo, nemmeno la Procura generale di Milano ricorrerà in Cassazione e, dunque, anche se i termini per il ricorso formalmente non sono ancora scaduti, la condanna di fatto è ormai definitiva. Stanno lavorando all’impugnazione, invece, gli avvocati Lamberto Rongo e Giovanni Maria Flora, legali di Boettcher, condannato in secondo grado a 14 anni, come chiesto dal sostituto pg Lucilla Tontodonati, per il caso Barbini e a 23 anni in primo grado per gli altri blitz. In questo secondo filone, invece, Martina è stata condannata ad altri 16 anni, mentre il presunto complice Magnani a 9 anni e 4 mesi.

Per l’episodio ai danni di Barbini, che venne sfigurato il 28 dicembre 2014 (quella sera i due amanti finirono in carcere), l’ex bocconiana in appello, a differenza di Boettcher che si è sempre professato innocente, è riuscita ad ottenere una riduzione della pena da 14 a 12 anni. Levato, infatti, come hanno scritto i giudici (Fabio Tucci-Piero Gamacchio-Simona Improta) nelle motivazioni, depositate lo scorso 6 luglio, ha intrapreso in carcere “un percorso evolutivo di apprezzabile positività“, ha offerto negli ultimi mesi “una confessione sempre più ampia” e ha così rotto “il rapporto con il coimputato” Boettcher, il quale prima aveva su di lei una “marcata dominazione“, mentre la ragazza “ne subiva la fascinazione”.

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