Un tempo era in voga l’idea che il Servizio Pubblico debba orientarsi al significato lasciando alla tv commerciale di accontentarsi del risultato (d’ascolto e di ricavo).
Tema sempliciotto, adatto però al tempo lontano dell’ammirazione e dello spavento per la televisione, per la sua mimetizzazione anti epica nella quotidianità, per la supposta potenza degli esempi che, nel bene e nel male, poteva subdolamente proporre. Un retaggio di quelle antiche perplessità sono sia le “fasce protette”, ovvero gli orari nel vivo della giornata e fino alle soglie dell’ora di andare a nanna, dove non sono ammessi film vietati ai minori, nonché i segnalini variamente colorati che marcano un programma come sconsigliabile per i medesimi, salvo che in compagnia di un adulto paziente e comprensivo impegnato ad attutire gli spaventi, a sciogliere le incertezze fra cosa è bene e cosa è male, a evitare, in altre parole, imprinting ritenuti pericolosi per un “sano sviluppo psichico del bambino”.

Ovviamente tutte le televisioni si sono precipitate ad adottare la segnaletica non tanto perché i manager, nel loro disincantato cinismo, condividessero l’ansia dei pedagoghi, quanto per erigere una barriera di “noi avevamo avvertito”, da spendersi dinanzi ai pm nel caso di segnalazioni di reato da parte di genitori indignati.
Alfiere della pesatura valoriale della tv è il Moige, una sigla che sta per Movimento Italiano Genitori. Area cattolica, sono da sempre un bau bau dei programmisti, da fare invidia alla Commissione di Vigilanza. I comunicati di protesta del Moige possono infatti, anche al di là delle intenzioni degli estensori, fornire un ottimo pretesto alle guerre intestine alla Rai: un comunicato oggi, una intervista domani (che finisce puntualmente sulla rassegna stampa aziendale e quindi sotto gli occhi di tutti quelli che contano) ed ecco che si incrinano carriere e si spezzano belle speranze.

In sostanza, il Moige non fa censura, ma incentiva l’autocensura in un mondo dove scarseggiano i leoni. Ovviamente, nell’adempimento della missione che si è dato, il Moige tutto osserva e valuta. E così arriva a pubblicare un book, “Un anno di Zapping“, interessante, dettagliato e perfino di gradevole lettura, con le schede di (quasi) tutto quello che il convento televisivo ha passato. Fantastica la zona dei voti, che vanno dal meglio al peggio: medaglia, stella, faccina felice, perplessa, amareggiata e, infine, il bidoncino per il trash. Nel quale ultimo sono finiti Alta Infedeltà, 1000 modi per tradire (Real Time), Cattivissimi amici (Dmax), Ciao Darwin, Coppie che uccidono (TV8), Grande Fratello, L’Isola dei famosi, L’Isola di Adamo ed Eva (TV9), Pomeriggio Cinque, Take Me Out, Uomini e Donne. Insomma, buona parte del Gotha degli ascolti e della tv per adolescenti. Perché, evidentemente, è dove l’ormone più preme che il Moige non si contiene.

Articolo Precedente

Talk show, alle tv generaliste servono nuovi format e maggiore integrazione tra editore e ideatore-produttore

next
Articolo Successivo

Ballarò e Dimartedì, dopo ballottaggi in scena la crisi del Pd renziano e l’obbligo del M5s di passare dal ‘vaffa’ al fare

next