Non ha pace Ilaria e neanche la consapevolezza che l’inchiesta bis sulla morte del fratello Stefano Cucchi sta procedendo le dà serenità. Forse per questo e come lei stessa scrive è andata a guardare i profili degli indagati. Si tratta dei carabinieri che fermarono il fratello e che sono finiti nel mirino della Procura di Roma.  “Volevo farmi del male, volevo vedere le facce di coloro che si sono vantati di aver pestato mio fratello, coloro che si sono divertiti a farlo. Le facce di coloro che lo hanno ucciso. Ora questa foto è stata tolta dalla pagina. Si vergogna? Fa bene”. Solo pochi giorni era stata pubblicata una intercettazione in cui l’ex moglie di uno dei militari gli rinfacciava di averle raccontato del pestaggio del geometra romano arrestato il 15 ottobre 2009 e morto dopo una settimana all’ospedale Pertini.

Volevo farmi del male, volevo vedere le facce di coloro che si sono vantati di aver pestato mio fratello, coloro che si…

Posted by Ilaria Cucchi on Domenica 3 gennaio 2016

In un altro post Ilaria Cucchi, che si è sempre battuta perché la verità sulla morte del fratello emergesse, scrive di non tollerare la violenza e di aver pubblicato la foto solo per far capire. AI commenti al primo post erano molto forti e gli insulti nei confronti di chi era ritratto violenti. E a chi le ha chiesto conto della pubblicazione risponde: “Il senso è che Stefano era la metà di questa persona. Se poi lei si sente offeso da questa foto, posso solo dire che non l’ho messa io su Facebook”.

Non tollero la violenza, sotto qualunque forma. Ho pubblicato questa foto solo per far capire la fisicità e la mentalità…

Posted by Ilaria Cucchi on Domenica 3 gennaio 2016

L’inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi è nata dopo un esposto presentato dalla famiglia e alla luce di quanto scritto nelle motivazioni della sentenza dai giudici d’appello. L’attenzione degli investigatori è stata indirizzata su quanto accaduto dal momento dell’arresto e fino all’arrivo nelle celle del tribunale: i giudici d’appello avevano, infatti, sostenuto che il giovane “fu sottoposto ad una azione di percosse e “non può essere definita una ‘astratta congettura’ l’ipotesi prospettata in primo grado, secondo cui l’azione violenta sarebbe stata commessa dai carabinieri che lo hanno avuto in custodia nella fase successiva alla perquisizione domiciliare”.

Nel nuovo fascicolo sono state poi depositate le testimonianze – raccolte dall’avvocato dei Cucchi di due carabinieri che dopo le assoluzioni hanno deciso di collaborare con la procura. Oltre a una nuova perizia firmata dal professore Carlo Masciocchi, presidente della Società Italiana di Radiologia, che confermerebbe che il ragazzo venne picchiato. Sono cinque i militari indagati: Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro appunto, Francesco Tedesco e Vincenzo Nicolardi. Per la prima volta si è ipotizzato il reato di lesioni aggravate per i primi tre militari, che parteciparono alla perquisizione in casa Cucchi e al suo trasferimento nella caserma Appia. Nicolardi è accusato di falsa testimonianza. Stessa ipotesi di reato per la quale è iscritto da tempo l’allora vice comandante della stazione di Tor Sapienza, Roberto Mandolini. Intanto il prossimo 29 gennaio si terrà l’incidente probatorio per accertare la causa della morte di Cucchi nell’ambito dell’inchiesta bis.

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