Da oggi sulle tavole degli europei potranno arrivare insetti, alghe, vermi, scorpioni e ragni. Ma anche nanomateriali, cibi costruiti in laboratorio e nuovi coloranti. Il Parlamento comunitario, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, ha infatti approvato in prima lettura l’accordo con il Consiglio sulle nuove regole per semplificare le procedure di autorizzazione dei cosiddetti “nuovi alimenti” che, per arrivare sulle tavole, dovranno avere il via libera definitivo dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che effettuerà una valutazione nei casi in cui un alimento abbia un effetto sulla salute umana.

L’accordo con il Consiglio sul ‘novel food’ è stato approvato con 359 sì, 202 no, 127 astenuti. Protestano i Verdi, sconfitti di misura in una battaglia di emendamenti: “Il Parlamento non è stato all’altezza delle preoccupazioni degli europei”, dichiarano. Con la nuova normativa – spiega l’Ansa – chi vorrà mettere sul mercato Ue un prodotto di questo tipo dovrà chiedere un’autorizzazione alla Commissione europea invece che ad ogni singolo Paese, a cui spetteranno comunque i controlli sulla sicurezza alimentare. “Attualmente il consumo umano di alcune specie di insetti, come i grilli, è consentito in Belgio, Olanda, Danimarca e Gran Bretagna, e contiamo su un periodo di due anni per adattarci alle nuove regole” spiega Ipiff, che in Europa finora ha lavorato principalmente per l’industria dei cibi per gli animali da compagnia. Ma più che guardare ad hamburger o spiedini di insetti, il vero business si prospetta quello di snack e barrette nutrienti per gli sportivi, per i quali “c’è domanda” confermano all’Ipiff.

L’altra frontiera, che invece non è coperta ancora da nessuna proposta di normativa europea, sta nell’uso degli insetti come proteine per acquacoltura, allevamenti di ovini e suini. Una possibilità che sta sollevando interesse a Bruxelles. “L’Italia ha una tradizione consolidata sul fronte alimentare ed è quella che difendiamo” riferiscono fonti comunitarie, secondo cui gli insetti in Europa vengono visti più come “una potenziale fonte di proteine non tanto per il consumo umano, quanto per la zootecnia“.

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