Secret era una startup nata per condividere i propri segreti in forma anonima. Un’idea un po’ bizzarra, dall’incerto modello di business, ma che in 16 mesi di vita aveva raccolto un’audience di circa 15 milioni di persone. Fino a quando il fondatore David Byttow ha capito che la sua società non rappresentava più quello che aveva in mente quando l’aveva fondata. E che l’anonimato è ”un’arma a doppio taglio che deve essere utilizzata con grande rispetto e cura”. Così ha chiuso i battenti restituendo i soldi agli investitori.

E’ una delle tante storie del sito autopsy.io, contenitore delle storie di decine di startup che non ce l’hanno fatta. Una piattaforma per condividere esperienze che ad altri imprenditori possono essere utili. Negli Usa il fallimento non ha la valenza negativa che ha in Italia, anzi. Per uno startupper è normale fallire, imparare la lezione e ricominciare. E un’azienda chiusa dopo una breve vita non rappresenta una macchia sulla carriera quando si chiedono soldi agli investitori. Così, il sito presenta in sintesi l’idea, la ragione del fallimento e la storia della startup spesso affidata all’ultimo messaggio del fondatore.

RewardMe era una piattaforma per la fidelizzazione dei clienti di ristoranti e negozi. Un’idea magari non originalissima, ma che al prodotto accompagnava finanziamenti e clienti. “Sembrava avessimo preso la strada giusta”, racconta Jun Loayza, uno dei protagonisti di questa storia. Presi dalla foga del successo hanno partecipato a convegni costosi e fiere, prenotato i voli per incontrare i clienti, assunto troppe persone, acquistato tonnellate di hardware prima di averlo venduto. L’azienda si è trovata così sovradimensionata rispetto al mercato e alla fine ha gettato la spugna.

I motivi della chiusura di Kolos sono stati invece molto più semplici. L’imprenditore bulgaro Ivaylo Kalburdzhiev ha bruciato 50mila dollari per realizzare un volante per iPad. Il tablet veniva incastrato all’interno del volante che poteva essere utilizzato per guidare le auto di un videogame. Idea brillante se non fosse che dopo avere speso tre anni nello sviluppo del prodotto, Kalburdzhiev ha capito che il volante non interessava a nessuno.

Circa ha pagato il suo ruolo di pioniere. Con l’editoria che fatica a trovare i modi per monetizzare sul web, questa società aveva tentato una nuova strada fatta di notizie espresse in statistiche, opinioni e fatti nudi e crudi. Le storie non si esaurivano con un solo articolo, ma l’abbonamento consentiva di seguirne lo sviluppo. Troppo avanti per questi tempi. I soldi a un certo punto sono finiti anche perché nessuno era riuscito a creare un modello di business sotenibile.

ComboCat ha dovuto soccombere di fronte alla guerra russo-ucraina. Questa piattaforma per giochi multiplayer era stata sviluppata a Kiev da un team misto di russi e ucraini. Quando è scoppiata la guerra gli investitori se ne sono andati e loro non sono riusciti a rimpiazzarli con altri capitali americani o europei. Nessuno voleva investire in un paese in guerra. “Ci siamo trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato”.

“Eravamo degli ingenui idioti”, conclude uno dei fondatori di Starthead, servizio di crowdfunding che dalla Repubblica Ceca voleva fare concorrenza a Kickstarter. “Posto sbagliato e target sbagliato” è la veloce analisi per sintetizzare l’insuccesso di Zagreb Cohousing che ha tentato di sviluppare il cohousing in Crozia, mentre DeviceFidelity è aveva sviluppato un sistema di pagamento per l’iPhone che utilizzava la tecnologia Nfc. Peccato che Apple a un certo punto abbia deciso di incorporare l’Nfc nei nuovi smartphone. Game over.

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