All’indomani di quella che Renzi ha definito “una giornata storica”, la riforma del lavoro continua a ricevere aspre critiche. E non solo dalla minoranza interna al Pd, ma anche dalla terza carica dello Stato. “Ci sono stati anche anche dei pareri non favorevoli da parte delle commissioni di Camera e Senato e forse sarebbe stato opportuno tenerli nel dovuto conto” ha detto Laura Boldrini. Una presa di posizione che fa riflettere sulla correttezza del modus operandi adottato dal governo per quanto riguarda il Jobs Act. Non solo. La presidente della Camera ha detto la sua anche sull’impianto generale della riforma: “Credo che non sia nella riforma del mercato del lavoro che si possa davvero puntare per una ripresa – ha rilevato parlando con i giornalisti a margine di una visita a un istituto scolastico ad Ancona – Bisogna crearlo il lavoro, e mi auguro che questa sia una priorità, perché il lavoro è la madre di tutte le emergenze“.

Cuperlo: “Altro che giornata storica, pareri negativi da tutto il gruppo del Pd”
Parole nette che smorzano i toni trionfalistici utilizzati da Renzi, costretto a subire anche gli attacchi interni. “Non credo che quella di ieri sia stata giornata storica. Non lo è stata se guardi le cose con gli occhi dei lavoratoti che sentono di aver perso qualcosa, della loro storia e dignità” ha detto ad esempio Gianni Cuperlo all’assemblea nazionale di Sinsitradem. Cuperlo, poi, ha affrontato il lato più politico della questione: “I decreti attuativi vedono da parte nostra un giudizio critico, anche perché il governo non ha ritenuto nemmeno di recepire quelle che erano delle raccomandazioni contenute nei pareri delle commissioni parlamentari”. E il malcontento, a sentire l’esponente dem, potrebbe anche allargarsi perché i pareri negativi “sono stati espressi all’unanimità da tutto il gruppo del Pd, quindi maggioranza e minoranza”. A cosa sono dovuti i pareri negativi? “Alle norme sui licenziamenti collettivi, alle norme sulla proporzionalità in relazione ai licenziamenti disciplinari – ha detto Cuperlo – Noi comunque siamo nel Pd e vogliamo costruire con altri, non da soli, una grande sinistra dentro il Pd”.

Damiano: “Tenere licenziamenti collettivi è stato un errore”
Tenere i licenziamenti collettivi nel Jobs Act è stata “una scelta politica sbagliata”. Così, al Corriere della Sera, Cesare Damiano (Pd), presidente della commissione Lavoro della Camera. “Sui licenziamenti collettivi – ha spiegato – rischia di aprirsi subito un contenzioso davanti alla magistratura. Nei collettivi infatti emergerà in maniera evidente quella divisione strutturale tra vecchi e nuovi assunti che percorre tutto il Jobs act. Nel caso di licenziamenti collettivi illegittimi, il giudice dovrebbe ordinare il reintegro nel posto di lavoro di coloro che sono stati assunti prima della riforma mentre per quelli presi col contratto a tutele crescenti basterebbe l’indennizzo economico“.

Fassina: “Renzi prende in giro i precari e procura danni ai lavoratori”
Le scelte fatte dal Governo sul Jobs act “sono una grave frattura e una ferita nei confronti del Parlamento“. Come spesso accaduto negli ultimi tempi, è durissimo il parere di Stefano Fassina, secondo cui “è stato ignorato il parere unanime delle commissioni su un provvedimento come quello del lavoro”. Non solo. Fassina ci ha messo anche il carico, sottolineando che si è trattato di uno “schiaffo al gruppo parlamentare del Pd”. Con il Jobs Act, per Fassina, “si è tornati agli anni Cinquanta”. Critiche anche sulla ‘comunicazione’ renziana: “La propaganda di Renzi prende in giro i precari e procura un danno ai lavoratori” ha sottolineato Fassina, secondo cui “con questo decreto il Pd di Renzi diventa il partito degli interessi forti. Dopo essere arrivato sulle posizioni di Ichino ora ha raggiunto Sacconi che, a questo punto, può entrare nel Pd di Renzi”.

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