Nulla di illegale, per carità. In Parlamento lo dicono tutti, perlomeno coloro che sono al corrente dell’iniziativa e hanno potuto dare un’occhiata al sito internet di Lab Parlamento Academy che pubblicizza il corso (vedi foto in basso). Ma sotto il profilo dell’opportunità sono in molti a sollevare dubbi. Magari scherzandoci sopra persino nel Transatlantico di Montecitorio, alludendo al conflitto di interesse che potrebbe prefigurarsi per alcuni promotori dell’iniziativa: capi di gabinetto e funzionari di importanti ministeri, consiglieri parlamentari, eccetera.

“Fate i lobbisti, in proprio o per conto terzi?”, chiedeva un onorevole scherzando nel corridoio fumatori di Montecitorio. “La vostra azienda vi ha delegato i rapporti con le istituzioni (Parlamento, Governo, Autorità indipendenti), oppure siete al servizio di un’associazione di categoria che ha bisogno di monitorare, e possibilmente influenzare, leggi e decreti ancora in corso di stesura? Avete bisogno di conoscere i meandri più segreti della macchina istituzionale, ossia capire chi fa cosa, e soprattutto quanto conta, nei vari ministeri? Ecco allora un piccolo corso che fa per voi: vi darà un valido stimolo alla comprensione e alla gestione del contesto istituzionale, e in sole 20 ore di lezione vi metterà in grado di perfettamente operare sul fronte delle relazioni istituzionali e del public affairs”. Traduzione: saprete a quali porte di quali tecnici, ministeriali e parlamentari, è meglio bussare.  E il tutto per “soli 1.500 euro Iva esclusa. Che, diciamocelo, sono poca cosa per il personale di una banca d’affari o di una grande azienda bisognose di contatti col mandarinato dei tecnici che stanno scrivendo un disegno di legge Concorrenza o un Investment Compact. Il tutto, fra l’altro, senza che il Parlamento abbia mai approvato la legge sulle lobby  che dovrebbe istituire un registro, giacente da tempo alle Camere

Queste le allegre battute. Si riferiscono al secondo «Corso intensivo in relazioni istituzionali e public affairs» (Lab Parlamento ne fa pure per giornalisti, collaboratori parlamentari e altre figure professionali interessate anche all’Europa) che partirà oggi 5 febbraio, ovviamente a Roma, a due passi dalla Camera. Sarà aperto a pochi eletti, 12 in tutto, ansiosi di intrecciarsi «con il mondo istituzionale». Ma anche il mondo istituzionale, e qui sta il bello, pare voglioso di intrecciarsi con i suddetti: tra i docenti, infatti, figurano ben quattro uomini-chiave di tre diversi ministeri. Dal ministero dell’Ambiente arriva il capo di gabinetto Guido Carpani. Dall’Agricoltura ecco Marco Caputo, capo dell’ufficio legislativo di Maurizio Martina, Pd. Anche dal Mise arrivano pezzi appetibilissimi: Vito Cozzoli e Edoardo Battisti, rispettivamente capo e vice capo di gabinetto del ministro allo Sviluppo economico, Federica Guidi. Sono nomi che ai più dicono pochino, ma che, come ben sanno gli addetti ai lavori, fanno parte dell’ondata dei nuovi mandarini dell’alta burocrazia statale.

Prendete Guido Carpani, 54 anni, ex dirigente della regione Emilia Romagna, ex segretario generale della conferenza Stato-Regioni, ex consigliere a Palazzo Chigi, poi direttore vicario dell’ufficio della segreteria generale al Quirinale: dal 2012 all’aprile 2013 è stato capo di gabinetto alla Salute con Renato Balduzzi, poi è passato alla Semplificazione con l’Udc Gianpiero D’Alia, sempre come capo di gabinetto, e infine è approdato all’Ambiente con l’altro Udc Gian Luca Galletti. Un altro insegnante del corso, Vito Cozzoli, è nato come consigliere parlamentare alla Camera dei deputati, dove è stato anche il capo dell’Avvocatura, ma è pure docente alla Luiss. Sempre da Montecitorio arriva Marco Caputo, che dirige l’ufficio legislativo del Mipaaf e che fino a settembre scorso è stato segretario dell’associazione Consiglieri parlamentari della Camera: ” Noi svolgiamo una funzione di garanzia indipendente che consente alle parti politiche in libero gioco di essere sottratte alle lobby”, ha spiegato in un’intervista. E dunque? “Dobbiamo essere messi nella condizione di poter dire ai politici anche dei no”.

“Ma siamo sicuri che insegnare a un corso per lobbisti sia il modo più efficace per sottrarsi alle lobby?”, si chiede adesso un onorevole.  Forse bisognerebbe chiederlo a Edoardo Battisti, padovano, classe 1977, consigliere parlamentare al Senato, oggi vice capo di gabinetto al Mise: è lui tra gli ispiratori del corso tenuto da LabParlamento Academy, nata nel 2013 e già con all’attivo vari corsi per lobbisti, assistenti e collaboratori parlamentari. Insieme a Battisti, nel comitato scientifico di LabParlamento troviamo altri membri del mandarinato tecnico, tutti ben pubblicizzati come Renato Loiero, «consigliere parlamentare del Senato della Repubblica, direttore del Servizio Bilancio», o Daniele Piccione «Consigliere parlamentare del Senato, Consigliere giuridico del Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura». Se ancora non bastassero, ecco un altro prestigioso ex: l’avvocato Fabio Garella, «già Vicesegretario Generale del Senato della Repubblica».

Insomma, tutta gente che conta. Il vantaggio per i futuri allievi è chiaro: sapranno tutto «sui meccanismi decisionali all’interno dell’esecutivo», soprattuto grazie a docenti di sicura esperienza.

 

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di Anna Morgantini

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