La paura di chi è intrappolato sul Norman Atlantic, il traghetto in fiamme a largo del mare Adriatico, cresce di minuto in minuto e le testimonianze di coloro che sono stati tratti in salvo raccontano il panico che ha colpito molti dei passeggeri: “Le nostre scarpe avevano iniziato a fondersi mentre eravamo nella zona della reception”, dice un passeggero greco ormai salvo. Sono 287 le persone che ancora si trovano sull’imbarcazione: dopo ore di tentativi, il Norman Atlantic è stato agganciato dal rimorchiatore Marietta Barretta ma le operazioni di soccorso restano difficili a causa delle condizioni del mare.

“SEMBRAVA IL TITANIC” – “Sembrava il Titanic“. Così due sorelle dodicenni greche hanno definito l’esperienza sul Norman Atlantic. Il riferimento alla tragedia portata sul grande schermo da James Cameron è stato immediato, per le due ragazze, che sono state tratte in salvo e ricoverate nell’ospedale Perrino di Brindisi. Le loro condizioni sono buone e presto verranno dimesse.

“MORIREMO COME TOPI” – Il panico a bordo dell’imbarcazione aumenta col passare del tempo: “La nave si è inclinata, siamo in pericolo, bruceremo come topi, non so quanto resisteremo”, ha detto un naufrago greco, Nikos Patheodosiou, a Mega Channel. Chiede velocità nei soccorsi, con la paura che le fiamme si mangino il poco spazio rimasto a disposizione dei naufraghi. “Stavo dormendo, siamo stati svegliati dalla sirena dell’allarme ed è stato un fuggi fuggi generale. Ho sentito che il fuoco si è sprigionato da un camion e poi si è propagato alla nave”, racconta una dodicenne di Molfetta, tratta in salvo dai soccorritori. La ragazzina non riesce a mettersi in contatto con i genitori: la madre e il fratello sono stati salvati e si trovano a bordo di un mercantile. Il padre è ancora sul traghetto in fiamme: è lì che lavora ed è stato per trascorrere le vacanze di Natale insieme a lui, in Grecia, che moglie e figli si sono ritrovati sulla nave. “Siamo fuori sul ponte, stiamo morendo di freddo e soffochiamo per il fumo, l’incendio si estende sempre di più. I pavimenti sono bollenti, le persone tremano e tossiscono. Non si sa se ce la faremo”, racconta ancora uno dei naufraghi, Yorgos Stiliaras, parlando alla tv Megachannel.

LA FIGLIA DEL COMANDANTE: “E’ UN CAPITANO ESPERTO” – “Non vediamo l’ora di poterlo riabbracciare, sono momenti molto difficili per la nostra famiglia, ma sono certa che mio padre abbia fatto e stia facendo tutto il possibile per mettere in salvo equipaggio e passeggeri”. E’ preoccupata ma orgogliosa di suo padre Giulia Giacomazzi, la figlia del comandante del Norman Atlantic, Argilio Giacomazzi. “E’ un capitano superiore di lungo corso, molto esperto – ha spiegato Giacomazzi – Ho parlato con lui l’ultima volta eri sera. L’ho sentito tranquillo, era tutto a posto. Abbiamo appreso la notizia dell’incendio dai notiziari e su internet, poi dalla società armatrice: da allora abbiamo provato a chiamarlo più volte, ma non c’è segnale”.  La figlia sottolinea poi la serietà e l’esperienza del padre: “Ho molta fiducia nelle capacità di mio padre, la speranza è che la vicenda si risolva senza gravi conseguenze. Non appena ci comunicheranno il porto dove sarà traghettata la nave, partiremo immediatamente per riabbracciarlo”.

“CI ABBRACCIAMO PER NON MORIRE DI FREDDO” – “Stiamo abbracciati stretti l’uno all’altra per cercare di scaldarci. Se non finiamo annegati, moriamo di freddo”, dice al telefono con la tv Mega Channel una passeggera greca che si trova a bordo del traghetto in fiamme. Ancora 287 i passeggeri intrappolati sul Norman Atlantic in quella che si prepara a essere una lunga notte. Intanto la prefettura di Brindisi ha istituito un’unità di crisi per l’accoglienza dei naufraghi: personale della questura è all’opera al Pronto soccorso dell’ospedale Perrino per le pratiche di riconoscimento dei minori che arrivano nella struttura sanitaria e non sono accompagnati dai genitori.

 

Articolo Precedente

Bisceglie, 29enne chiede aiuto al sindaco per un lavoro. Poi gli sferra un pugno

next
Articolo Successivo

Norman Atlantic a fuoco 24 anni dopo il Moby Prince: “La tecnologia non basta”

next