“Preparati alla solitudine, assicurati di avere sempre un cambio di vestiti asciutti nello zaino, fermati prima che arrivi il buio, portati qualcosa da leggere per combattere la noia”. Tre consigli che sono il leit motiv dei “pellegrini” più duri, quelli che percorrono il Cammino di Santiago d’inverno. Dopo la fine dell’estate coloro che raggiungono la tomba di San Giacomo diminuiscono: più estreme sono le condizioni meteo, meno sono gli intrepidi attraversano il nord della Spagna a piedi, per arrivare a Santiago de Compostela, o spingersi a Finisterre (Fisterra in gallego) che un tempo era considerata la fine del mondo.

In cima alla lista dei mesi più difficili c’è gennaio (906 pellegrini arrivati a Santiago nel 2014 contro i 51.219 di agosto), seguito da febbraio e da dicembre. Il Cammino, quindi, si trasforma nell’esatto contrario rispetto a quello conosciuto d’estate e in particolare ad agosto, quando la presenza è massiccia e in buona parte grazie agli italiani. Chi cerca un’esperienza più mistica o riflessiva può decidere di partire in questo periodo: nessuna ansia per trovare un posto dove dormire e niente “traffico” di pellegrini. Sicuramente chi parte d’inverno troverà compagnia un po’ diversa sul Cammino. Parola di Luciano Callegari, autore della guida sul Cammino del Nord e autore del progetto “Cammino per tutti”, un percorso studiato al dettaglio a seconda dell’accessibilità dei posti e dedicato ai disabili. “Chi fa il Cammino di Santiago in inverno – dice Callegari – ha sicuramente una motivazione forte, quindi sarà difficile vedere turisti o pellegrini improvvisati”. Perché sul Cammino rispetto all’estate cambia tutto.

Innanzitutto bisogna riferirsi solo al Cammino francese, la via più nota e popolata e l’unica che d’inverno offre un numero sufficiente di strutture ricettive. Quello degli albergue (ostelli per i pellegrini) è il problema principale d’inverno. Infatti, come ha sottolineato Callegari, di 500 albergue aperti d’estate, solo un centinaio lo è in inverno. E in diversi casi non sono custoditi, quindi per entrare bisogna chiedere le chiavi a qualche persona in paese.

Andrea: “Guardare sempre le previsioni meteo perché una tappa sotto la pioggia può essere molto faticosa. E attenti ai vestiti: non si asciugano”

In questo senso diventa necessaria la programmazione, perché nei quasi 800 chilometri che portano a Santiago, partendo da Saint Jean Pied de Port in Francia, la presenza di albergue diventa più difficile. “Bisogna guardare sempre le previsioni meteo – racconta Andrea, che ha percorso il Cammino a gennaio – perché una tappa lunga sotto la pioggia può essere molto faticosa. Inoltre bisogna stare attenti ai vestiti: d’inverno non si asciugano. Meglio trovare un albergue che abbia la secadora (cioè l’asciugatrice, ndr)”.

Diliana: “C’è molta solitudine per strada, ma con chi si incontra si creano rapporti molto più forti”

Diliana, canadese, ricorda che durante il suo cammino invernale ha trovato alcuni albergue senza riscaldamento (ma la situazione sta migliorando di anno in anno) e di domenica è rimasta senza cibo, perché tutte le attività erano chiuse. “Rispetto all’estate, i prezzi sono inferiori perché non ci sono turisti e la gente è più disponibile. Inoltre, c’è molta solitudine per strada, ma con le persone che si incontrano si creano rapporti molto più forti”. Per affrontare il cammino d’inverno bisogna anche prepararsi a vivere dei momenti di solitudine. Sono diversi i pellegrini che hanno testimoniato di aver camminato senza incontrare nessuno sulla strada. Un’esperienza forte, magari nell’isolamento di piccoli borghi di montagna come El Acebo o Foncebadon, o in luoghi spirituali come la Collegiata di Roncisvalle o la Cruz de Hierro.

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