“Un atto illegittimo che nega i diritti sostanziali a persone uguali a tutte le altre”. Così il sindaco di Bologna Virginio Merola ha commentato l’atto con cui la prefettura delle Due Torri ha cancellato, il 2 dicembre scorso, dal registro dello Stato civile del capoluogo emiliano romagnolo, i matrimoni tra coppie omosessuali celebrati all’estero. Un provvedimento già annunciato il 3 novembre, quando il prefetto di Bologna Ennio Mario Sodano aveva invitato il primo cittadino ad adeguarsi alla circolare del ministro dell’Interno Angelino Alfano, che alle trascrizioni dei matrimoni gay celebrati all’estero ad opera di diversi Comuni italiani, tra cui Bologna, Roma, Napoli, Udine e Milano, aveva risposto con un secco ‘no’. Allora Merola si era opposto: “Io questa cancellazione non la farò perché contrasta con il diritto europeo, con la nostra Costituzione, con il diritto delle persone che hanno chiesto la trascrizione e con la mia coscienza”. Così alla fine è arrivata la Prefettura, che il 2 dicembre ha deciso di chiudere la questione inviando in Comune un commissario, che ha invalidato con un colpo di spugna tutte le trascrizioni same sex effettuate dall’amministrazione.

“Un atto illegittimo” secondo il sindaco di Bologna, che nell’annunciare l’appoggio dell’amministrazione nei confronti di chi farà ricorso contro il provvedimento prefettizio, cita le parole della Procura di Udine. Chiamata a esprimersi sulla denuncia presentata da Arcigay Friuli dopo che la prefettura cittadina aveva annullato la trascrizione del matrimonio tra Adele PalmeriIngrid Owens, infatti, proprio una settimana fa la magistratura udinese aveva ha sottolineato che “per la legge italiana il dominus dello stato civile è e resta il sindaco, le cui prerogative possono essere corrette solo attraverso un procedimento giurisdizionale ad opera del giudice”. Quindi l’intervento di cancellazione del prefetto “non appare conforme alla legge”.

“E’ una guerriglia inutile, tutti i prefetti a livello nazionale stanno attuando questa assurda circolare del ministro anche se la Procura di Udine ha dimostrato che è un atto illegittimo – critica Merola, tra i primi a trascrivere i matrimoni gay contratti all’estero, e poi a protestare quando Alfano su quelle trascrizioni mise il veto – così si negano i diritti sostanziali a persone uguali a tutte le altre. Mi auguro che presto si discuta una legge”.

Un auspicio espresso anche dall’Arcigay, che definisce l’intera questione “un atto politico”, condotto senza che nessuna comunicazione venisse data alle coppie interessate, che hanno appreso della cancellazione del loro matrimonio (almeno per lo Stato italiano) solo dalla stampa. “Siamo al mobbing di Stato, nella giungla dell’illegittimità, non c’è più norma o senso di giustizia che tenga – commenta Flavio Romani, presidente di Arcigay – a pochissimi giorni dal pronunciamento della procura di Udine il prefetto di Bologna, coi tempi dettatigli dalla politica, ha comunque proceduto col suo abuso di potere. In nome di che cosa? Del popolo italiano? Della sua Carta costituzionale? No, questo avviene in nome di accordi politici sottobanco e convincimenti personali”.

“Il prefetto Sodano – sottolinea anche Vincenzo Branà, dell’Arcigay di Bologna – è intervenuto in un modo molto particolare, accontentando da un lato il ministro Ncd che aveva richiesto quell’intervento, cioè Alfano, dall’altro il locale segretario del Pd, Raffaele Donini, che richiedeva non di desistere, ma di slittare l’annullamento di tre settimane. Perché l’importante era non rovinare la campagna elettorale per le elezioni regionali (più di quanto l’avessero già rovinata loro stessi)”.

Ora probabilmente la questione passerà nelle mani della magistratura, esattamente come accaduto a Udine. Il senatore democratico Sergio Lo Giudice, uno dei primi a iscrivere nel registro dello Stato civile il proprio matrimonio con il marito Michele Giarratano, sposato a Oslo nel 2011, infatti, si è già detto pronto a impugnare l’atto prefettizio: “Prima la procura di Roma, per via informale, e poi quella di Udine, ufficialmente, hanno definito l’atto prefettizio illegittimo, quindi farò ricorso”. Con l’appoggio, tra l’altro, di Palazzo d’Accursio: “Stiamo informando i diretti interessati perché possano far valere i propri diritti – assicura il sindaco di Bologna Virginio Merola – Abbiamo tutte le carte su cui possono avvalersi per fare ricorso”.

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