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Regionali, Wu Ming1: “Astensione? Il conflitto sociale ha mandato in tilt Renzi”

L'esponente del collettivo di scrittori Roberto Bui commenta così le elezioni in Emilia Romagna: "Chi frequenta bar, scuole e fabbriche non si è stupito di vedere così tante persone che non sono andate a votare"
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“L’astensionismo elettorale è il riflesso del conflitto sociale in corso oggi in Italia”. Ne è sicuro Wu Ming1 – Roberto Bui – che nel commentare l’elevata percentuale di non votanti alle regionali dell’Emilia Romagna del 23 novembre 2014 sottolinea come la mancata presenza degli elettori ai seggi (37,8% i votanti) sia un gesto “pensato e conflittuale  contro Matteo Renzi e le sue politiche”. “Mi occupo di narrazioni e non sono un politologo quindi non posso spingermi nel capire come si ricomporrà la sinistra dopo questo voto, o se è in crisi la funzione di rappresentanza dei partiti politici”, spiega Wu Ming al fattoquotidiano.it, “sono invece certo di un dato: lo storytelling renziano è in crisi, la retorica del nuovo non basta più, il conflitto sociale ha fatto andare il tilt il suo modello di narrazione”.

I primi segnali di conflitto a Bologna, come in tutta l’Emilia Romagna, e in molti luoghi d’Italia, risalgono alla fine dell’estate e ad inizio autunno: “Lo sciopero del 14 novembre e quello che si appresta ad esserci il 12 dicembre prossimo non sono cosa da poco. Contro Renzi si sono rivoltate piazze intere ogni giorno. Lo scontro prima che con i sindacati è stato con i lavoratori”, spiega Bui, “per chi frequenta i posti di lavoro, le scuole, i bar l’astensionismo di domenica 23 novembre non è di certo una sorpresa. Con il 63% di astenuti non mi pare abbia molto senso parlare di generica apatia”, continua, “qui siamo di fronte a quello che Roberto Balzani ha brillantemente definito ‘sciopero generale’ del voto”. Il percorso ad ostacoli del premier, che i sondaggi a settembre davano ancora come molto popolare, inizia a scricchiolare il giorno della Leopolda a Firenze mentre in concomitanza si tiene lo sciopero sindacale in piazza San Giovanni a Roma: “Poi ci sono le tante fughe del premier dai luoghi pubblici in cui doveva parlare riassunte in una pagina web e le manganellate agli operai di Terni. Renzi non è attrezzato per gestire queste situazioni”. Anche se secondo Wu Ming l’apice dello sfracello viene toccato durante la serata al Paladozza di Bologna, quando Renzi giunto a supportare il centrosinistra e la candidatura di Stefano Bonaccini, poi eletto presidente dell’Emilia Romagna, spara nuovamente a zero contro i sindacati: “Una parte della platea ha fatto un’ovazione su richiesta degli organizzatori, altrimenti non ci sarebbe stata. Renzi non ha mica capito che tipo di composizione sociale e culturale c’era dentro al palazzetto dello sport. Difatti Bonaccini è sbiancato. Si può affermare che quella visita pre-elezioni di Renzi non lo ha di certo aiutato, anzi lo ha danneggiato”.

Infine la ricomposizione di una nuova sinistra antirenziana all’interno dell’arena partitica italiana non sembra essere l’argomento preferito di Wu Ming 1: “Ripeto, sono uno scrittore e mi occupo di narrazioni che sprigionano energia. Domenica scorsa una persona di sinistra per chi avrebbe dovuto votare?”. Tentiamo: L’Altra Emilia Romagna? “Sono il 4% del 37,8%. Non sono percepiti come credibili”. Il Movimento 5 Stelle? “Ma che c’entrano con la sinistra? Grillo attaccava i sindacati prima di Renzi. E poi in Emilia Romagna ha espulso tutti e non gli è rimasto nessuno”. Allora rimane una narrazione xenofoba alla Salvini: “Attenzione anche a questo dato della Lega Nord. Il loro è il 19% di un 37% di votanti. Cerchiamo di non contribuire a gonfiare questa bolla demagogica”.

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