Uno scontro nello scontro. Stavolta fatto di parole, botta e risposta sui social network. Nei giorni del conflitto tra Israele e Palestina succede anche questo: che l’ambasciata israeliana accusi una giornalista delle televisione pubblica spagnola di fare gli interessi di Hamas. La portavoce di Israele in Spagna, Hamutal Rogel, ha scritto una lettera di protesta inviata a Televisión Española (Tve), e pubblicata poi sulla pagina Facebook Israel en España , intitolata Tve a Gaza: attivismo vs giornalismo. E l’attacco è all’inviata a Gerusalemme Yolanda Álvarez.

La portavoce dell’ambasciata israeliana non usa mezzi termini: “Dall’inizio della crisi, la corrispondente di Tve in Israele si è stabilita a Gaza, diventando da subito speaker dei messaggi, delle cifre, delle immagini e dei dati di Hamas. Le drammatiche cronache di Yolanda Álvarez, a partire dall’abuso di aggettivi per finire con gli accurati stand up, risultato di un casting e di una selezione delle scene a favore degli interessi di Hamas, sono, senza dubbio, il prodotto di un’attivista. L’attivismo politico non è giornalismo e fare propaganda non è informare”. Durissime parole pubblicate anche sull’account twitter di Hamutal Roger e ritwittate dello stesso ambasciatore israeliano a Madrid, Alon Bar.

La nota feroce non è passata certo sotto silenzio: moltissimi sostenitori del lavoro della giornalista del primo telegiornale iberico hanno cominciato a protestare sui social network, mentre la stessa Alvarez ha ritwittato da Gaza centinaia di messaggio di solidarietà per poi rispondere con un Tweet alla Roger: “Lo ha detto lei: il suo attivismo contro il nostro giornalismo”. Il Consiglio di Comunicazione di Tve ha risposto con un comunicato ufficiale, ringraziando prima il lavoro dell’inviata e chiamando in causa poi la Direzione dei servizi d’informazione “affinché esiga dall’ambasciata d’Israele in Spagna, in maniera diretta e attraverso il ministero degli Affari Esteri, una rettifica pubblica delle gravi e gratuite accuse fatte dalla portavoce della rappresentazione diplomatica ebraica in Spagna”.

Anche la Federazione dei sindacati dei giornalisti iberici (Fesp), in un altro comunicato, ha tacciato come “intollerabili” le accuse mosse dall’ambasciata. “Affermare che Yolanda Álvarez lavora come un attivista al servizio degli interessi di Hamas è un’accusa gravissima”, si legge nella nota del Fesp, che continua: “Nessun portavoce di un’ambasciata in Spagna può utilizzare quel posto per accusare un professionista dell’informazione né per dire a una giornalista come fare il suo lavoro”. Frattanto la Álvarez, che lavora per il canale pubblico spagnolo dal 2004, è rientrata a Gerusalemme, da dove continua a informare gli spagnoli sul conflitto israelo-palestinese, dopo che Tve ha deciso questa settimana, in risposta alle raccomandazioni del ministero degli Esteri, di fare rientrare gli inviati speciali per motivi di sicurezza dalla striscia di Gaza.

Nella lettera di accusa la Roger si chiede pure se c’è qualcuno sano di mente che “possa credere che, dopo tre settimane a Gaza, la giornalista non abbia avuto modo di parlare o filmare i depositi di armi di Hamas, il lancio di razzi da aree popolate, l’uso di civili come scudo umano per proteggere gli edifici (case, scuole, ospedali, moschee), da dove i terroristi sparano razzi e missili”. “La cosa più intollerabile non è che la signora Álvarez si dedichi alla militanza e alla propaganda, ma che un mezzo d’informazione pubblico dia voce ai suoi servizi”, conclude la portavoce israeliana.

@si_ragu

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