Un colloquio in streaming e senza condizioni, almeno di partenza. “Noi facciamo sul serio”, annuncia Beppe Grillo sui social network. Il Movimento 5 stelle scrive a Matteo Renzi e chiede un incontro formale per parlare della legge elettorale. Alla base del confronto ci sarà il “Democratellum“, il disegno di legge approvato in rete dagli iscritti M5S, ma per la prima volta la delegazione sarà aperta alla discussione. “Paletti? Ne parleremo insieme agli interessati”, dice il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, “i margini di trattativa li discuteremo lì capendo anche la controparte. Siamo contentissimi che abbiano proposto la diretta dell’incontro e lo faremo per garantire trasparenza e rivoluzionare il concetto di trattativa. Si passa da una di cui non si sa niente con Berlusconi, a una invece pubblica per tutti i cittadini”. E poi in conferenza stampa conferma: “Noi non andiamo lì a scatola chiusa. Abbiamo un testo di discussione, ma non pregiudica nulla. La nostra garanzia è che qualsiasi cosa decideremo dovrà essere ratificata dai nostri iscritti. Prima eravamo convinti che avremmo potuto far cadere il governo Renzi. Ora, dopo il risultato delle Europee, si prospetta una vita più lunga delle forze politiche e quindi la scelta di dialogare, dalla legge elettorale alla giustizia, è per evitare il limbo. Noi chiediamo di fare le riforme per uscire da questo pantano“.

Cambia la strategia dei parlamentari del Movimento 5 stelle, non è più “o noi o loro”, ma si preparano a sedersi al tavolo con gli avversari politici. La svolta è partita dallo stesso Di Maio che avrebbe, secondo alcune ricostruzioni, parlato con Grillo e Casaleggio per proporre di aprire un tavolo sulla legge elettorale. Ed ora la palla passa a Matteo Renzi. Saranno giorni di incontri e mediazioni durante i quali si decideranno le sorti dei futuri accordi in tema di riforme. Lo scenario del post elezioni Europee cambia la base per ogni trattativa. Già in settimana Renzi dovrebbe incontrare sia l’ex Cavaliere, con il quale si valuterà lo stato del patto del Nazareno, sia la delegazione del Movimento 5 stelle.

Sono passati poco più di sei mesi dall’incontro in streaming per le consultazioni del governo, quando Renzi disse a Grillo: “Beppe esci da questo blog” e tutto si concluse con un nulla di fatto. Oggi si ricomincia da capo e si cerca un nuovo dialogo. Dopo la prima apertura delle scorse ore, Matteo Renzi è salito al Quirinale per parlare con il presidente della Repubblica. Durante il colloquio, a quanto si apprende dall’ufficio stampa del Quirinale, i due “hanno compiuto un ampio giro di orizzonte sui temi della riforma costituzionale all’esame del Senato e del possibile coinvolgimento del più ampio arco di forze politiche in vista della conclusione dell’iter in quel ramo del Parlamento”. Un colloquio, quello al Quirinale, che ha affrontato anche la novità dell’apertura di Grillo a un confronto con il Pd e la maggioranza sulla riforma elettorale. Ma non solo. Si è parlato anche della riforma della Pubblica amministrazione e dei poteri attribuiti a Raffaele Cantone sull’anticorruzione.

“Noi proponiamo una legge alternativa al moribondo, forse già morto italicum”, ha commentato Maurizio Buccarella, capogruppo in Senato del Movimento 5 Stelle, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Madama. Un’alternativa pubblicata sul blog, dove si legge la lettera aperta a Renzi pubblicata sul blog di Grillo, il ‘Democratellum’. La proposta prevede un sistema proporzionale, voto di preferenza e la garanzia sulla governabilità: “Con questo sistema, chi prende il 40 per cento avrebbe la maggioranza in Parlamento”, ha spiegato il deputato Danilo Toninelli. La lettera aperta del M5S a Renzi ricorda la sentenza della Corte Costituzionale sull’illegittimità della legge elettorale, questione che, secondo il gruppo M5S, non verrebbe risolta con l’Italicum. “Il MoVimento 5 Stelle – si legge sul blog di Grillo – nei giorni scorsi ha depositato alla Camera e al Senato la propria proposta di legge elettorale, che per semplicità riferiremo come Democratellum”. I gruppi M5S di Senato e Camera spiegano: “La nostra proposta assicura la rappresentatività del Parlamento e rafforza il rapporto tra eletti ed elettori. Infatti, si tratta di un sistema proporzionale in circoscrizioni di dimensioni intermedie che, pur essendo sensibilmente selettivo, grazie alla formula del divisore corretta, consente l’accesso al Parlamento anche alle forze politiche piccole. Inoltre, prevede la possibilità per gli elettori non solo di esprimere un voto di preferenza, ma anche di penalizzare i candidati sgraditi, favorendo in questo modo una più diretta responsabilità degli eletti nei confronti degli elettori”.

video di Manolo Lanaro

Reazioni positive dal Partito democratico. “Non cambio idea”, ha detto Rosy Bindi, “sul fatto che le riforme vadano fatte in Parlamento con tutti i gruppi parlamentari. Fino a questo momento c’era stata l’indisponibilità del M5S, oggi, invece, questa novità. Io e il Pd lo consideriamo una buona sorpresa. È chiaro che bisogna fare sul serio, inserendosi adesso occorre, comunque, rispettare il lavoro fatto fino ad ora e accogliere le novità che verranno”. Il Partito democratico detta le regole, ma non chiude la porta. “Abbiamo sempre detto”, commenta al Gr1 l’eurodeputata Simona Bonafè, “che siamo pronti al dialogo con tutti sulle riforme. Speriamo che Grillo non faccia solo melina. Questo per rispetto agli elettori e in particolare ai cittadini che hanno votato M5S. Resta inteso che per la riforma della legge elettorale lavoreremo a partire dall’impostazione data, quindi: potere di scelta ai cittadini e certezza di chi ha vinto all’indomani delle elezioni”.Resta il timore che possa esserci altro dietro la mossa di apertura, così qualcuno risponde con sospetto: “Se Grillo”, dice il deputato Pd Dario Ginefra,”crede di metterci alla prova prende un abbaglio. Il nostro è un confronto pre-condizionato, aperto a tutte le forze politiche, compresi coloro che, privi di argomentazioni valide, indossano la maschera del bastian contrario per partito preso”. Tutto dipenderà dall’atteggiamento dei 5 stelle, dice il sottosegretario di Stato per la semplificazione e la pubblica amministrazione Angelo Rughetti: “La vera notizia è che il M5S è sceso dal tetto ed è tornato sulla terra. Mi auguro che ci sia la volontà da parte del movimento di incidere nel dibattito parlamentare facendo le cose e che questo non sia invece solo un copione del gruppo per rientrare nei dibattiti televisivi e nei titoli dei giornali”.

Il cambio di strategia politica in casa 5 stelle non manca di creare però qualche malumore. In primo luogo tra gli espulsi dei mesi scorsi che rivendicano di essere stati “puniti per un’apertura che poi nei fatti sono stati i leader ad aver invocato”. “La cosa più giusta”, commenta su Facebook l’ex Maurizio Romani, “sarebbe mandare a parlare con il premier gli espulsi che sono rimasti fedeli ai principi del M5S. In Parlamento si dialoga con tutti e questo non vuole dire ‘inciuciare’ perché gli altri sono tutti mafiosi, morti, corrotti, come la comunicazione del M5S ordinava di dire a coloro che ora sono disposti al dialogo e affermano anche che la diretta streaming non è essenziale (Di Maio al TG Sky)”. L’articolo con cui Grillo e Casaleggio aprono al premier sulla legge elettorale è “bellissimo”, a detta dell’ex senatore M5S – perché fa capire come sia facile cambiare idea quando si sono fatti una serie di errori e si rischia di perdere il posto di capo-comico“.

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