Impossibile per i leader europei non parlare della corsa alla presidenza della Commissione europea a margine del G7 a Bruxelles. Ancora nessun accordo, tanto meno sul lussemburghese Jean-Claude Juncker, ex presidente dell’Eurogruppo, sul quale pesa il niet del premier britannico David Cameron. Matteo Renzi ha incontrato in due bilaterali sia Cameron che la tedesca Angela Merkel, ma continua ad evitare un appoggio esplicito trincerandosi dietro un “prima le idee e poi i nomi”.

La nomina del prossimo presidente della Commissione europea si deciderà tra Berlino, Parigi, Londra e Roma. Ma dovrà essere approvata da Bruxelles e precisamente dal Parlamento europeo, che il prossimo luglio a Strasburgo dovrà dire sì o no al nome proposto dai capi di Stato e di governo. Ed ecco che i leader nazionali hanno approfittato del G7 di ieri e oggi per fare il punto della situazione. Il premier italiano ha voluto incontrare a porte chiuse sia David Cameron che Angela Merkel, con la quale ha parlato per ben 45 minuti. Ma anche questa volta, come all’incontro informale del 27 maggio, Renzi non si sbilancia: “Per decidere è necessario partire da una idea di Europa meno burocratica e più vitale, aperta al futuro, alla innovazione e alla crescita”. Una risposta sibillina che potrebbe far parte di una strategia italiana per ottenere qualcosa in cambio dell’appoggio a Juncker, come la presidenza del Parlamento europeo – per la quale si fa il nome di Gianni Pittella – o di un portafogli importante alla Commissione europea – dove potrebbe finire Enrico Letta.

Più chiaro il premier britannico. David Cameron ha ribadito il suo “no” a Juncker, per Londra troppo “passatista e federalista”. E visto che Cameron non vuole far parte del fronte del no da solo con l’ungherese Viktor Orban – contrario per ripicca nei confronti della lussemburghese Viviane Reding – lunedì prossimo vedrà a porte chiuse a Harpsund in Svezia l’olandese Mark Rutte, lo svedese Fredrik Reinfeldt. Nella notte di mercoledì, dopo la prima giornata del G7, il premier ha incontrato Angela Merkel per trovare un’intesa. 

Ermetica la posizione della Germania. Ufficialmente la cancelliera appoggia Juncker, non solo perché entrambi popolari ma perché proprio la Cdu tedesca, insieme alla greca Neo Democratia, ne avevano sponsorizzato la candidatura in seno al Ppe contro il francese Michel Barnier. Nei giorni scorsi, dopo qualche tentennamento iniziale, la Cancelliera ha ribadito il suo appoggio al lussemburghese. Una investitura che però non le ha impedito di telefonare nei giorni scorsi al presidente francese François Hollande per sondare un suo eventuale appoggio al sogno proibito della Merkel: la francese Christine Lagarde, attualmente direttore del Fondo monetario internazionale. Una proposta indecente per Hollande, visto che l’Eliseo difficilmente si priverà della direzione del Fmi – al quale ambiscono Paesi emergenti come il Brasile – e ancor più difficilmente appoggerebbe un’avversaria politica (Ump), specie dopo la sonora batosta del Pse francese alle elezioni europee.

Di sicuro Juncker non ha intenzione di mollare. Lo ha ribadito su twitter qualche giorno fa, dicendosi “più che fiducioso di essere il prossimo presidente della Commissione europea”. Il lussemburghese ha infatti smentito le voci che lo davano prossimo al gettare la spugna. Oltre alla Merkel, Juncker può contare sull’esplicito appoggio di un altro tedesco, Manfred Weber, da poco eletto a capo del gruppo Ppe al Parlamento europeo. Lo stesso Weber è sicuro di incassare anche l’appoggio dei socialisti al Parlamento: “Abbiamo ricevuto anche un messaggio incoraggiante dal presidente S&S Hannes Swoboda”. Intanto un altro socialista e tedesco, Martin Schulz, è stato nominato il negoziatore socialista che incontrerà gli altri presidenti di gruppo al Parlamento per trovare una posizione comune.

E Van Rompuy si prepara a negoziare. L’attuale presidente del Consiglio europeo inizierà la settimana prossima il suo giro di consultazioni con i rappresentanti dei gruppi politici, visto che ormai la posizione dei capi di Stato e di Governo è chiara. Il Parlamento europeo sembra pronto questa volta – e per la prima volta – a mantenere una posizione irremovibile nei confronti del Consiglio, ovvero di sostegno compatto a Juncker. In questo caso la reazione della Gran Bretagna potrebbe essere del tutto imprevedibile.

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