La Procura di Bologna ha inoltrato al Gip richiesta di archiviazione dell’inchiesta per tentata estorsione ai danni della Curia di Bologna, nell’ambito del contenzioso per l’eredità della multinazionale Faac, lasciata all’arcidiocesi bolognese dallo scomparso Michelangelo Manini. Sono quattro gli indagati per tentata estorsione, due per circonvenzione di incapace.

Secondo il pm Massimiliano Rossi, mancherebbe l’elemento psicologico (cioè la consapevolezza) per dimostrare che alcuni emissari dei parenti di Manini, interessati all’eredità, fossero consapevoli che attraverso la ricerca di un accordo avrebbero ”posto in essere una volontà di coartazione della volontà dell’Arcidiocesi”. Quindi secondo il pm, non sarebbero provate le minacce alla Curia di far proseguire la causa civile per l’eredità al solo fine di danneggiare economicamente l’azienda, rendendola incapace di operare con tempestività sul mercato. Per evitare tutto ciò, gli emissari avrebbero prima fatto pressioni, poi, visto il ‘no’ del cardinale Carlo Caffarra, avrebbero proposto un accordo e lo avrebbero sottoposto all’arcivescovo nella sala del Sinodo, in Vaticano, a Roma. Anche in questo caso sarebbe arrivato un rifiuto. Condotte, che a detta dei pm, non sono da ritenersi illecite.

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