Silvio Berlusconi, nonostante non sia più senatore, sarà il primo firmatario dell’emendamento per la detassazione degli inoccupati e disoccupati presentato da Forza Italia al decreto Poletti sul lavoro. La provocazione è stata anticipata dalla capogruppo di Fi in commissione Lavoro a Palazzo Madama, Alessandra Mussolini, che ha chiesto: “Mica vorranno censurarlo anche qua?”. La firma dell’ex Cavaliere, decaduto dalla carica di senatore nel novembre scorso, è stata aggiunta alla proposta di modifica già presentata dal gruppo dopo che l’1 maggio Berlusconi, intervenendo a Studio Aperto e al Tg5, ha lanciato la “ricetta” di Forza Italia lo sviluppo dell’economia. Ricetta basata proprio su “detassazione totale delle nuove assunzioni” e “zero tasse e contributi per chi assume giovani, disoccupati, cassintegrati“. 

Fi attacca Ncd: ci seguano o saranno agli ordini della Camusso – Il partito di Berlusconi ha organizzato una conferenza stampa ad hoc per presentare il proprio pacchetto di emendamenti, una trentina, che saranno esaminati in giornata dalla commissione insieme a quelli delle altre forze politiche. Fi ha denunciato un “arretramento del testo durante l’iter alla Camera” affermando che oggi il sistema “tutela solo i lavoratori-panda, quelli che le garanzie le hanno già”. Di qui la scelta di spingere le nuove assunzioni con la detassazione. Con le modifiche fatte a Montecitorio “il dl è stato ‘fornerizzato‘”. ha detto la capogruppo Mussolini. “Ci sono delle condizioni che impediscono ai giovani di entrare nel mondo del lavoro noi combatteremo per migliorare il testo”. Attacchi anche per la “lobby dei sindacati” che ha trasformato il Jobs act di Renzi (di cui il Dl è un primo tassello) seguendo i “diktat della Cgil”. Fi ha anche annunciato che potrebbe appoggiare la proposta di modifica fortemente voluta dal relatore al provvedimento, Piero Ichino (Scelta civica) sul contratto a tutele crescenti, cioè una nuova fattispecie di contratto a tempo indeterminato più flessibile per i primi tre anni. Ma il presidente della commissione Lavoro, Maurizio Sacconi (Ncd), ha fatto sapere che né Ichino né il suo gruppo presenteranno un emendamento su questo. Maurizio Gasparri si è rivolto poi agli ex compagni di partito: “Ncd ha detto che votava la fiducia alla Camera in attesa di cambiare al Senato”, che dovrebbe dare via libera al decreto martedì prossimo. “Fi ha fatto delle proposte chiare, se vogliono cambiare non hanno che da seguire la nostra impostazione. Altrimenti saranno tutti quanti agli ordini della Camusso”. Per la senatrice Cinzia Bonfrisco il provvedimento, con le modifiche approvate alla Camera (dove il governo ha posto la questione di fiducia), “risponde a una logica dirigista e tutta sindacale. Il limite del 20% (per i contratti a termine rispetto a quelli a tempo indeterminato, ndr) è anacronistico” e la norma che “costringe le imprese all’assunzione degli apprendisti, prima di poterne prendere altri rappresenta un “blocco per i giovani, per chi deve imparare un lavoro”.

Sanzione pecuniaria per chi non rispetta tetto ai contratti a termine – In tutto sono circa 700 gli emendamenti al decreto presentati in commissione Lavoro. Sacconi ha detto che lunedì l’organismo voterà gli emendamenti “a oltranza” e se sarà necessario si andrà anche “in seduta notturna”. Sacconi ha anche detto che è stata raggiunta un’intesa sull’emendamento che il governo presenterà riguardo all’articolo che prevede l’obbligo, per le aziende, di assumere i lavoratori precari che superino il “tetto” del 20% sul totale dei dipendenti. Il governo chiederà che al posto della stabilizzazione venga  prevista “una sanzione pecuniaria“. Vale a dire che se un’azienda con 50 dipendenti sottoscrivesse 11 contratti a termine – uno in più rispetto ai 10 consentiti dal “tetto” – l’undicesimo lavoratore non sarebbe automaticamente considerato assunto a tempo indeterminato, come previsto dalla versione originaria del Dl. Per l’imprenditore, al contrario, ci sarebbe solo una multa. Il nodo della formazione statale obbligatoria per l’apprendistato sarà invece sciolto con una soluzione ‘mista’: le imprese, in via sussidiaria, potranno sostituire le regioni nel fornirla.

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