La maglia di Mario Gomez non è stata sufficiente. E ora, con il senno di poi, suona con tonalità diversa il giudizio di Angela Merkel nei confronti del piano di Matteo Renzi: “Ambizioso”. Sembrava neutrale, qualcuno lo ha definito addirittura “un riconoscimento”. Invece la lettura idilliaca di questi giorni sul confronto tra il presidente del Consiglio e la Cancelliera tedesca finisce sotto i colpi del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: “Devo sfatare” il clima idilliaco, dice. “Io ero alla cena – dice – e lei è molto austera nei nostri confronti: non è che ci abbia accolto a baci e abbracci, ha detto che non possiamo derogare dalle regole”. E d’altra parte, con le dovute proporzioni, lo stesso presidente degli industriali pare raccomandare prudenza: al governo Renzi, afferma, “non si possono dare voti, credo che sia ancora a casa che si sta preparando alle interrogazioni. Quando comincerà a rispondere alle interrogazioni formeremo i nostri giudizi”. Non solo. Lo stesso Squinzi fa il “Merkel”: il vincolo del 3% tra deficit e Pil “c’è e rimarrà”, sostiene. “Non credo che possiamo ragionevolmente pensare a un suo alleggerimento: dobbiamo trovare al nostro interno” gli elementi per la crescita “e in questa direzione è fondamentale la spending review”. 

Da una settimana Matteo Renzi è in “missione” in Europa. Il suo tour è iniziato da Parigi, è proseguito lunedì scorso a Berlino e si sta concludendo in queste ore con il Consiglio europeo di Bruxelles. Lo spartito è sempre lo stesso: “Se l’Italia fa l’Italia non deve avere paura di nessuno”, “Non siamo gli alunni somari da mettere dietro la lavagna”, “Se rimettiamo i conti a posto non lo facciamo perché lo chiede Angela Merkel, ma per i nostri figli”, “L’Italia non fa la cicala”, “Non sarò supino”, “Nessun conflitto né sudditanza con Ue” (queste ultime sono di oggi). Quindi da una parte l’orgoglio e dall’altra la necessità di fare le riforme che portino non solo a realizzare una maggiore efficienza, ma anche a una crescita (e a ridurre la disoccupazione). Ma già la lettura di quasi tutti i giornali tedeschi, il giorno in cui Renzi incontrò la Merkel, la leggevano in modo diverso: ”Renzi spera in una licenza per fare debiti” aveva titolato lo Spiegel online. “Con metodi rudi Matteo Renzi ha preso il potere in Italia – si leggeva nel sottotitolo – Eppure ora nella sua visita di insediamento a Berlino potrebbe essere docile. Alla fine vuole vendere alla cancelliera Merkel una tesi spinosa: il suo Paese dovrebbe fare più debiti, e questo sarebbe un bene per l’Europa”. Poche ore dopo la cancelliera tedesca aveva puntualizzato: “So bene che l’Italia per quel cheriguarda il patto di stabilità e di crescita lo rispetterà”.

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