Niente Repubblica in edicola sabato 21 settembre. Lo hanno deciso i giornalisti del quotidiano di Ezio Mauro ai quali non è andata giù la notifica, da parte dell’editore Carlo De Benedetti, di 81 esuberi in due anni annunciati venerdì 13 nell’ambito di un nuovo stato di crisi del giornale ex lege 416/81. La giornata di sciopero sarà solo la prima di una serie: la redazione riunita in assemblea ha infatti affidato  ai rappresentanti sindacali interni un pacchetto di altre 10 giornate di stop alle pubblicazioni.

La decisione è arrivata all’indomani della proclamazione dello stato d’agitazione da parte della stessa assemblea che in un primo momento aveva sperato in un dietro front di De Benedetti grazie all’incasso dei 500 milioni di euro per il risarcimento della Fininvest sul Lodo Mondadori che la Cassazione ha definito martedì 17. Tanto che all’indomani della sentenza che ha messo la parola fine sulla guerra di Segrate, sul quotidiano era comparso un esultante comunicato sindacale che collegava il verdetto con le sorti della casa editrice.

“In un momento difficile per tutta l’editoria il rafforzamento patrimoniale della holding di controllo Cir consente di affrontare le sfide future con una maggiore serenità salvaguardando lo sviluppo e sostenendo l’attività giornalistica, patrimonio prezioso dell’intero Gruppo Espresso”, recitava la nota. Ottimismo che l’editore non ha evidentemente condiviso se poi la trattativa ha preso la piega che ha preso. L’assemblea era infatti stata convocata dopo un incontro con l’azienda a seguito del quale il sindacato interno dei giornalisti (comitato di redazione) aveva giudicato “irricevibile” il piano di contenimento dei costi da 30 milioni di euro che passa anche attraverso una riduzione della foliazione del quotidiano e la chiusura (resterà solo l’edizione online) del mensile di musica XL.

Sul tema si è pronunciato anche il sindacato. “Siamo di fronte a un editore che, senza programmare sviluppo, nuovi assetti organizzativi e nuovi modelli di business si rifugia nella ricetta più stantia: il taglio degli organici”, si legge in una nota dell’Associazione stampa romana. “Chi garantirà la qualità dell’informazione e la professionalità necessaria a mantenere lo standard di un grande giornale come La Repubblica? I ricavi vantati non più tardi di qualche mese fa dal gruppo l’Espresso (di cui la testata è parte) non sono sufficienti a finanziare nuovi prodotti editoriali e crescere nuove professionalità? I quasi 500 milioni che Mediaset ha dovuto versare alla Cir sono un cespite personale o rappresentano la contropartita di un mancato investimento editoriale?”.

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