Restò in funzione pochi mesi, dall’agosto al dicembre 1941, ma a Topovske Šupe, ex base militare serba trasformata in campo di concentramento nazista, morirono circa 5mila persone e la sua attività contribuì a dichiarare Belgrado, nel maggio 1942, “liberata dagli ebrei” dato che quasi tutta la popolazione maschile israelitica fu sterminata lì. Ma oggi, a 7 anni di distanza dall’inaugurazione di un sito dedicato alla memoria di quello sterminio e dall’apposizione di una targa commemorativa, il campo potrebbe scomparire o, nella migliore delle ipotesi, essere inglobato da un centro commerciale di 182mila metri quadrati.

A raccontarlo, a valle di settimane di polemiche tra i belgradesi che hanno dato vita al Čas istorije (lezione di storia) e la società che realizzerà l’opera, la Delta Holding, è uno storico dell’Olocausto serbo, Jovan Byford, alla rivista e-Novine. Da un lato, denunciano i cittadini, il progetto per la costruzione del centro commerciale non ha tenuto in considerazione l’importanza del luogo, già in passato al centro di controversie a causa di errori nel riportare i fatti storici come accaddero ai tempi. Dall’altro, invece, il Delta Planet – come si chiamerà l’area destinata a diventare la più estesa della regione con un investimento da 200 milioni di euro – non rimuoverà la placca che ricorda le vittime dello sterminio, per la maggior parte ebrei e rom, nonostante nella brochure esplicativa non si trovi traccia della “decorosa ubicazione” prevista dal management.

Nel corso dei decenni non è la prima volta che Topovske Šupe, luogo in cui furono ammassati prigionieri di Belgrado e della regione del Banato, rischia di venire cancellato. Lasciato andare all’incuria nel secondo dopoguerra al punto da non essere censito per lungo tempo tra i luoghi della memoria serba, negli anni Settanta avrebbe dovuto diventare un’autostazione per pullman che viaggiavano da e verso il sud del Paese. Ma già allora il progetto subì uno stop e per altri due decenni la situazione rimane sospesa. Poi, nel 1994, giunse il primo riconoscimento: alle vittime di Topovske Šupe fu dedicata una targa, ma venne apposta nel luogo sbagliato, lungo il viale di Re Alessandro invece che nel quartiere di Autokomandi.

“È difficile immaginare un esempio migliore di negligenza e di ignoranza generalizzata della topografia della sofferenza di Belgrado”, ha detto Jovan Byford. Negligenza e ignoranza che poco meno di vent’anni fa registrarono la presa di posizione della comunità ebraica della capitale serba e il lancio di una campagna che tuttavia non registrò troppi entusiasmi nel mondo della cultura locale. Solo il 27 gennaio 2006, in corrispondenza alla Giornata internazionale della memoria dell’Olocausto, è stato inaugurato il parco e scoperta la relativa lapide.

Tutto risolto, dunque? No, perché proprio negli stessi giorni l’area su cui sorgono le vestigia di Topovske Šupe e altri appezzamenti compresi tra via Tabanovacka e piazza della Liberazione sono state acquistate dalla nuova proprietà, la Delta Holding, che fin dall’inizio ha dichiarato di aver in programma la creazione di business center e shopping mall. Ai tempi il ministero del Lavoro e quello degli Affari sociali avevano comunicato che la società acquirente si sarebbe occupata del campo di concentramento delegandole la costruzione e la manutenzione di un memoriale che fino a oggi non è stato realizzato. Ed ora ecco invece un altro progetto da inaugurare entro il 2015 in cui si parla solo di negozi, parcheggi, mega supermercato e multisala.

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