”Il processo Ruby? Quello non è un processo, è una farsa che non doveva neppure cominciare. Le presunte vittime negano, o addirittura accusano l’accusa. I testimoni dei presunti misfatti non ne sanno nulla. Di prove neppure l’ombra”. Quelle pronunciate da Marina Berlusconi sono parole in difesa del padre Silvio, per il quale il pm Ilda Boccassini ha chiesto 6 anni di condanna e interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ma non solo, la presidente Fininvest, in un’intervista al settimanale Panorama, fa un’analisi a tutto campo su politica e giustizia italiana: dai dibattimenti processuali del padre, al movimento 5 stelle, ad Antonio Ingroia, fino a un attacco al “rivale” De Benedetti: “Costruisce le sue fortune sulle sfortune altrui”. 

I PROCESSI DEL PADRE – Secondo Marina Berlusconi, “certi interrogatori” dell’inchiesta Ruby, “nella loro sconcertante insistenza, facevano pensare ben più al voyeurismo che alla ricerca della verità”. Nonostante parli di “attacchi concentrici” e “assedi” contro il padre, la presidente di Fininvest non si dice preoccupata, perché convinta che “finirà tutto in una bolla di sapone, come sempre”. Ciò che sottolinea, però è che “all’associazione della gogna non importa nulla di come andrà a finire, interessa solo la condanna mediatica. E, quando il teorema dell’accusa crollerà, quale interdizione dovrebbe essere chiesta per coloro che hanno costruito questa montatura infernale?”.

Ma il processo Ruby non è l’unico nel quale è coinvolto Silvio Berlusconi e la figlia analizza anche gli altri procedimenti, da Unipol a quello per i diritti Mediaset e parla di quelli che definisce “attacchi al patrimonio”. Quello che viene citato è l’ “esproprio da 564 milioni per la vicenda del Lodo Mondadori“. Secondo Marina, quello di cui è vittima il padre è un vero e proprio accanimento del palazzo di giustizia di Milano, ipotesi che viene confermata, secondo Marina,  “anche dalla sentenza sul divorzio di mio padre. La cifra fissata mi pare dimostri come ogni senso della realtà e della misura sia stato ampiamente superato”.

Alla domanda su che cosa si attende dai processi in corso e dalle sentenze che arriveranno, Marina Berlusconi risponde: “Posso dirle quel che dovrei attendermi. Una cosa soltanto. Giustizia“. “Tutto quel che mio padre ha dovuto subire e sta subendo mi fa star male”. “Ma c’è una cosa, una in particolare. Ed è la distanza siderale fra quello che lui è e il modo in cui in tanti cercano di dipingerlo. Sui giornali, in tv, in certe aule di Tribunale”.

“NESSUNO TIFA PER L’INSTABILITA'” – I provvedimenti della magistratura, però, non faranno saltare gli equilibri di governo. “Non la si darà vinta ai signori della guerra, ad un sistema che da vent’anni paralizza l’Italia e su questa paralisi ha costruito le sue carriere e le sue fortune – ha proseguito la figlia di Berlusconi  – credo che nessuna persona di buon senso possa tifare per l’instabilità. A maggior ragione chi di mestiere fa l’imprenditore. E, mi lasci aggiungere, se oggi, tra mille difficoltà, la politica tenta di superare le barricate e di garantire governabilità e stabilità, un grandissimo merito va proprio a mio padre. Con un atteggiamento molto responsabile e leale, più di tanti altri si è speso e si sta spendendo”.

“IN EUROPA LA PARTITA DECISIVA” – Sul governo Letta, Marina Berlusconi afferma: “Di fatto non ha ancora cominciato ad operare, verrà giudicato dai risultati. Quel che è certo è che abbiamo bisogno di scelte, e scelte veloci. Anche se sappiamo bene che non tutto dipende da noi, i vincoli dell’Europa sono pesanti. E’ in Europa che il governo si giocherà una partita decisiva. Che questo rigorismo a senso unico non ci porti da nessuna parte è ormai evidente. Guardiamo a quel che sta succedendo nel resto del mondo. Di ricette alternative ce ne sono. Pensi per esempio – spiega – agli Stati Uniti, e, su un piano ben più radicale, anche al Giappone. E’ presto per dare un giudizio, bisognerà vedere come andrà nel medio-lungo termine, ma qualche primo risultato positivo mi pare ci sia. E in ogni caso, anche se di formule magiche non ne esistono, resta il fatto che economie molto importanti hanno rifiutato la linea del rigore ad ogni costo”, conclude.

“DE BENEDETTI NON PUO’ DARE LEZIONI DI IMPRENDITORIALITA'” – Il primo ad attaccare era stato proprio l’imprenditore avversario, che aveva definito il padre “un impresario, non un imprenditore”. Adesso Marina Berlusconi passa al contrattacco. “Certo che vedere De Benedetti dare lezioni di imprenditorialità… – dice – Proprio lui, con le macerie che si è lasciato alle spalle… Altro che imprenditore: lui era e resta solo un inarrivabile prenditore, il numero uno di quel capitalismo cannibale che pensa solo ad arricchirsi senza dare nulla in cambio, anzi, costruisce le sue fortune sulle sfortune altrui”.  Rispetto al fatto che De Benedetti sponsorizzi Matteo Renzi alla leadership del Pd: “Sono questioni che non mi riguardano – replica Marina Berlusconi – Anche se, visto com’è andata a finire per tutti quelli che finora hanno ricevuto l’investitura dell’Ingegnere, fossi in Renzi magari qualche scongiuro lo farei”.

“M5S? DILETTANTI ALLO SBARAGLIO” – Per Grillo e i suoi guardiani – dice – della rivoluzione parlerei di nullismo, con l’antiberlusconismo e con il loro essere antitutto tentano di mascherare il nulla assoluto di programmi e proposte. La politica avrà mille colpe, ma non può finire nelle mani di un gruppo di dilettanti, o replicanti, allo sbaraglio. Certo, se poi i replicanti dimostrano di avere un’anima e un portafoglio, e se l’antipolitica va subito a impantanarsi nelle questioni più “terrene” della politica, rimborsi spese e diarie, beh, chissà che non ci siano presto sorprese”, conclude la figlia del Cavaliere. E sulla sinistra: “Non è un bene per nessuno: prima torna la politica, la buona politica, e meglio è. Almeno questo, per quel che vale, è il mio auspicio”.

“CITERO’ IN GIUDIZIO INGROIA” – Poi l’annuncio di voler citare in giudizio il sostituto procuratore Antonio Ingroia per le sue dichiarazioni su Mediaset. “Questo signore – dice la presidente del gruppo – si permette di descrivere la Fininvest come una società che ha riciclato capitali mafiosi. E lo fa ignorando, o addirittura manipolando i risultati dei processi nati dalle sue stesse inchieste, i quali non hanno potuto che dimostrare l’assoluta inconsistenza di ipotesi simili. Firmerò personalmente l’atto di citazione nei suoi confronti che gli avvocati stanno ultimando. Il tentativo di riproporre la storia del nostro gruppo come quella di un gruppo di malfattori è degno dei peggiori regimi”.

IL SOSTITUTO PROCURATORE PRENDE POSSESSO DELL’INCARICO AD AOSTA –  Proprio quando Marina Berlusconi annuncia di volerlo citare in giudizio, Ingroia prende ufficialmente possesso dell’incarico ad Aosta. “Attendo l’esito del ricorso al Tar”, ha però precisato. Il suo primo passo è stato un colloquio col procuratore Marilinda Mineccia, durante il quale è stato deciso che prenderà un periodo di ferie usufruendo di giorni arretrati. “Attendo – ha spiegato – l’esito del ricorso al Tar”. E alle minacce della figlia del Cavaliere, risponde: “Evidentemente è male informata. Non temo la citazione, si vada a leggere gli atti”. 

 

E sulla sentenza del tribunale amministrativo, Ingroia è fiducioso: ”Non prendo in considerazione l’ipotesi che il Tar mi dia torto. Da oggi comunque sono sostituto procuratore ad Aosta e ho il dovere di fare un passo indietro rispetto alla politica”. Proprio per questo rispetto ad Azione Civile, movimento che proprio lui aveva fondato con il nome Rivoluzione Civile, l’ex pm di Palermo afferma: “Ha un suo coordinamento nazionale e dei suoi referenti. Può quindi camminare sulle sue gambe anche se io sono ad Aosta”.

Riguardo all’’intento punitivo del Csm sul trasferimento ad Aosta, Ingroia ha precisato: “Non so sull’intento, ma sull’effetto sì, non tanto per essere stato trasferito ad una procura che fa indagini di alto livello e dove si lavora con impegno e professionalità. Il problema non è Aosta ma che il trasferimento è in violazione rispetto alle circolari del Csm. Non potevo essere destinato ad Aosta o procure simili ma solo come sostituto procuratore alla procura nazionale antimafia o in Cassazione. Non so le ragioni di questo ma è stata una scelta anomala e penalizzante”. Ad accogliere Ingroia c’era una delegazione di sostenitori, che si è presentato davanti al tribunale “per manifestare sostegno” al procuratore. 

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