Sì ai diritti sanitari dei conviventi di parlamentari omosessuali. Il voto è arrivato a sorpresa durante l’ufficio di presidenza della Camera, dove il Pdl ha votato insieme a Pd e Sel a favore di Ivan Scalfarotto (deputato Pd) che aveva chiesto di allargare l’assistenza sanitaria della Camera al suo compagno. Si è astenuto è il Movimento 5 Stelle “perché – spiega Roberta Lombardi – si tratta di un privilegio della casta. A smentirla è lo stesso Scalfarotto che, a ilfattoquotidiano.it commenta: “Giovedì prossimo presenterò una legge nuova di ampliamento della Mancino attualmente in vigore. Ci sono già 220 parlamentari favorevoli. Le larghe intese che hanno favorito questa decisione hanno sorpreso anche me. Il Movimento 5 Stelle ha sbagliato il tiro votando contro quello che loro considera un “privilegio“, mentre si tratta di una battaglia civile che va nella direzione del matrimonio egualitario“.

In casa Pdl, con questo voto favorevole, si apre un caso senza precedenti. Certo, se ci fosse stato Maurizio Lupi, con indosso ancora la giubba da vicepresidente del Pdl, chissà come sarebbe finita. Lui, però, non c’era perchè è diventato ministro e ancora non è stato sostituito. La sua sedia è rimasta vuota, ma alla Camera si è comunque riunito l’ufficio di presidenza, al quale partecipano, appunto, i vicepresidenti, i questori e i segretari d’aula. Tra le tante questioni da trattare, ad un certo punto è uscita la “pratica Scalfarotto”. Cioè: il deputato del Pd, Ivan Scalfarotto. Nel regolamento dell’assicurazione delle Camere che, per inciso, viene pagata dal parlamentare, è prevista l’estensione non solo alle mogli e ai figli, ma anche ai conviventi e alle mogli di primo letto. Solo che alla parola “conviventi” non è specificato che debbano essere di sesso opposto a quello del richiedente. Il funzionario della Camera, a cui è arrivata la pratica, ha chiesto a Scalfarotto di scrivere all’ufficio di presidenza per avere un via libera direttamente dall’ufficio di presidenza.

Stamattina, il verdetto, con inusitata celerità rispetto a quello richiesto dalla ex deputata Pd Paola Concia, che nella precedente legislatura provò a fare la stessa cosa per sua moglie e non ha mai avuto il piacere di vederla quantomeno discutere nel medesimo ufficio. A Scalfarotto, insomma, è andata meglio. E anche parecchio meglio. Perchè l’ufficio di presidenza, presieduto da Laura Boldrini, ha detto sì. E con voti (e astensioni) sorprendenti. A votare a favore sono stati il Pd e Sel, ma anche il Pdl, rappresentato però dal solo questore Gregorio Fontana, in assenza di Lupi. Insomma, fuori dal Parlamento il Pdl non vuol senti parlare di coppie di fatto, né dei famosi “Dico”, ormai finiti nel dimenticatoio, ma quando si tratta dei parlamentari, sembra proprio che la misura sia un pochino diversa. Come non ricordare, infatti, quello che disse proprio Lupi, il 4 gennaio del 2009, nell’infuriare di una polemica sulla legge per le coppie di fatto: “Una legge che regolamenti le coppie di fatto non è nel programma di governo. Inutile quindi discutere di cose che non esistono, le forme che regolano l’unione tra due persone sono stabilite dalla Costituzione e non penso che ci sia bisogno di aggiungere altro”. E ancora, quando una vera e propria ”scomunica” del centrodestra si abbattè sull’iniziativa degli allora ministri del Pdl, Gianfranco Rotondi (cattolico) e Renato Brunetta (laico), che avrebbero voluto riprendere in mano la legislazione sulle coppie di fatto e garantire alcuni diritti a chi convive senza sposarsi. Dopo gli strali di Giovanardi e quelli dell’allora capogruppo Osvaldo Napoli, arrivò sempre Lupi a mettere sopra una pietra definitiva: “Si tratta di una iniziativa minoritaria che non rientra tra le priorità del Paese e che rischia di aprire una discussione inutile della quale non c’è alcun bisogno”.

Ora, però, con questo voto a favore dell’assistenza sanitaria al compagno di Scalfarotto, si aprono scenari diversi. Anche perché, subito dopo questo voto, in qualche modo rivoluzionario (e dove il Movimento 5 Stelle si è invece astenuto perchè – così hanno giustificato – non sapevano come votare, avrebbero dovuto “chiedere alla rete”) è stato chiesto di rivedere il regolamento dell’assicurazione, non solo per specificare che alla voce “convivente” il genere non deve essere opposto a quello del richiedente, ma anche per impedire la prassi, fino ad oggi consolidata, di poter estendere i benefici della tutela sanitaria anche agli ex coniugi o a una parentela piuttosto allargata…

Comunque, la decisione dell’Ufficio di Presidenza è stato salutata con grande gioia da Nichi Vendola: “Finalmente l’acquisizione di un diritto. Ma non deve essere un privilegio per pochi. E’ un diritto che spetta a tutti gli italiani”. Mentre molto polemico è stato Davide Caparini, segretario d’aula del Carroccio, che ha votato contro. E secondo il quale “il Parlamento, che non è in grado di decidere per i cittadini, si ritaglia un altro spazio di privilegio alimentando un fondo di assistenza integrativa in cui si possono iscrivere contemporaneamente coniugi e conviventi”. Scalfarotto, intanto, intasca la vittoria. Che sembra “un semplice atto amministrativo – ne conviene anche lui – e invece ha una valenza universale: ora è giusto riconoscere gli stessi diritti a tutti i cittadini”. E Lupi? Chissà… 

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