Sarà Gianni Cuperlo il successore di Pierluigi Bersani alla segreteria del Pd. Questo suggeriscono le indiscrezioni a una settimana dall’assemblea congressuale del partito che il prossimo 11 maggio dovrà decidere sulla scelta tra una reggenza e un segretario con pieni poteri. La candidatura dell’ultimo segretario della Fgci riunisce infatti le anime del partito lacerate dalla sofferta partecipazione al governo di larghe intese di Enrico Letta. Sotto questo profilo Cuperlo, anche più dell’ex leader della Cgil Guglielmo Epifani, soddisfa il bisogno di riconquistare posizione del partito da parte della componente post-diessina e incontra insieme il viatico dalla nuova guardia affiliata al sindaco di Firenze Matteo Renzi. Tanto che da palazzo Vecchio si premurano di far sapere che “non ci sono preclusioni” sul suo nome. E, se sabato prossimo prenderà la guida del partito, si dà per inteso che Cuperlo sarà poi confermato anche dal congresso di ottobre proprio sulla base di un patto tra la componente dalemiana e quella renziana: patto che comprenderà l’abrogazione del sistema delle primarie per la scelta del segretario, lasciandolo in vigore solo per la scelta del candidato premier. Anche perché il sindaco di Firenze considera il partito una bad company da cui è meglio tenersi alla larga.

“E’ chiaro che candidiamo Gianni perché rimanga segretario”, riferisce il dalemiano Michele Ventura. Triestino, classe 1961, iscritto alla Fgci negli anni del liceo, Cuperlo è laureato in comunicazione di massa al Dams di Bologna. Eletto alla guida della Fgci nel 1988, dopo la segreteria di Pietro Folena, traghetta l’organizzazione giovanile comunista al Pds di Achille Occhetto. Dal 1992 entra nella direzione di Botteghe oscure, dove affianca specialmente D’Alema, che nel 2001 lo porta nella segreteria dei Ds come responsabile della comunicazione. Dal 2006 è deputato del Pd. Riguardo alla possibilità di assumere la guida del partito ovviamente si schermisce, sostenendo che quello di segretario “non è il mestiere” che più gli si addice, ma intorno al suo nome si va aggregando un’area sempre più vasta del partito, a partire dai territori che chiedono un punto di riferimento solido a largo del Nazareno.

Nicola Zingaretti, uno degli altri nomi indicati per la reggenza, si è già tirato fuori dalla corsa alla segreteria in favore di Cuperlo, cui è legato sin dai tempi della Fgci. “Serve subito un segretario e non sarò io”, dice. D’altro canto il nome di Epifani sconta il passato in Cgil, che lo rende poco gradito alla componente popolare, e il parallelo malevolo con la reggenza di Ottaviano Del Turco che portò allo scioglimento del Psi. L’ex leader del sindacato di Corso d’Italia conta semmai sul favore del segretario uscente Bersani, le cui quotazioni sono però in ribasso nel partito visto che, rinfacciano, “non ha pronunciato neanche una parola di autocritica” dopo la débâcle elettorale e la gestione del dopo voto. Prove ne sia il fatto che anche il nome di Fabrizio Barca, cui si sarebbe rivolto Bersani per ricomporre l’area diessina nel momento in cui “ha capito che i giovani turchi lo stavano mollando per affiliarsi a Renzi”, sia in ribasso per la corsa alla segreteria. Come spiegano al Nazareno, infatti, “Barca è troppo da centro studi” per fare il segretario.

Perciò D’Alema avrebbe preferito Cuperlo a Epifani per meglio “condizionare la nuova fase”. Come già accaduto con Veltroni, Fassino e Bersani, ancora una volta il segretario uscirebbe perciò dal cappello dell’ex premier coi baffi. “Che poi dopo averli fatti li abbia anche disfatti è parte sua passione per gli origami”, osserva in proposito un suo ex fedelissimo. Ma che il lìder Massimo sia tornato a assumere la guida dell’area post-diessina ormai è assodato. Come il fatto che abbia voluto tessere un dialogo col sindaco di Firenze sin dal faccia a faccia in palazzo Vecchio di alcune settimane fa. Un’intesa che dovrebbe fondarsi su una spartizione di ruoli: agli ex Ds il partito a Renzi e la nuova guardia la corsa per la prossima premiership. Anche se a Firenze si ricorda come sia proprio sulla base di un ragionamento analogo che il giovane “rottamatore” abbia fatto man bassa in città.

Facile, perciò, che il sindaco lasci la bad company del Nazareno agli ex comunisti che l’hanno tanto a cuore. “A Matteo vanno bene tutti i candidati che il Pd sceglie”, ripetono perciò da palazzo Vecchio smorzando l’ipotesi che il sindaco s’impegni in uno scontro per Sergio Chiamparino o a favore di una “reggenza” che piace all’area popolare ma rischia di lasciare il Pd in ulteriore difficoltà. Renzi guarda piuttosto al domani. E da questo punto di vista si è già espresso “a favore” dell’abrogazione delle primarie per la scelta del segretario: prospettiva che va in contrasto con l’idea veltroniana riconducendo il partito in un ambito più tradizionale che piace ai dalemiani. Questo dovrebbe portare a un congresso per tesi, con Cuperlo candidato condiviso dai “signori della guerra” che si sono scontrati nelle partite sul Quirinale e palazzo Chigi. Anche se il problema, come osserva Pietro Folena, “è che tipo congresso si fa e su quali argomenti: Se cioè il Pd diventa una forza socialdemocratica o rimane in mezzo al guado”.

 

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