Sono ore d’attesa e di paura per i lavoratori della Berco, travolti dall’annuncio di 611 licenziamenti su 2500 lavoratori in tutta Italia. Che l’ultimo avamposto del gruppo Thyssen Krupp sul suolo italiano fosse in crisi lo si sapeva già dal 2010, ma in modo o nell’altro sindacati e lavoratori speravano in un rilancio, magari a seguito del cambio di dirigenza o di proprietà. I dirigenti in effetti sono cambiati, con l’arrivo di un vice presidente come Franco Tatò, manager d’eccellenza che i sindacati non esitano a bollare come “noto tagliatore di teste”.

Purtroppo l’annuncio dell’azienda ha gelato tutti: chiusura della sede di Torino, tagli pesantissimi a Castelfranco Veneto, Imola e appunto Copparo, il più grande tra gli stabilimenti Berco che in provincia di Ferrara che dà lavoro a 2000 persone. “Al primo incontro in Unindustria ci hanno mostrato tre slide, comunicato gli esuberi già decisi e annunciato di voler esternalizzare la logistica”, spiega Sandra Rizzo della Cisl. Che vuol dire altri 200 lavoratori messi fuori azienda e sbattuti nel girone infernale delle aziende e delle coop che si occupano di facchinaggio e carico-scarico merci, settore dove la competizione si fa solo comprimendo stipendi e diritti contrattuali.

Ora, dopo un primo riuscito sciopero chiamato unitariamente da tutti i sindacati, l’appuntamento è per oggi a Roma, quando le parti si incontreranno col Ministero, che ha già dato la propria disponibilità a concedere gli ammortizzatori sociali (in questo caso la cassa integrazione straordinaria, ma i sindacati preferirebbero i contratti di solidarietà) in cambio di un piano industriale che metta in chiaro, nero su bianco, che fine farà l’azienda. La paura di tutti però è che Tatò si presenti al tavolo senza voler discutere, e magari annunci di forza l’avvio delle procedure di mobilità. Al massimo un paio di mesi di pratiche burocratiche e poi 600 persone perderebbero il lavoro. Ottanta a Torino, le altre sparse tra Copparo e Castelfranco.

Che la situazione sia serissima lo dimostra anche la presa di posizione di Vasco Errani, silenzioso presidente regionale che questa volta si è fatto sentire, e chi l’ha visto al tavolo di trattativa lo descrive come arrabbiatissimo. “Il tema – ha dettato Errani alle agenzie – è capire esattamente che cosa Thyssen intende fare di Berco”. L’ipotesi più temuta è quella del dimagrimento prima della vendita.

E’ dal 2010 che Berco sta assottigliando la propria forza lavoro. In tre anni sono stati 470 i lavoratori che con incentivi e prepensionamenti hanno lasciato l’azienda; il 30 aprile scadrà invece la cassa integrazione a zero ore per altri 600 lavoratori. Per rendere il pacchetto appetibile agli occhi degli investitori americani (che tutti dicono in attesa alla finestra) servono altri tagli, e cioè proprio i 600 attualmente in cassa integrazione. Solo con un’azienda “ripulita” dall’eccesso di manodopera Thyssen potrebbe aprire una trattativa seria. Comunque un’operazione non facile visto che le commesse sono costantemente in calo: rispetto all’anno scorso per il 2013 si prevede una contrazione del 13% della produzione. “E i vecchi manager sui conti aziendali ci hanno raccontato solo balle”, taglia corto il segretario della Fiom di Ferrara Mario Nardini.

“Se succedesse qualcosa di serio sarebbe una catastrofe – spiega il sindacalista – Copparo è in una zona che non è mai stata ricca, e che per giunta è stata colpita dal terremoto. Centinaia di licenziamenti in questo momento non ce li possiamo permettere. Siamo pronti allo scontro totale”.  Sulla partita i sindacati si stanno muovendo compatti, e con loro governo e istituzioni locali. Fuori taccuino però c’è chi ammette che la dirigenza Berco questa volta potrebbe non essere così influenzabile, se non forse da un intervento diretto e deciso da parte del governo. “Formalmente nessuno li può costringere a rimangiarsi i licenziamenti annunciati – racconta un sindacalista – Quello che succederà il 17 non lo sappiamo davvero. E purtroppo quando ci sono licenziamenti di massa gli scioperi non riescono ad incidere più di tanto”.

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