Se autosufficienza è parola magica per la coppia Pier Luigi BersaniNichi Vendola, per allontanare lo spauracchio di una vittoria elettorale a metà, l’ultimo sondaggio Tecnè per Sky dovrebbe far sorridere i due leader di centrosinistra. ‘Dovrebbe’, perché nei fatti quella che si profila dai numeri sarebbe la riedizione di un film già visto, nel 2006, con l’Unione di Romano Prodi: la coalizione guidata dal segretario Pd sarebbe infatti a un solo punto da quota 158, il “magic number” in grado di controllare il Senato (dove il premio di maggioranza è regionale).

Un controllo risicato, che aprirebbe inevitabilmente a un’alleanza (o quantomeno una stretta collaborazione) con i montiani (dati a quota 36). Un risultato che il centrosinistra raggiungerebbe riuscendo, secondo il sondaggio Tecnè, a imporsi soprattutto nella regione più in bilico di tutte, la Lombardia (dove sono in palio 49 seggi). Qui il centrosinistra arriverebbe al 32,9% (27 seggi), il centrodestra (Pdl, Lega e altri) al 31,4% (12 seggi); seguono i montiani e il Movimento 5 stelle. E se il Veneto resterebbe saldamente in mano al centrodestra (al 37,3%, 14 seggi contro 5) l’altra sopresa potrebbere essere la Sicilia recentemente conquistata alla regionali da un’alleanza Pd-Udc: qui, secondo Tecnè, il centrodestra sarebbe sì in vantaggio, ma di molto poco: 28,1% contro 27,6%, con il Movimento 5 stelle addirittura al 21,1% (e Monti al 17,4%).

“In realtà – spiega Alessandro Chiaramonte, politologo del Cise-Luiss e professore a Firenze – queste differenze, che appaiono ampie in termini di numeri e di seggi, possono dipendere da scarti di voto piccolissimi. Vincere o perdere in Lombardia oggi è questione di una manciata di voti, così in Sicilia o in Campania. Può essere questione di poche migliaia di voti, lo zero virgola qualcosa”. E qui si spiegherebbero gli inviti alla desistenza, di qualche settimana fa, da parte del Pd, nei confronti di Rivoluzione civile di Antonio Ingroia, che a livello nazionale, al Senato, è accreditata di un 4,8% (zero seggi), ma che in Sicilia ha sicuramente un seguito che va oltre il dato nazionale (vedi Leoluca Orlando a Palermo). “Pochi voti di differenza – dice ancora Chiaramonte – possono fare un’enorme differenza al Senato, rendendo il centrosinistra o autosufficiente o dipendente da qualche altro alleato, plausibilmente Monti”.

Per questo secondo il politologo “il centrosinistra farà un tentativo di richiamo al voto utile a suo favore, soprattutto tra gli elettori della lista Ingroia. Tatticamente è giusto che lo faccia, anche una minima parte di quei voti possono fare la differenza al Senato. Così come il Pd ricorderà agli elettori che hanno una certa responsabilità, perché votando per Rivoluzione civile, che non ha chance di ottenere seggi (perché c’è una soglia di sbarramento dell’8% in ciascuna regione), quei voti rischiano di non contare”.

Uno scenario, quello del sondaggio Tecnè, molto diverso da quello prefigurato solo venerdì da una rilevazione dell’Istituto Piepoli per La Stampa, che dava numeri molto più bassi per il centrosinistra, almeno al Senato: 143 seggi contro i 97 del centrodestra, i 38 di Monti e i 27 del Movimento 5 stelle. In Lombardia, in particolare, Bersani avrebbe 13 seggi (11 Pd e 2 Sel) contro i 27 di Berlusconi (13 Pdl e 14 Lega). Parità, invece, in Lombardia, risulterebbe da un altro sondaggio, condotto da Quorum e pubblicato sul portale Tiscali.it: 34,4% per la coalizione di centrosinistra, 34,4% per la coalizione di centrodestra, con Monti al 14,4% e Grillo al 9,8%. Numeri che sembrano grandi ma che in realtà sono racchiusi in poche manciate di voti.

Diversamente dal 2006, quando il centrosinistra a guida Prodi aveva 158 seggi e nessuno con cui allearsi, oggi ci sono i montiani. Il professore, secondo Chiaramonte, “potrebbe essere un elemento di moderazione e in quanto tale di stabilità. È una terza forza che irrompe e rompe il bipolarismo. Monti chiederà voti a sinistra e a destra per essere decisivo al Senato. Per successo relativo bastano 35-40 senatori, che potrebbero essere il pacchetto decisivo per la maggioranza”. 

(Gav-Lap)

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