Mentre la Grecia sembra risalire faticosamente la china, Cipro sta andando a passo spedito nella direzione opposta. Nicosia è da mesi in seria difficoltà finanziaria e in attesa che si sblocchino gli aiuti europei. La lentezza con cui stanno procedendo le trattative desta a tal punto preoccupazioni che Standard & Poor’s ha tagliato il rating dell’isola a CCC+ da B con prospettive di un nuovo taglio (outlook negativo). Per il il presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker, “Nicosia è in condizioni molto peggiori della Grecia”.

L’agenzia di rating Usa ritiene che il rischio di un default sia significativamente aumentato. Questo downgrade, che arriva a breve distanza da quello del 17 ottobre, è dettato “dall’intensificarsi delle pressioni finanziarie e dell’incertezza”. “Con le opzioni di finanziamento del governo sempre più limitate, insieme all’esitazione dei partner dell’area euro a condividere i costi di una severa crisi bancaria, riteniamo che il rischio di un default sia considerevole e crescente”, hanno scritto gli esperti di S&P, sottolineando che le trattative con la Troika sono state lente fin da quando Cipro ha richiesto assistenza nel giugno 2012. A mettere in difficoltà le finanze pubbliche cipriote è stata la crisi delle banche che hanno prima accusato la crisi del settore a livello mondiale e poi hanno ricevuto il colpo di grazia dalle difficoltà della Grecia, verso cui erano molto esposte. Le banche dell’isola hanno bisogno di 10 miliardi di aiuti, mentre altri 6 servirebbero per rimborsare il debito in scadenza e ulteriori 1,5 miliardi per sostenere una finanza pubblica sotto stress per le minori entrate determinate dalla recessione. Per quest’anno è attesa una contrazione del Pil nell’ordine del 2,4%. I 17,5 miliardi necessari a salvare Cipro sono una cifra di poco inferiore al Pil e al debito pubblico (entrambi di circa 18 miliardi). In valore assoluto si tratta di somme basse se confrontate a quelle della Grecia (300 miliardi di debito pubblico) ma le dimensioni del settore bancario (150 miliardi di asset) la proiettano in un’altra dimensione. “Dal nostro punto di vista la domanda su come finanziare il sistema bancario cipriota resta ancora senza risposta – continua S&P nella nota – Riteniamo che ci sia una possibilità su tre che il rating di Cipro venga ulteriormente ridotto nel 2013”.

Fra Bruxelles e Nicosia, che fino al 31 dicembre ricoprirà la presidenza di turno della Ue, è in corso da mesi un braccio di ferro. Il presidente cipriota Demetris Christofias (nella foto con Christine Lagarde) ha più volte annunciato che era stato raggiunto un accordo sugli aiuti ma si è sempre trattato di un tentativo disperato di forzare la mano ai partner europei. A frenare sulla concessione dei prestiti è soprattutto la Germania, i cui servizi segreti hanno scoperto che ad approfittare di un salvataggio sarebbero soprattutto gli oligarchi russi che hanno parcheggiato nelle banche dell’isola vicina alle coste della Turchia ben 20,3 miliardi di euro di fondi neri. Secondo gli agenti di Berlino, inoltre, Cipro offrirebbe ancora la possibilità di riciclare denaro sporco, nonostante abbia ufficialmente adottato tutte le misure richieste per uscire dalla black list dei paradisi fiscali, cosa puntualmente avvenuta. E, come se non bastasse, ha concesso a 80 oligarchi russi la nazionalità cipriota, rendendoli così a tutti gli effetti cittadini dell’Unione Europea. In questo contesto il Parlamento di Nicosia ha di recente varato a larghissima maggioranza una finanziaria lacrime e sangue imposta dalla Troika per sbloccare gli aiuti. L’Eurogruppo non sembra però avere particolare fretta: la questione dei prestiti a Cipro dovrebbe essere discussa nella riunione in programma il prossimo 21 gennaio.

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